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Cessione del credito: chi risponde del contratto?

Un cliente ha citato in giudizio una società finanziaria, cessionaria di un credito derivante da un contratto di finanziamento, per usura. Il Tribunale di Torino ha respinto la domanda, chiarendo che in caso di cessione del credito, il cessionario acquista solo il diritto a ricevere il pagamento e non risponde delle questioni relative alla validità del contratto originario. L’azione va proposta contro il cedente, ovvero la finanziaria che ha stipulato il contratto.

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Pubblicato il 14 novembre 2024 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cessione del Credito: A Chi Chiedere la Restituzione in Caso di Usura?

Una recente sentenza del Tribunale di Torino affronta un tema cruciale nel diritto bancario: la responsabilità in caso di cessione del credito. Quando un finanziamento viene trasferito da una società a un’altra, a chi deve rivolgersi il consumatore se ritiene che il contratto originale presenti delle irregolarità, come un tasso d’interesse usurario? La decisione chiarisce un principio fondamentale che distingue nettamente la cessione del credito dalla cessione del contratto, con importanti implicazioni pratiche per i debitori.

Il Caso: Finanziamento, Cessione del Credito e l’Accusa di Usura

Il caso ha origine da un contratto di finanziamento contro cessione del quinto della pensione, stipulato nel 2006. Il cliente, ritenendo che il Tasso Effettivo Globale (TEG) applicato fosse superiore al tasso soglia anti-usura vigente all’epoca (a causa dell’inclusione dei costi assicurativi), ha citato in giudizio la società finanziaria che aveva successivamente acquisito il credito. La richiesta era di accertare la nullità parziale del contratto e ottenere la restituzione di oltre 12.000 euro.

La società convenuta si è difesa sollevando un’eccezione preliminare decisiva: la propria carenza di legittimazione passiva. In altre parole, ha sostenuto di non essere il soggetto corretto a cui rivolgere la domanda, essendo mera cessionaria del credito e non parte del contratto originario.

La Decisione del Tribunale: La Carenza di Legittimazione Passiva

Il Tribunale di Torino ha accolto l’eccezione della società convenuta, respingendo la domanda del cliente. La decisione si fonda su una distinzione giuridica netta e consolidata in giurisprudenza.

La Distinzione Chiave: Cessione del Credito vs. Cessione del Contratto

Il giudice ha ribadito che la cessione del credito (disciplinata dall’art. 1260 c.c.) comporta il trasferimento del solo diritto a ricevere una prestazione (il pagamento delle rate). Il cessionario, ovvero chi acquista il credito, non subentra nella posizione contrattuale complessiva del creditore originario.

Al contrario, nella cessione del contratto (art. 1406 c.c.), il cessionario subentra nell’intera posizione del cedente, assumendone sia i diritti che gli obblighi.

Poiché nel caso di specie si trattava di una semplice cessione del credito, la società convenuta non poteva essere chiamata a rispondere della validità e delle eventuali clausole nulle del contratto di finanziamento. L’azione per la nullità, secondo il Tribunale, doveva essere intentata contro la società finanziaria che aveva originariamente concesso il prestito.

L’Eccezione di Prescrizione: Un Ulteriore Ostacolo

Pur considerando l’eccezione sulla legittimazione passiva come ‘assorbente’ (cioè sufficiente a chiudere il caso), il Tribunale ha analizzato anche la questione della prescrizione. Ha confermato che il diritto alla ripetizione delle somme indebitamente versate si prescrive in 10 anni, che decorrono dal pagamento di ogni singola rata. Poiché la prima richiesta formale del cliente risaliva al 2023, tutte le rate pagate prima del luglio 2013 sarebbero state comunque prescritte.

le motivazioni

Le motivazioni della sentenza sono radicate nella distinzione fondamentale tra i due istituti giuridici. Il Tribunale, citando la giurisprudenza della Corte di Cassazione (in particolare Cass. n. 3034/2020), ha sottolineato come nella cessione del credito l’oggetto del trasferimento sia unicamente il diritto di credito in sé, non l’insieme dei rapporti giuridici che scaturiscono dal contratto fonte. Di conseguenza, il debitore ceduto non può opporre al cessionario le eccezioni relative al contratto originario, se non quelle già opponibili al cedente prima della cessione.

Il giudice ha ritenuto irrilevante che la cessione fosse avvenuta poco dopo la stipula del contratto. La natura giuridica dell’operazione non cambia: chi acquista un credito non diventa automaticamente parte del contratto che lo ha generato e non è quindi legittimato a difendersi nel merito di accuse come l’usurarietà delle condizioni originarie.

Interessante è il passaggio in cui il Tribunale, pur respingendo la domanda per motivi procedurali, analizza la questione dell’usura. Richiamando le più recenti sentenze della Cassazione (n. 3545/2024 e n. 2600/2024), riconosce che, nel merito, la pretesa del cliente avrebbe avuto una sua ‘astratta fondatezza’. L’orientamento attuale impone di includere sempre i costi assicurativi obbligatori nel calcolo del TEG, anche per i contratti anteriori al 2010. Questa considerazione ha giustificato la decisione finale di compensare le spese legali tra le parti.

le conclusioni

La sentenza offre una lezione chiara: prima di avviare un’azione legale in materia bancaria, è essenziale individuare correttamente il soggetto contro cui agire. Nel contesto di una cessione del credito, le contestazioni sulla validità del contratto (nullità, usura, ecc.) devono essere rivolte al creditore originario (il cedente), l’unica parte che ha stipulato l’accordo. Il cessionario, che ha solo acquistato il diritto di incassare le rate, è un soggetto estraneo al rapporto contrattuale originario e non può essere chiamato a risponderne. Questa pronuncia riafferma un principio consolidato, fornendo un’indicazione procedurale imprescindibile per la tutela dei diritti dei consumatori.

Se il mio finanziamento viene ceduto a un’altra società, posso fare causa a quest’ultima per la nullità del contratto originale?
No, secondo questa sentenza, l’azione per la validità del contratto deve essere intentata contro il contraente originale (il cedente), non contro la società che ha solo acquistato il credito (il cessionario), la quale non risponde delle questioni relative al contratto fonte.

Cosa distingue la cessione del credito dalla cessione del contratto?
Nella cessione del credito, viene trasferito solo il diritto a ricevere il pagamento, e il cessionario non subentra nel contratto. Nella cessione del contratto, invece, viene trasferita l’intera posizione contrattuale (diritti e obblighi), e il cessionario sostituisce a tutti gli effetti il contraente originario.

I costi assicurativi vanno inclusi nel calcolo del tasso di usura (TEG) per i contratti stipulati prima del 2010?
Sì. Sebbene la domanda sia stata respinta per altri motivi, il Tribunale ha menzionato il più recente orientamento della Corte di Cassazione, il quale stabilisce che tutti i costi connessi all’erogazione del credito, inclusa la polizza assicurativa obbligatoria, devono essere sempre considerati nel calcolo del TEG, anche per i contratti antecedenti al 2010.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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