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Cessione d’azienda: il destino della fideiussione

Un fideiussore aveva garantito i debiti di un’impresa individuale per forniture di merci. Quando l’impresa è stata conferita in una S.p.A., quest’ultima ha preteso di escutere la garanzia. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1453/2024, ha affrontato il tema della sorte della fideiussione in caso di cessione d’azienda. Pur affermando che il contratto di fideiussione si trasferisce automaticamente alla nuova società acquirente ai sensi dell’art. 2558 c.c., la Corte ha specificato due limiti cruciali: il credito di garanzia non può essere ceduto separatamente senza il consenso del garante e le sanzioni personali, come la penale per assegno protestato, non si estendono al fideiussore. La Corte ha quindi accolto parzialmente il ricorso, cassando la sentenza d’appello su questi ultimi due punti.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Cessione d’Azienda e Fideiussione: Cosa Succede alla Garanzia?

La trasformazione di un’impresa individuale in una società di capitali è un’operazione comune nel mondo degli affari. Ma cosa succede ai contratti di garanzia, come la fideiussione, stipulati prima del cambiamento? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1453/2024, offre chiarimenti fondamentali sulla cessione d’azienda e la successione nelle garanzie personali, tracciando una linea netta tra il trasferimento automatico del contratto e i limiti invalicabili legati al consenso del garante e alla natura delle obbligazioni.

I Fatti del Caso

Un imprenditore, agendo come fideiussore, aveva prestato una garanzia personale a favore di un’impresa individuale fornitrice di merci, per i debiti di una società terza. Successivamente, l’impresa individuale creditrice veniva conferita in una nuova società per azioni (S.p.A.). Quest’ultima, subentrata nei rapporti giuridici, agiva contro il fideiussore per ottenere il pagamento di un debito, sorto a seguito del protesto di un assegno emesso dalla società debitrice. Il fideiussore si opponeva, sostenendo che la sua garanzia era stata prestata solo a favore dell’originaria impresa individuale e non della nuova S.p.A.

La Decisione della Corte di Cassazione

La questione è giunta fino alla Suprema Corte, che ha dovuto bilanciare la regola della successione automatica nei contratti aziendali con i principi di tutela del garante. La Corte ha rigettato il primo motivo di ricorso del fideiussore, ma ha accolto il secondo e il terzo, cassando con rinvio la decisione della Corte d’Appello.

La fideiussione nella cessione d’azienda: la successione è automatica

Il primo punto affrontato riguarda l’applicabilità dell’art. 2558 del Codice Civile. Secondo questa norma, in caso di cessione d’azienda, l’acquirente subentra nei contratti stipulati per l’esercizio dell’azienda stessa, a meno che non abbiano carattere personale. La Cassazione ha confermato un orientamento consolidato: la fideiussione, quando è un contratto d’impresa stipulato per garantire rapporti commerciali, non ha natura personale. Di conseguenza, essa si trasferisce automaticamente dall’impresa individuale cedente alla nuova società acquirente. Il fideiussore, quindi, si trova a garantire il medesimo rapporto obbligatorio, ma nei confronti di un nuovo soggetto creditore. Su questo punto, l’argomentazione del garante è stata respinta.

Cessione del credito di garanzia: il limite del consenso

Nonostante la successione nel contratto, la Corte ha accolto il secondo motivo di ricorso, introducendo una distinzione cruciale. Basandosi sull’art. 1263 c.c., che regola la cessione dei crediti, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: il credito di garanzia non può essere ceduto separatamente dal credito principale senza il consenso del garante. Esiste un collegamento così stretto tra l’obbligazione principale e quella di garanzia che essi devono appartenere allo stesso soggetto giuridico. Ammettere una cessione separata del solo credito di garanzia snaturerebbe la sua funzione accessoria. Pertanto, la Corte d’Appello aveva errato nell’ammettere il trasferimento della garanzia in assenza del consenso esplicito del fideiussore.

La penale per assegno protestato: un’obbligazione strettamente personale

Il terzo e decisivo punto riguarda la natura della penale prevista dall’art. 3 della Legge n. 386/1990. Questa norma impone a chi emette un assegno senza provvista di pagare al beneficiario il 10% dell’importo. La Corte d’Appello aveva ritenuto che anche questa penale rientrasse nell’obbligazione “omnicomprensiva” del garante. La Cassazione ha ribaltato questa visione, chiarendo che tale penale non è una semplice spesa o un interesse, ma una vera e propria sanzione amministrativa pecuniaria. Essa appartiene al “diritto punitivo”, ha carattere strettamente personale e colpisce unicamente il soggetto che ha commesso l’illecito. Essendo un debito personale, non può in alcun modo essere esteso al fideiussore, che garantisce solo l’obbligazione contrattuale originaria e i suoi accessori civili, non le sanzioni.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione distinguendo nettamente la disciplina della successione nei contratti aziendali (art. 2558 c.c.) da quella della cessione dei crediti e delle garanzie (art. 1263 c.c.). Se da un lato il contratto di fideiussione ‘segue’ l’azienda nella sua cessione, dall’altro lato il diritto del creditore a escutere la garanzia non può essere trattato come un bene cedibile autonomamente. La natura accessoria della garanzia impone che essa rimanga legata al credito principale e al soggetto creditore originario o al suo successore universale, ma non può essere oggetto di una cessione separata che alteri l’equilibrio del rapporto senza il consenso di chi ha prestato la garanzia. Per quanto riguarda la penale, le motivazioni si fondano sulla natura punitiva e personale della sanzione, che la esclude dal perimetro dell’obbligazione garantita dal fideiussore.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre importanti lezioni pratiche. Per gli imprenditori, conferma che le garanzie stipulate a favore dell’impresa tendenzialmente si trasferiscono in caso di operazioni straordinarie come la cessione d’azienda. Per i fideiussori, stabilisce due paletti invalicabili: il loro consenso è necessario per la cessione del solo credito di garanzia, e la loro responsabilità non può mai estendersi a sanzioni di natura punitiva e personale, come quelle per l’emissione di assegni a vuoto. La decisione rafforza la protezione del garante, assicurando che la sua posizione non sia aggravata da eventi successivi alla stipula del contratto che esulano dalla normale dinamica del rapporto di debito-credito.

Quando un’impresa individuale viene trasferita a una società, la fideiussione prestata a suo favore si trasferisce automaticamente alla nuova società?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il contratto di fideiussione, se stipulato nell’ambito dell’esercizio d’impresa e non avente carattere personale, si trasferisce automaticamente alla società acquirente per effetto della cessione d’azienda, ai sensi dell’art. 2558 c.c.

Il credito derivante da una garanzia fideiussoria può essere ceduto a un terzo senza il consenso del garante?
No. La Corte ha stabilito che, a causa dello stretto collegamento tra il credito principale e l’obbligazione di garanzia, il credito accessorio di garanzia non può essere ceduto separatamente senza il consenso del fideiussore.

Il fideiussore è tenuto a pagare la penale del 10% per un assegno protestato emesso dal debitore principale?
No. La penale prevista dalla Legge n. 386/1990 è una sanzione amministrativa pecuniaria di carattere strettamente personale. Essa appartiene al sistema del diritto punitivo e non può essere estesa al fideiussore, la cui garanzia copre l’obbligazione civile e non le sanzioni personali del debitore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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