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Clausola claims made: la Cassazione ne conferma la validità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9861/2025, ha annullato la decisione di merito che aveva dichiarato nulla una clausola claims made per vessatorietà. La Corte ha ribadito che tale clausola non è una decadenza convenzionale, ma definisce l’oggetto del rischio assicurato. La sua validità deve essere valutata secondo i principi di liceità e adeguatezza dell’assetto contrattuale, non secondo un astratto controllo di meritevolezza. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione alla luce di questi principi consolidati.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Clausola Claims Made: la Cassazione ne Ribadisce la Validità e Fissa i Paletti per il Giudice

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione torna a fare chiarezza su uno degli argomenti più dibattuti nel diritto assicurativo: la validità della clausola claims made. Questa clausola, che lega la copertura assicurativa al momento in cui viene presentata la richiesta di risarcimento, è stata a lungo oggetto di controversie giurisprudenziali. Con questa pronuncia, la Suprema Corte consolida un orientamento ormai maturo, superando precedenti incertezze e fornendo criteri precisi per la sua valutazione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una richiesta di risarcimento avanzata da un’importante struttura sanitaria universitaria nei confronti della propria compagnia assicurativa. La richiesta era relativa a un sinistro, il decesso di una paziente, per il quale la diffida era pervenuta all’università al di fuori del periodo di vigenza della polizza assicurativa, sebbene il fatto dannoso fosse avvenuto durante la sua validità.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla struttura sanitaria, dichiarando nulle le clausole del contratto (basate sul modello ‘claims made’) per presunta vessatorietà. Secondo i giudici di merito, tali clausole creavano uno squilibrio ingiusto, facendo dipendere l’efficacia della copertura dalla condotta di un terzo (il danneggiato) e dal momento in cui questi decideva di avanzare la propria richiesta.

L’Analisi della Cassazione sulla Clausola Claims Made

La compagnia assicurativa ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando l’errata applicazione delle norme sulle clausole vessatorie e sulla decadenza convenzionale. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ribaltando la prospettiva dei giudici di merito.

Il punto centrale della decisione è che la clausola claims made non deve essere interpretata come una clausola che stabilisce una decadenza dal diritto all’indennizzo, che sarebbe nulla se rendesse eccessivamente difficile l’esercizio del diritto. Al contrario, essa rappresenta un elemento che delimita l’oggetto stesso del contratto e definisce il rischio assicurato. In altre parole, la richiesta del danneggiato non è un evento che fa perdere un diritto già acquisito, ma un fattore che concorre a identificare il rischio per cui la polizza è stata stipulata.

Superamento dei Precedenti Orientamenti

La Corte ha evidenziato come la decisione impugnata fosse basata su un orientamento giurisprudenziale ormai superato. La giurisprudenza più recente e consolidata, incluse le pronunce delle Sezioni Unite, ha chiarito che il modello ‘claims made’ è una deroga legittima al modello standard previsto dall’art. 1917 c.c. e rientra a pieno titolo nel genere delle assicurazioni contro i danni. Pertanto, non è soggetto a un controllo di meritevolezza degli interessi perseguiti, ma a una verifica di conformità ai limiti imposti dalla legge.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha cassato la sentenza d’appello perché fondata su un’analisi giuridica incompleta e non in linea con l’evoluzione giurisprudenziale. Le motivazioni principali si possono riassumere nei seguenti punti:

1. Natura della Clausola: La clausola ‘claims made’ non è vessatoria di per sé, né costituisce una decadenza. Essa modella il rischio assicurato, legando la copertura non al momento del fatto illecito, ma a quello della richiesta risarcitoria.
2. Controllo di Validità: Il controllo del giudice non deve riguardare la ‘meritevolezza’ del modello contrattuale, ma la sua rispondenza ai limiti imposti dall’ordinamento. Questo include la verifica della ‘causa concreta’ del contratto e dell’adeguatezza dell’assetto sinallagmatico, ossia l’equilibrio tra le prestazioni delle parti.
3. Doveri Precontrattuali: La validità della clausola è anche legata al rispetto, da parte dell’assicuratore, degli obblighi di informazione nella fase precontrattuale, per garantire che l’assicurato sia pienamente consapevole della portata e dei limiti della copertura.

La Corte ha rinviato la causa al giudice d’appello, che dovrà riesaminare il caso applicando questi principi. In particolare, dovrà valutare se, nel caso specifico, atti come l’avviso di garanzia o la denuncia di reato possano essere considerati equipollenti alla richiesta di risarcimento, facendo così rientrare il sinistro nella copertura assicurativa.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per il mercato assicurativo: la clausola claims made è uno strumento contrattuale valido e legittimo per la gestione del rischio nella responsabilità civile. Per gli assicurati, ciò significa prestare massima attenzione alle condizioni di polizza al momento della stipula, comprendendo a fondo i meccanismi temporali che attivano la copertura. Per le compagnie assicurative, emerge l’importanza della trasparenza e della correttezza informativa nella fase precontrattuale. Infine, per i giudici, viene tracciato un percorso chiaro: il loro compito non è sindacare l’opportunità del modello, ma garantirne l’applicazione nel rispetto dei principi di liceità, equilibrio contrattuale e buona fede.

Una clausola ‘claims made’ in un contratto di assicurazione è sempre valida?
Secondo la Cassazione, la clausola ‘claims made’ è generalmente valida in quanto non costituisce una clausola di decadenza, ma un modo per definire l’oggetto del rischio assicurato. Tuttavia, la sua validità nel caso concreto è soggetta a un controllo giudiziale sulla conformità ai limiti imposti dalla legge, come l’equilibrio delle prestazioni e la liceità della causa concreta del contratto.

Perché la Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Cassazione ha annullato la decisione perché la Corte d’Appello ha erroneamente qualificato la clausola come vessatoria e nulla, basandosi su un orientamento giurisprudenziale superato. I giudici di merito non hanno applicato i principi consolidati secondo cui tale clausola definisce il rischio e deve essere valutata secondo i criteri di validità del contratto (art. 1322 c.c.) e non di meritevolezza.

Cosa dovrà fare ora il giudice del rinvio?
Il giudice del rinvio dovrà riesaminare la controversia applicando i principi stabiliti dalla Cassazione. In particolare, dovrà verificare se la conformazione del contratto rispetta i limiti legali e l’equilibrio tra le parti. Inoltre, dovrà accertare nel merito se, nel caso specifico, atti del procedimento penale (come avvisi di garanzia o denunce) possano essere considerati equipollenti a una formale richiesta di risarcimento, tale da attivare la copertura assicurativa nei termini previsti dalla polizza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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