LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Claims made: avviso di garanzia non attiva la polizza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31811/2024, ha stabilito un importante principio in materia di polizze assicurative “claims made”. Il caso riguardava una struttura sanitaria che, durante il periodo di validità della polizza, aveva ricevuto notizia di un’informazione di garanzia a carico di un proprio dipendente. La richiesta di risarcimento danni da parte dei terzi danneggiati era però pervenuta solo dopo la scadenza del contratto. La Corte d’Appello aveva equiparato la conoscenza dell’informazione di garanzia alla richiesta di risarcimento per evitare “vuoti di copertura”. La Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che l’interpretazione del contratto deve rispettare la volontà delle parti espressa nel testo. Un’informazione di garanzia è un atto del procedimento penale e non può essere confusa con una richiesta risarcitoria civile, che è l’evento che attiva la garanzia nelle polizze claims made.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Claims made: l’avviso di garanzia non equivale a richiesta di risarcimento

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31811 del 10 dicembre 2024, ha affrontato una questione cruciale nell’ambito delle polizze di responsabilità civile professionale con clausola claims made. La Suprema Corte ha stabilito che la semplice conoscenza da parte dell’assicurato di un’informazione di garanzia a carico di un proprio dipendente non può essere equiparata a una richiesta di risarcimento idonea a far scattare la copertura assicurativa. Questa decisione riafferma il principio della volontà contrattuale e del rispetto del tenore letterale delle clausole pattuite.

I fatti di causa

Una Azienda Sanitaria Locale aveva sottoscritto una polizza di responsabilità civile con una compagnia assicurativa, valida per un biennio, dal 30 giugno 2006 al 30 giugno 2008. La polizza operava secondo il regime “on claims made basis”.
Nel maggio 2007, quindi in piena vigenza contrattuale, l’Azienda Sanitaria veniva a conoscenza del fatto che una sua dipendente (un’ostetrica) aveva ricevuto un’informazione di garanzia in relazione al decesso di un paziente avvenuto nel 2004. L’Azienda informava cautelativamente la propria assicurazione.

Tuttavia, la prima richiesta formale di risarcimento da parte dei familiari del paziente perveniva solo nell’aprile 2009, ovvero dopo la scadenza della polizza. A seguito di un accordo transattivo con i danneggiati, l’Azienda Sanitaria si rivolgeva alla compagnia assicurativa per ottenere l’indennizzo, ma quest’ultima rifiutava la copertura proprio perché la richiesta era stata avanzata fuori dal periodo di validità del contratto.

La decisione della Corte d’Appello

In secondo grado, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione del Tribunale, accogliendo la tesi dell’Azienda Sanitaria. I giudici di merito avevano ritenuto che, per evitare “vuoti di copertura” e in base a un’interpretazione funzionale del contratto, la conoscenza dell’informazione di garanzia da parte dell’assicurato durante il periodo di vigenza della polizza dovesse essere equiparata alla richiesta di risarcimento. Secondo la Corte territoriale, una diversa interpretazione avrebbe compromesso l’equilibrio del contratto, lasciando l’assicurato privo di tutela.

L’analisi della Cassazione sulla validità delle clausole claims made

La Corte di Cassazione ha censurato radicalmente l’interpretazione della Corte d’Appello, accogliendo il ricorso della compagnia assicurativa. Gli Ermellini hanno commesso due errori fondamentali nel ragionamento dei giudici di merito.

Il primo errore è stato travisare i principi stabiliti dalle Sezioni Unite in materia di claims made. Le Sezioni Unite hanno chiarito che le parti, nella loro autonomia contrattuale, possono legittimamente definire il “sinistro” (l’evento che attiva la garanzia) come la combinazione della condotta dannosa e della richiesta di risarcimento del terzo. Pertanto, definire il sinistro come la “richiesta di risarcimento danni” è perfettamente valido.

Il secondo errore, conseguenza del primo, è stato ritenere che una polizza claims made non possa presentare “vuoti” di copertura e che sia compito del giudice “colmarli” attraverso un’interpretazione creativa del contratto. La Cassazione ha ribadito che il giudice deve interpretare il contratto, non riscriverlo.

La distinzione tra informazione di garanzia e richiesta di risarcimento

Il punto centrale della decisione è la netta distinzione tra l’informazione di garanzia e la richiesta di risarcimento. La prima è un atto del procedimento penale, che informa l’indagato dell’esistenza di un’indagine a suo carico per garantirne il diritto di difesa. Non contiene, né presuppone, una pretesa risarcitoria di natura civile.

La richiesta di risarcimento, invece, è l’atto con cui il terzo danneggiato manifesta la volontà di ottenere una somma di denaro a ristoro del danno subito. Solo quest’ultima, secondo il contratto stipulato tra le parti, era idonea a far operare la garanzia assicurativa.

Le motivazioni della decisione

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione sui principi consolidati dell’ermeneutica contrattuale (artt. 1362 e ss. c.c.). Sebbene l’interpretazione non debba fermarsi al solo senso letterale delle parole (superando il brocardo “in claris non fit interpretatio”), il dato testuale rimane il punto di partenza imprescindibile per ricostruire la comune intenzione delle parti.

Nel caso di specie, il contratto era chiaro nello specificare che la garanzia operava “esclusivamente per le richieste di risarcimento presentate per la prima volta all’Assicurato durante il periodo di assicurazione”. Equiparare a tale richiesta la mera conoscenza di un’indagine penale significa alterare arbitrariamente la volontà delle parti e trasformare una polizza claims made in una polizza con una “deeming clause” (clausola di denuncia di circostanze), che le parti non avevano pattuito.

La Corte ha inoltre sottolineato che la ricerca di una presunta “causa concreta” del contratto, volta a evitare scoperture assicurative per l’assicurato, non può portare a ignorare l’interesse dell’assicuratore, che ha calibrato premio, massimale e franchigie sulla base di un rischio definito con precisione dalle clausole contrattuali.

Le conclusioni

In conclusione, la Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e ha enunciato il seguente principio di diritto: in un contratto di assicurazione per la responsabilità civile con clausola claims made, la previsione che subordina il pagamento dell’indennizzo alla condizione che la richiesta di risarcimento pervenga all’assicurato durante il periodo di vigenza del rapporto non può essere interpretata nel senso di parificare a tale richiesta la semplice conoscenza, da parte dell’assicurato, dell’invio di un’informazione di garanzia. Questa pronuncia riafferma la centralità della volontà delle parti e la necessità di un’attenta lettura delle clausole contrattuali, che non possono essere modificate dal giudice per sopperire a scelte negoziali che si rivelano ex post non ottimali per una delle parti.

In una polizza assicurativa “claims made”, la comunicazione di un’informazione di garanzia equivale a una richiesta di risarcimento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un’informazione di garanzia è un atto del procedimento penale volto a tutelare il diritto di difesa dell’indagato e non può essere equiparata a una richiesta formale di risarcimento danni, che è l’evento necessario per attivare la copertura in una polizza claims made.

Può un giudice interpretare una polizza “claims made” in modo da evitare “vuoti di copertura” per l’assicurato, andando oltre il testo del contratto?
No. Secondo la Suprema Corte, il giudice ha il compito di interpretare il contratto per ricostruire la comune volontà delle parti, partendo dal tenore letterale delle clausole. Non può riscrivere il contratto o alterarne il contenuto per proteggere una parte dalle conseguenze di un accordo liberamente stipulato, anche se ciò comporta una mancata copertura assicurativa.

Cosa definisce il “sinistro” in una polizza con clausola “claims made” secondo la Cassazione?
Il sinistro, ovvero l’evento che attiva la garanzia, in una polizza claims made è legittimamente definito dalle parti come la combinata ricorrenza della condotta del danneggiante e, soprattutto, della richiesta di risarcimento presentata dal terzo danneggiato durante il periodo di validità della polizza. Non è la mera conoscenza di un fatto potenzialmente dannoso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati