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Cessione del credito PA: serve l’ok del Comune?

Una società finanziaria, cessionaria di crediti da una fornitura energetica, ha agito contro un Comune per il pagamento. Il Comune si è opposto sostenendo la necessità del proprio consenso alla cessione del credito. La Corte di Cassazione, riformando la decisione d’appello, ha stabilito che per i contratti di durata in corso di esecuzione con la Pubblica Amministrazione, il consenso dell’ente è indispensabile per rendere la cessione efficace. La Corte ha chiarito che un contratto di fornitura si considera ‘in corso’ finché il rapporto non è concluso, anche se i crediti si riferiscono a prestazioni già eseguite.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cessione del Credito verso la PA: L’Ordinanza della Cassazione

La cessione del credito è uno strumento fondamentale per le imprese, che permette di ottenere liquidità immediata trasferendo a terzi i propri crediti non ancora riscossi. Ma cosa accade quando il debitore è un ente pubblico, come un Comune? È sempre possibile cedere liberamente il credito o è necessario il consenso dell’amministrazione? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento decisivo in materia di contratti di fornitura continuativa, ribadendo l’importanza delle norme speciali che regolano i rapporti con la Pubblica Amministrazione.

I Fatti di Causa: una Società Finanziaria contro il Comune

Una società finanziaria otteneva un decreto ingiuntivo contro un Comune per il pagamento di una somma dovuta a titolo di fornitura di energia elettrica e gas. La società aveva acquistato il credito dalla compagnia energetica originaria attraverso un contratto di cessione.

Il Comune si opponeva al decreto, sostenendo che la cessione del credito fosse inefficace nei suoi confronti, poiché non l’aveva mai accettata. Secondo la difesa dell’ente locale, la normativa speciale sui contratti pubblici richiede il consenso del debitore pubblico affinché la cessione produca effetti.

Il Tribunale di primo grado accoglieva l’opposizione del Comune, revocando il decreto ingiuntivo. La Corte d’Appello, tuttavia, ribaltava la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, il divieto di cessione senza il consenso della PA si applica solo ai contratti d’appalto caratterizzati da stati di avanzamento lavori, e non ai contratti di somministrazione come quello energetico. Per la Corte d’Appello, ogni fornitura, una volta effettuata e fatturata, genera un credito autonomo e pienamente esigibile, cedibile liberamente secondo le regole del codice civile.

La Cessione del Credito nei Contratti Pubblici: l’Analisi della Cassazione

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza d’appello. La Suprema Corte ha chiarito un punto fondamentale: la distinzione tra la regola generale del codice civile (art. 1260 c.c.), che prevede la libera cedibilità dei crediti, e le norme speciali dettate per i contratti con la Pubblica Amministrazione.

La normativa speciale (in particolare l’art. 9 della legge n. 2248 del 1865, All. E, e l’art. 70 del r.d. n. 2440 del 1923) stabilisce che, per i contratti in corso di esecuzione, la cessione del credito non è efficace se non interviene l’adesione dell’amministrazione debitrice. La ratio di questa norma è tutelare l’interesse pubblico, garantendo che il fornitore originario mantenga la capacità finanziaria per portare a termine la prestazione, senza privarsi anticipatamente dei flussi di cassa futuri.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto errato il ragionamento della Corte d’Appello. Il punto cruciale non è la natura del credito (derivante da appalto o da somministrazione), ma la circostanza che il rapporto contrattuale sia o meno ‘in corso di esecuzione’ al momento della cessione. Un contratto di fornitura energetica è un contratto di durata e si considera ‘in corso’ fino alla sua naturale scadenza o risoluzione, non si esaurisce con la singola erogazione mensile.

Nel caso specifico, era pacifico che il contratto di fornitura fosse ancora attivo al momento della cessione, tanto che l’ingiunzione di pagamento riguardava anche crediti sorti successivamente. Di conseguenza, la normativa speciale che richiede il consenso del Comune era pienamente applicabile. La cessione, avvenuta senza l’adesione dell’ente, era quindi inopponibile a quest’ultimo. La pretesa della società finanziaria è stata quindi respinta per mancanza di legittimazione attiva.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione riafferma un principio di diritto cruciale per le aziende che operano con la Pubblica Amministrazione. Nei contratti di durata, come le forniture di servizi essenziali, la cessione del credito a terzi non è automaticamente efficace. È necessario ottenere il consenso esplicito dell’ente pubblico debitore. In assenza di tale consenso, il cessionario non potrà pretendere il pagamento dall’amministrazione, che continuerà a riconoscere come unico creditore il fornitore originario. Questo principio protegge la continuità dei servizi pubblici e impone agli operatori finanziari una maggiore cautela nella valutazione dei crediti acquistati verso la PA.

È sempre possibile cedere un credito vantato verso un Comune senza il suo consenso?
No. Per i contratti di durata ancora in corso di esecuzione, come le forniture di energia, la cessione del credito non è efficace nei confronti del Comune se questo non fornisce la propria adesione.

Perché la legge prevede un’eccezione per la cessione del credito verso la Pubblica Amministrazione?
La norma speciale ha lo scopo di assicurare la persistenza dei mezzi finanziari del fornitore, garantendo così la continuità e la qualità della prestazione di durata resa in favore dell’ente pubblico.

Un contratto di fornitura si considera ‘in corso di esecuzione’ anche se le fatture cedute si riferiscono a periodi già trascorsi?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, finché il rapporto contrattuale complessivo è attivo e non concluso, il contratto si considera ‘in corso di esecuzione’. Pertanto, la cessione dei crediti che ne derivano, anche se relativi a prestazioni già eseguite, è soggetta alla regola speciale che richiede il consenso della P.A.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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