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Cessazione materia del contendere: l’accordo in causa

Una cooperativa di servizi ricorre in Cassazione contro una sentenza che la condannava per riduzione illegittima dell’orario e mancato pagamento del tempo tuta. Durante il giudizio, le parti raggiungono un accordo transattivo. La Corte dichiara quindi la cessazione materia del contendere, annullando di fatto la sentenza impugnata e compensando le spese legali.

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Cessazione Materia del Contendere: Quando l’Accordo Supera la Sentenza

Nel complesso mondo del diritto, non tutte le controversie giungono a una sentenza che stabilisce un vincitore e un vinto. A volte, la soluzione più efficace emerge dalla volontà delle parti stesse, anche quando il processo è già arrivato al suo ultimo grado di giudizio. Questo è esattamente ciò che illustra la recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha dichiarato la cessazione materia del contendere in una vertenza di diritto del lavoro. Tale istituto processuale dimostra come un accordo transattivo possa non solo porre fine a una lite, ma anche superare e annullare le decisioni dei giudici precedenti.

Il Contesto: Riduzione dell’Orario e Tempo per la Divisa

La vicenda trae origine da una controversia tra una cooperativa di servizi e alcune sue dipendenti. Le lavoratrici avevano citato in giudizio l’azienda per due motivi principali: l’illegittima riduzione unilaterale dell’orario di lavoro, con conseguente richiesta di differenze retributive, e il mancato pagamento del tempo necessario per indossare e togliere la divisa aziendale, quantificato in 15 minuti giornalieri.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione alle lavoratrici, condannando la società al pagamento delle somme richieste. Secondo i giudici di merito, la riduzione dell’orario violava il principio di inderogabilità del trattamento economico minimo previsto dalla contrattazione collettiva. Inoltre, il tempo per la vestizione era stato considerato prestazione lavorativa a tutti gli effetti, in quanto l’obbligo di indossare la divisa era imposto e regolato dal datore di lavoro.

La Svolta in Cassazione e la Cessazione Materia del Contendere

Di fronte alla doppia sconfitta, la cooperativa aveva presentato ricorso in Cassazione. Tuttavia, durante lo svolgimento del giudizio di legittimità, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. Con un atto congiunto, la società e le lavoratrici hanno dichiarato di voler abbandonare il giudizio, chiedendo alla Corte di dichiarare la cessazione materia del contendere e di compensare le spese legali.

Le Motivazioni della Corte: L’Efficacia dell’Accordo Transattivo

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta delle parti, basando la sua decisione su un principio consolidato nella giurisprudenza. Le motivazioni dell’ordinanza chiariscono che un accordo transattivo, intervenuto dopo la proposizione del ricorso, sostituisce integralmente la regolamentazione del rapporto controverso che era stata data dalla sentenza impugnata. In altre parole, la volontà delle parti, cristallizzata nell’accordo, prevale sulla decisione del giudice.

La Corte ha richiamato precedenti pronunce, tra cui una delle Sezioni Unite (Cass. S.U. n. 8980 del 2018), per affermare che in questi casi il giudice di legittimità non deve fare altro che prendere atto del mutato scenario e dichiarare cessata la materia del contendere. Questo comporta un effetto dirompente: la sentenza impugnata viene “travolta e caducata”, perdendo qualsiasi efficacia. Non si tratta di una riforma o di un annullamento nel merito, ma di una vera e propria neutralizzazione della decisione precedente, resa superflua dall’accordo raggiunto.

Per quanto riguarda le spese legali, la Corte ha dato seguito alla volontà espressa dalle parti nell’accordo, disponendone la compensazione. Ciò significa che ogni parte ha sostenuto i costi del proprio difensore, in linea con la pattuizione raggiunta.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame offre importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce la centralità dell’autonomia negoziale delle parti, che possono trovare una soluzione concordata alla loro controversia in qualsiasi stato e grado del processo, persino davanti alla Suprema Corte. In secondo luogo, evidenzia come la cessazione materia del contendere sia uno strumento efficace per l’economia processuale, evitando una pronuncia su questioni che le parti stesse hanno già risolto. Infine, la decisione chiarisce in modo inequivocabile che l’accordo transattivo non si limita a chiudere il processo, ma cancella gli effetti della sentenza impugnata, diventando l’unica fonte di regolamentazione del rapporto tra le parti.

Cosa succede se le parti di una causa trovano un accordo dopo che è stato presentato ricorso in Cassazione?
La Corte di Cassazione dichiara la cessazione della materia del contendere. Questo significa che il giudizio si estingue perché, grazie all’accordo, non c’è più una lite da risolvere.

L’accordo tra le parti annulla la sentenza del tribunale precedente (es. Corte d’Appello)?
Sì. Come specificato nell’ordinanza, la definizione della lite con un accordo comporta la sostituzione del nuovo assetto voluto dalle parti alla regolamentazione della sentenza impugnata, che viene così “travolta e caducata”, perdendo ogni efficacia.

In caso di cessazione della materia del contendere per accordo, chi paga le spese legali del processo?
Sulla base dell’accordo sottoscritto dalle parti, la Corte ha disposto la compensazione delle spese. Ciò significa che ogni parte si fa carico dei costi dei propri avvocati, come previsto dall’art. 92 cod.proc.civ.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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