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Cessione del credito e revocatoria: quando è esclusa?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la cessione del credito, effettuata da un debitore per saldare un’altra obbligazione già scaduta, non è soggetta ad azione revocatoria. Questo atto rientra nell’ipotesi di ‘adempimento di un debito scaduto’ prevista dall’art. 2901, comma 3, c.c., che esclude la revocabilità. La Corte ha chiarito che la legge non richiede al debitore di dimostrare l’assenza di altri mezzi di pagamento, rendendo la cessione una modalità di adempimento pienamente legittima e non revocabile, a prescindere dalla situazione patrimoniale del debitore.

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Pubblicato il 31 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cessione del Credito e Azione Revocatoria: La Cassazione fa Chiarezza

L’adempimento di un’obbligazione è il cuore pulsante dei rapporti giuridici. Ma cosa succede quando un debitore, per pagare un debito, utilizza uno strumento come la cessione del credito? Questo atto può essere messo in discussione da altri creditori attraverso l’azione revocatoria? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha offerto un’interpretazione chiara e netta, stabilendo i confini dell’irrevocabilità degli atti di adempimento di debiti scaduti.

I Fatti del Caso: una Cessione Contestata

La vicenda trae origine da una complessa situazione debitoria. Un soggetto, debitore nei confronti di una prima creditrice, era a sua volta creditore verso un condominio. Per saldare un altro debito, scaduto e dovuto a una terza persona, il debitore decideva di cedere a quest’ultima il proprio credito verso il condominio.

La prima creditrice, sentendosi pregiudicata da questa operazione che diminuiva il patrimonio del suo debitore, agiva in giudizio con un’azione revocatoria. L’obiettivo era far dichiarare inefficace nei suoi confronti la cessione del credito, sostenendo che si trattasse di un atto anomalo e potenzialmente fraudolento. Mentre il Tribunale di primo grado accoglieva la domanda revocatoria, la Corte d’Appello ribaltava la decisione, ritenendo l’atto non revocabile. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della creditrice, confermando la sentenza della Corte d’Appello. Il principio affermato è fondamentale: la cessione di un credito effettuata per adempiere a un debito preesistente e scaduto costituisce un atto dovuto e, come tale, non è soggetto ad azione revocatoria ai sensi dell’articolo 2901, terzo comma, del codice civile.

Le Motivazioni: l’ambito di applicazione dell’art. 2901 c.c.

La Corte ha basato la sua decisione su un’analisi rigorosa della normativa, smontando le argomentazioni della ricorrente punto per punto.

L’adempimento di un debito scaduto è sempre irrevocabile

Il fulcro della motivazione risiede nell’interpretazione del terzo comma dell’articolo 2901 c.c. Questa norma stabilisce che non è soggetto a revocatoria “l’adempimento di un debito scaduto”. La ratio è quella di tutelare l’atto con cui un debitore fa semplicemente ciò che deve fare: pagare i propri debiti giunti a scadenza.

La Corte chiarisce che la norma non pone alcuna limitazione sulle modalità con cui questo adempimento avviene. Che il pagamento avvenga in denaro, con un bene o, come in questo caso, tramite la cessione di un credito, l’atto rimane qualificato come “dovuto” e quindi protetto dalla revocatoria.

La cessione del credito come legittima modalità di pagamento

I giudici hanno respinto la tesi secondo cui la cessione del credito sarebbe una forma “anomala” di pagamento. Al contrario, essa è un istituto giuridico espressamente previsto e regolamentato dal codice civile (articoli 1260 e seguenti). Utilizzarla per estinguere un’obbligazione non manifesta, di per sé, alcun intento fraudolento né alcuna anomalia. Si tratta di una delle diverse modalità a disposizione del debitore per adempiere ai propri obblighi.

L’irrilevanza dell’assenza di alternative per la cessione del credito

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte è l’onere della prova. La ricorrente sosteneva che il debitore avrebbe dovuto dimostrare di non avere altre alternative per pagare il suo debito se non tramite la cessione. La Cassazione ha smontato questa tesi, affermando che l’articolo 2901 c.c. non impone affatto questo presupposto. L’unico requisito richiesto dalla norma per escludere la revocatoria è che l’atto costituisca adempimento di un debito scaduto. Non spetta al debitore dimostrare l’impossibilità di pagare altrimenti; la scelta della modalità di adempimento rientra nella sua sfera decisionale e, se utilizzata per un debito scaduto, è protetta dalla legge.

Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza consolida un principio di grande rilevanza pratica. Offre certezza giuridica ai debitori e ai creditori che ricevono un pagamento. La decisione chiarisce che qualsiasi atto, inclusa la cessione del credito, finalizzato a estinguere un debito scaduto, è un atto dovuto e non può essere messo in discussione con l’azione revocatoria. Questo rafforza la stabilità delle transazioni e impedisce che i creditori possano contestare retroattivamente pagamenti legittimi ricevuti da altri, garantendo così il rispetto del principio fondamentale del dovere di adempiere alle proprie obbligazioni.

La cessione di un credito per pagare un debito già scaduto può essere soggetta ad azione revocatoria?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’adempimento di un debito scaduto, anche se effettuato tramite la cessione di un credito, non è soggetto a revocatoria, in quanto rientra nell’esenzione prevista dall’articolo 2901, terzo comma, del codice civile.

Per escludere la revocatoria, il debitore deve dimostrare che la cessione del credito era l’unico modo per pagare il suo debito?
No. La Corte ha chiarito che la legge non impone questo onere probatorio. L’unico presupposto per l’esclusione dalla revocatoria è l’esistenza di un debito scaduto; la scelta della modalità di pagamento non deve essere giustificata dal debitore come l’unica possibile.

È considerata ‘anomala’ la cessione del credito come forma di pagamento di un debito?
No. La Suprema Corte ha affermato che la cessione del credito è un istituto giuridico previsto e disciplinato dal codice civile. Pertanto, il suo utilizzo per estinguere un’obbligazione non è considerato anomalo né indicativo di un intento fraudolento, ma una legittima modalità di adempimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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