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Cessione in blocco: onere della prova del credito

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7866/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società veicolo. La società, subentrata in un credito tramite una cessione in blocco, non ha fornito la prova specifica che il credito oggetto della causa fosse effettivamente compreso nel portafoglio trasferito. Secondo la Corte, la sola pubblicazione dell’avviso di cessione in Gazzetta Ufficiale non è sufficiente a soddisfare l’onere probatorio sulla titolarità del singolo credito.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cessione in blocco: la Prova della Titolarità del Credito è a Carico del Cessionario

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 7866/2024) ribadisce un principio fondamentale nelle operazioni di cessione in blocco di crediti: la società che acquista il portafoglio deve dimostrare con certezza di essere la nuova titolare dello specifico credito per cui agisce in giudizio. La semplice pubblicazione dell’avviso in Gazzetta Ufficiale non basta. Analizziamo questa importante decisione che incide profondamente sulla tutela dei debitori e sugli oneri probatori delle società di recupero crediti.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce da un decreto ingiuntivo emesso da una banca nei confronti di alcuni fideiussori per un debito di una società edile. I fideiussori si opponevano e il Tribunale revocava il decreto, condannandoli al pagamento di una somma molto inferiore. La banca impugnava la decisione in Corte d’Appello, ma il suo appello veniva rigettato.
Successivamente, il credito veniva ceduto a una società veicolo specializzata nell’acquisto di portafogli di crediti, la quale proponeva ricorso in Cassazione. Il debitore, costituitosi in giudizio come controricorrente, sollevava un’eccezione preliminare decisiva: la società ricorrente non aveva provato la sua legittimazione ad agire, ovvero non aveva dimostrato di essere l’effettiva titolare di quel specifico credito.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Cessione in Blocco

La Suprema Corte ha accolto l’eccezione del debitore e ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza neanche entrare nel merito delle questioni relative al contratto di garanzia. La decisione si fonda interamente sulla carenza di prova della titolarità del credito da parte della società cessionaria.
I giudici hanno chiarito che, nelle operazioni di cessione in blocco, la parte che si afferma successore del creditore originario ha l’onere di dimostrare l’inclusione del credito specifico nell’operazione di trasferimento. Questo onere non può ritenersi assolto con la mera produzione dell’estratto della Gazzetta Ufficiale in cui si annuncia l’avvenuta cessione.

Le Motivazioni: L’Onere della Prova nella Cessione di Crediti

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra l’efficacia della cessione verso il debitore e la prova della titolarità del diritto in giudizio. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ai sensi dell’art. 58 del Testo Unico Bancario, è un adempimento che sostituisce la notifica individuale della cessione a ciascun debitore, rendendo l’operazione opponibile a terzi. Tuttavia, non fornisce la prova sostanziale che un determinato rapporto di credito sia stato effettivamente compreso nel perimetro della cessione.
Nel caso di specie, l’avviso pubblicato menzionava la cessione di ‘taluni’ crediti classificati ‘in sofferenza’, senza fornire elementi sufficientemente precisi per ricondurre con certezza il credito litigioso a quelli trasferiti. La Corte ha sottolineato che, in assenza di una contestazione sull’esistenza stessa del contratto di cessione, la prova può essere fornita tramite l’indicazione delle caratteristiche dei crediti ceduti nell’avviso, ma solo se tali indicazioni sono così precise da consentire un’individuazione sicura. Quando, come in questo caso, le indicazioni sono generiche, diventa necessario produrre il contratto di cessione e i relativi allegati (o altra prova documentale) da cui emerga in modo inequivocabile che quel credito è stato trasferito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per gli Operatori del Credito

L’ordinanza ha rilevanti implicazioni pratiche. Per le società cessionarie, emerge la necessità di una gestione documentale impeccabile. Non è sufficiente basare la propria azione legale sulla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale; è indispensabile essere pronti a produrre in giudizio la documentazione contrattuale che attesti la titolarità del singolo credito, specialmente di fronte a una specifica contestazione del debitore.
Per i debitori, questa pronuncia rafforza gli strumenti di difesa. Contestare la legittimazione attiva del sedicente creditore diventa un’eccezione processuale potente, in grado di bloccare l’azione di recupero se la controparte non è in grado di fornire una prova rigorosa e puntuale del proprio diritto. In definitiva, la Corte riafferma il principio di certezza del diritto, garantendo che chi agisce in giudizio debba sempre dimostrare, senza ombra di dubbio, di averne il titolo.

La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale è sufficiente a provare la titolarità di un credito in una cessione in blocco?
No, la pubblicazione esonera la società cessionaria dal notificare individualmente la cessione ai debitori, ma non la esonera dall’onere di dimostrare, in caso di contestazione, che lo specifico credito per cui agisce in giudizio era effettivamente incluso nell’operazione di trasferimento.

Cosa deve fare la società che ha acquistato un credito per provare di esserne titolare in un processo?
Deve fornire la prova documentale che lo specifico credito contestato rientra tra quelli ceduti. Se l’avviso in Gazzetta Ufficiale contiene criteri generici, è necessario produrre il contratto di cessione e i suoi allegati, o altri documenti idonei a dimostrare in modo inequivocabile l’inclusione del credito nell’operazione.

Qual è la conseguenza processuale se la società ricorrente non prova la propria legittimazione ad agire?
La conseguenza è la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Il giudice, non potendo verificare che la parte che ha avviato l’azione sia l’effettivo titolare del diritto, non può esaminare il merito della questione e deve chiudere il processo per una ragione pregiudiziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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