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CIG a conguaglio: chi paga se l’azienda non versa?

Una società si oppone a un decreto ingiuntivo per retribuzioni, sostenendo di aver già pagato. Il lavoratore, a sua volta, avanza una domanda riconvenzionale per il mancato pagamento della Cassa Integrazione. Il Tribunale stabilisce che, nonostante l’autorizzazione al CIG a conguaglio, l’onere del pagamento ricade sul datore di lavoro se questi non dimostra di aver effettivamente versato le somme al dipendente, condannandolo al pagamento.

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CIG a conguaglio: chi paga se l’azienda non versa?

La gestione della Cassa Integrazione Guadagni (CIG) rappresenta spesso un terreno complesso. Una recente sentenza del Tribunale di Milano chiarisce un punto fondamentale: quando l’azienda riceve l’autorizzazione per la CIG a conguaglio, l’obbligo di pagare il lavoratore resta in capo ad essa. Se il versamento non avviene, il datore di lavoro non può scaricare la responsabilità sull’ente previdenziale e sarà condannato a saldare il dovuto. Analizziamo il caso e le sue importanti implicazioni.

I Fatti di Causa: Dall’Opposizione al Decreto Ingiuntivo alla Domanda per la CIG

La vicenda giudiziaria ha origine da un’azione del datore di lavoro, che si oppone a un decreto ingiuntivo ottenuto da un suo ex dipendente per il pagamento di alcune mensilità non corrisposte. La società opponente sosteneva di aver già saldato il debito, tanto che il lavoratore aveva rinunciato al decreto ingiuntivo. L’opposizione, tuttavia, è stata portata avanti perché le parti non hanno trovato un accordo sulle spese legali sostenute dall’azienda.

Nel corso dello stesso giudizio, il lavoratore ha presentato una domanda riconvenzionale, chiedendo la condanna della società al pagamento di quasi 5.000 euro a titolo di Cassa Integrazione Guadagni (CIG) relativa a quattro mensilità del 2014.

La Questione Chiave: La CIG a Conguaglio non Versata

Il cuore della controversia si sposta quindi sulla CIG. Il datore di lavoro si difende affermando che i pagamenti erano a carico diretto dell’ente previdenziale. Tuttavia, l’ente, chiamato in causa, chiarisce un aspetto decisivo: le autorizzazioni concesse all’azienda erano per una CIG a conguaglio.

Questo meccanismo prevede che sia il datore di lavoro ad anticipare le somme al dipendente, per poi recuperarle (conguagliarle, appunto) sottraendole dai contributi dovuti all’ente stesso. L’ente ha inoltre documentato che, nonostante l’autorizzazione, la società non aveva mai effettuato alcun conguaglio, il che implicava che non aveva versato le somme al lavoratore.

L’analisi del Tribunale sulla CIG a conguaglio

Il Tribunale, basandosi sull’art. 7 del D.Lgs. 148/15, ha ribadito che nel sistema del conguaglio, l’obbligazione primaria di pagamento delle integrazioni salariali è posta a carico del datore di lavoro. L’azienda è tenuta a corrispondere le somme al dipendente alla fine di ogni periodo di paga.

Il fatto che la società avesse ottenuto l’autorizzazione al conguaglio non la esimeva da questa responsabilità. Poiché non ha fornito alcuna prova di aver effettivamente erogato tali somme al lavoratore, il Tribunale ha ritenuto che l’onere del pagamento restasse interamente a suo carico.

Le Motivazioni della Decisione

Il giudice ha pronunciato una sentenza articolata. Per quanto riguarda il decreto ingiuntivo iniziale, ha dichiarato la ‘cessata la materia del contendere’, poiché il debito originario era stato pacificamente saldato. Sulla questione delle spese legali tra lavoratore e azienda, ha disposto la compensazione integrale, ravvisando una soccombenza reciproca: il lavoratore aveva avviato un’azione per un credito già soddisfatto, mentre l’azienda non aveva corrisposto le importanti somme dovute per la CIG.

La parte cruciale della decisione è l’accoglimento della domanda riconvenzionale del lavoratore. La società è stata condannata a pagare l’intera somma richiesta a titolo di CIG, oltre a rivalutazione e interessi. Infine, il Tribunale ha condannato sia l’azienda sia il lavoratore, in solido, a rimborsare le spese legali all’ente previdenziale, la cui chiamata in causa si era resa necessaria per chiarire la natura delle autorizzazioni CIG.

Conclusioni: Implicazioni per Datori di Lavoro e Lavoratori

Questa sentenza offre un insegnamento chiaro: l’autorizzazione alla CIG a conguaglio non è una delega di pagamento all’ente previdenziale, ma un meccanismo di recupero di somme che il datore di lavoro deve prima anticipare. Il datore di lavoro inadempiente non può invocare l’autorizzazione per sottrarsi al suo obbligo fondamentale verso il lavoratore. Per i lavoratori, è cruciale verificare che le somme relative alla CIG a conguaglio siano effettivamente accreditate in busta paga, poiché l’azione per il recupero va intentata direttamente nei confronti dell’azienda.

Se un’azienda ottiene l’autorizzazione per la CIG a conguaglio ma non la paga al dipendente, chi è responsabile del pagamento?
Secondo la sentenza, la responsabilità del pagamento resta interamente in capo al datore di lavoro. L’autorizzazione al conguaglio è solo una modalità per recuperare le somme anticipate, non un trasferimento dell’obbligo di pagamento all’ente previdenziale.

Cosa succede se un debito viene pagato dopo l’emissione di un decreto ingiuntivo ma prima della fine della causa di opposizione?
Il giudice dichiara la ‘cessazione della materia del contendere’, riconoscendo che la disputa originaria si è estinta. La causa prosegue solitamente solo per decidere sulla ripartizione delle spese legali sostenute fino a quel momento.

In caso di CIG a conguaglio, l’ente previdenziale è obbligato a pagare direttamente il lavoratore se l’azienda non lo fa?
No. La sentenza chiarisce che se l’autorizzazione è stata concessa ‘a conguaglio’, l’onere del pagamento è e rimane del datore di lavoro. L’ente previdenziale non può essere chiamato a effettuare un pagamento diretto al lavoratore in questo specifico scenario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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