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Cessione del credito PA: le regole per la transazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 34094/2024, ha stabilito che la cessione del credito derivante da un accordo transattivo con un ente pubblico non è soggetta alle rigide norme del Codice dei Contratti Pubblici. Tale disciplina speciale, che prevede requisiti di forma e soggettivi stringenti, si applica solo ai crediti sorti durante l’esecuzione di un appalto. Un credito definito tramite transazione, invece, rientra nelle regole ordinarie del Codice Civile ed è liberamente cedibile. La sentenza della Corte d’Appello, che aveva dichiarato inopponibile la cessione, è stata pertanto cassata con rinvio.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cessione del Credito verso la PA: le Regole Cambiano con la Transazione

La cessione del credito verso la Pubblica Amministrazione è una materia complessa, governata da norme speciali che derogano alla disciplina generale del Codice Civile. Tuttavia, la Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha tracciato un confine netto: queste regole restrittive non si applicano ai crediti derivanti da un accordo transattivo. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Un Credito Conteso con il Comune

Una società S.r.l. vantava un credito nei confronti di un Comune, scaturito da un accordo transattivo siglato per definire alcune pendenze relative a un precedente contratto. Successivamente, la società cedeva una parte consistente di questo credito, per un importo di oltre 130.000 euro, a un privato cittadino.

Il Tribunale di primo grado riconosceva la validità della cessione e condannava il Comune al pagamento. La Corte d’Appello, però, ribaltava la decisione, accogliendo il ricorso dell’ente pubblico. Secondo i giudici di secondo grado, la cessione era inopponibile al Comune perché non rispettava i requisiti di forma e soggettivi previsti dal Codice dei Contratti Pubblici (D.Lgs. 163/2006), applicabile al momento della notifica della cessione. Nello specifico, la normativa richiedeva che l’atto di cessione fosse un atto pubblico o una scrittura privata autenticata e che il cessionario fosse una banca o un intermediario finanziario qualificato.

La Cessione del Credito e la Decisione della Cassazione

Il privato cittadino, nuovo creditore, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente applicato la normativa speciale degli appalti a una fattispecie completamente diversa: un credito derivante non da un contratto d’appalto in corso, ma da una transazione che ne aveva definito le pendenze.

La Suprema Corte ha accolto pienamente questa tesi, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per un nuovo esame.

La Distinzione Cruciale: Credito da Appalto vs. Credito da Transazione

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra la natura del credito. Le norme speciali e restrittive sulla cessione del credito verso la P.A. (come l’art. 117 del D.Lgs. 163/2006) hanno uno scopo preciso: garantire che l’impresa che esegue un’opera o un servizio per l’ente pubblico disponga sempre delle risorse finanziarie necessarie per portare a termine il contratto. Si vuole evitare che, cedendo il credito, l’impresa si trovi senza liquidità, mettendo a rischio la corretta esecuzione dell’appalto.

Questa esigenza, però, viene meno quando il contratto è già stato eseguito e le relative pendenze sono state risolte attraverso un accordo transattivo. La transazione fa sorgere un’obbligazione nuova e autonoma, che non è più direttamente legata all’esecuzione del contratto originario. Pertanto, il credito che ne deriva non è più soggetto a quei vincoli speciali.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione ribadendo alcuni principi consolidati. In primo luogo, le norme che limitano l’autonomia contrattuale dei privati, come quelle che restringono la libera cedibilità dei crediti, devono essere interpretate in senso restrittivo. Non possono essere applicate per analogia a casi non espressamente previsti.

In secondo luogo, la disciplina derogatoria trova applicazione solo per i contratti di durata e finché sono in corso di esecuzione. Una volta che il contratto ha avuto esecuzione, i crediti residui tornano a essere liberamente cedibili secondo le norme generali del Codice Civile (art. 1260 e segg.). La Corte territoriale ha quindi commesso un errore applicando la disciplina speciale a una fattispecie, quella del credito da transazione, che non rientrava nel suo ambito di applicazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Chiarisce che chi acquista un credito verso un ente pubblico deve prima verificarne l’origine. Se il credito deriva da un contratto d’appalto ancora in corso, la cessione dovrà rispettare le rigide formalità previste dal Codice dei Contratti Pubblici. Se, invece, il credito nasce da un accordo transattivo che ha chiuso ogni pendenza, esso è liberamente trasferibile come qualsiasi altro credito tra privati, senza necessità di atti notarili o di particolari qualifiche soggettive del cessionario. La decisione rafforza il principio di autonomia negoziale e delimita con precisione l’ambito di applicazione delle norme speciali a tutela della finanza pubblica.

Le regole speciali per la cessione del credito verso la Pubblica Amministrazione si applicano sempre?
No. Secondo la Corte di Cassazione, le regole speciali e restrittive (es. requisiti di forma e soggettivi) previste dal Codice dei Contratti Pubblici si applicano solo ai crediti derivanti da contratti di appalto in corso di esecuzione.

Un credito derivante da un accordo transattivo con un ente pubblico è liberamente cedibile?
Sì. La Corte ha stabilito che un credito sorto da un formale atto di transazione, che definisce i rapporti pregressi, non è più soggetto alla disciplina speciale derogatoria. Pertanto, torna ad essere liberamente cedibile secondo le regole generali del Codice Civile.

Perché la disciplina speciale sulla cessione dei crediti negli appalti pubblici è così restrittiva?
Lo scopo di tale disciplina è quello di evitare che, durante l’esecuzione di un contratto pubblico, l’impresa appaltatrice possa rimanere senza i mezzi finanziari necessari per completare l’opera o il servizio, a causa della cessione del proprio credito a terzi. È una misura a tutela del corretto svolgimento dell’appalto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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