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Cessazione materia del contendere: quando si applica?

La Corte di Cassazione ha dichiarato la cessazione della materia del contendere in una controversia tra l’amministrazione giudiziaria e il fallimento di un consorzio. A seguito di una richiesta congiunta delle parti, motivata dalla chiusura di entrambe le procedure, la Corte ha terminato il giudizio, compensando le spese. È stato inoltre chiarito che, in caso di cessazione della materia del contendere, non è dovuto il pagamento del doppio contributo unificato, poiché non si tratta di un rigetto o di un’inammissibilità dell’appello.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cessazione della materia del contendere: la Cassazione chiarisce i presupposti e le conseguenze

L’istituto della cessazione della materia del contendere rappresenta una modalità di estinzione del processo che si verifica quando scompare l’interesse delle parti a ottenere una pronuncia di merito. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata su questo tema, offrendo importanti chiarimenti non solo sui suoi presupposti applicativi, ma anche sulle conseguenze relative al pagamento del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un contenzioso sorto tra l’Amministrazione Giudiziaria di un ramo d’azienda di un consorzio e il Fallimento dello stesso consorzio. L’Amministrazione Giudiziaria aveva impugnato la sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la dichiarazione di fallimento della società.

Durante il giudizio dinanzi alla Corte di Cassazione, le parti hanno presentato un’istanza congiunta, chiedendo di dichiarare la cessazione della materia del contendere. Questa richiesta era motivata da due eventi cruciali avvenuti nel frattempo: la procedura di Amministrazione Giudiziaria si era conclusa con l’approvazione del rendiconto finale e, successivamente, anche la procedura di fallimento era stata dichiarata chiusa dal Tribunale competente.

La cessazione della materia del contendere e l’accordo tra le parti

Di fronte alla concorde volontà delle parti, la Suprema Corte ha accolto la richiesta. I giudici hanno ribadito che la cessazione della materia del contendere si verifica quando, nel corso del processo, accadono fatti che eliminano le ragioni di contrasto e fanno venir meno l’interesse delle parti a una pronuncia nel merito. È fondamentale, come sottolineato dalla giurisprudenza di legittimità (cfr. Cass. 536/2014), che le parti stesse riconoscano reciprocamente il mutamento della situazione e sottopongano al giudice conclusioni conformi in tal senso.

La decisione sul Doppio Contributo Unificato

Un punto di particolare interesse dell’ordinanza riguarda il doppio contributo unificato. Si tratta di una sanzione che la parte soccombente in un’impugnazione è tenuta a versare. La Corte ha stabilito che, nel caso di specie, non sussistevano i presupposti per imporre tale pagamento al ricorrente.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione evidenziando che l’obbligo di versare il doppio contributo unificato, ai sensi dell’art. 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, scatta solo in casi specifici: il rigetto dell’impugnazione, la sua declaratoria di inammissibilità o di improcedibilità. La norma ha una natura eccezionale e sanzionatoria (lato sensu), pertanto deve essere interpretata in modo restrittivo, senza possibilità di applicazione estensiva o analogica ad altre ipotesi di chiusura del processo, come appunto la cessazione della materia del contendere. Poiché il ricorso non è stato respinto ma il processo si è estinto per altre ragioni, la sanzione non può essere applicata.

Le Conclusioni

Questa pronuncia conferma un principio fondamentale: la chiusura di un processo per cessazione della materia del contendere, basata su un accordo tra le parti derivante da eventi sopravvenuti, non equivale a una sconfitta processuale. Di conseguenza, non possono essere applicate le sanzioni previste per chi perde l’impugnazione. La decisione offre un’importante garanzia per le parti che, trovando una soluzione extragiudiziale alla loro controversia, decidono di porre fine al contenzioso, senza dover temere ulteriori oneri economici di natura sanzionatoria.

Cos’è la cessazione della materia del contendere?
È una causa di estinzione del processo che si verifica quando, per eventi sopravvenuti, viene meno l’interesse delle parti a proseguire la causa e a ottenere una decisione nel merito da parte del giudice.

Perché in questo caso è stata dichiarata la cessazione della materia del contendere?
È stata dichiarata perché le parti hanno presentato una richiesta congiunta, motivata dal fatto che sia la procedura di Amministrazione Giudiziaria che quella di Fallimento, oggetto del contendere, si erano entrambe concluse, facendo così venir meno ogni ragione di contrasto.

In caso di cessazione della materia del contendere si deve pagare il doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il pagamento del doppio contributo unificato è previsto solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. Essendo una norma sanzionatoria, non può essere applicata per analogia alla cessazione della materia del contendere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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