LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Cessazione materia del contendere: il caso del notaio

Un notaio, sottoposto a procedimento disciplinare e sanzionato, rinuncia alle sue funzioni dopo aver superato i 65 anni. La Corte di Cassazione dichiara la cessazione della materia del contendere, poiché la rinuncia, avvenuta oltre il limite di età per la riammissione, rende il rapporto professionale definitivamente concluso e la sanzione inapplicabile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cessazione materia del contendere: quando il ritiro di un notaio chiude il procedimento disciplinare

La cessazione della materia del contendere è un istituto giuridico che pone fine a un processo quando scompare l’interesse delle parti a una decisione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un’importante applicazione di questo principio nell’ambito dei procedimenti disciplinari a carico dei notai, legandola in modo indissolubile al superamento dei limiti di età per la riammissione in servizio.

I Fatti del Caso

Un notaio era stato sottoposto a un procedimento disciplinare per una serie di inadempienze, tra cui la mancata collaborazione con l’ordine professionale, l’assenza dallo studio nei giorni obbligatori e l’esecuzione tardiva di adempimenti. La Commissione Amministrativa Regionale di Disciplina gli aveva irrogato diverse sanzioni, tra cui la censura, l’avvertimento e la sospensione per due mesi.

Il professionista aveva impugnato tale decisione dinanzi alla Corte d’Appello, la quale non solo aveva respinto il suo ricorso, ma aveva anche accolto il reclamo del Consiglio Notarile, aggiungendo un’ulteriore sanzione pecuniaria. Contro questa ordinanza, il notaio ha proposto ricorso in Cassazione.

Tuttavia, durante lo svolgimento del giudizio di legittimità, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: il notaio, nato nel 1955, ha presentato rinuncia all’esercizio delle funzioni notarili, che è stata formalmente accettata nel 2022. Al momento della rinuncia, aveva quindi già superato i 67 anni di età.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato la cessazione della materia del contendere, chiudendo di fatto il procedimento disciplinare. La decisione si fonda su un’attenta analisi della normativa e della giurisprudenza relativa allo status dei notai e ai presupposti del potere disciplinare.

Le Motivazioni: Cessazione materia del contendere e l’irrevocabilità della rinuncia

Il fulcro del ragionamento della Corte risiede nella distinzione tra una semplice rinuncia alle funzioni e una rinuncia avvenuta dopo il superamento del limite di età per la riammissione in servizio.

Di norma, la sola dispensa per rinuncia non determina la fine del procedimento disciplinare. Questo perché il professionista, pur cessando il servizio attivo, entra in uno “status di quiescenza” che non esclude in assoluto la possibilità di essere riammesso in futuro. La legge notarile, infatti, prevede la possibilità per un notaio dispensato per rinuncia di essere riammesso, a patto che non abbia compiuto il 65° anno di età.

Poiché una sanzione disciplinare potrebbe influenzare questa potenziale riammissione, l’interesse a proseguire il giudizio per accertare o meno la responsabilità del professionista permane.

Il caso in esame, però, è diverso. Al momento della sua dispensa, il notaio aveva già superato ampiamente il limite dei 65 anni. Di conseguenza, la sua rinuncia è diventata “irritrattabile” e il suo status professionale non era più ripristinabile. La cessazione dal servizio era, a tutti gli effetti, definitiva.

In questa situazione, il potere disciplinare, che serve a mantenere l’ordine e il decoro all’interno di una professione attiva, perde la sua funzione. Irrogare una sanzione a un professionista il cui rapporto con l’istituzione è ormai esaurito in modo irreversibile sarebbe un atto privo di scopo e di utilità pratica. La decisione di sanzionare non potrebbe più incidere in alcun modo sul suo percorso professionale, ormai concluso.

Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro e pragmatico: il potere disciplinare esiste finché esiste un rapporto di servizio, anche solo potenziale. Quando questo rapporto si estingue in modo definitivo e irrevocabile, come nel caso di una rinuncia alle funzioni notarili avvenuta dopo il superamento del limite di età per la riammissione, viene meno la ragione stessa del contendere. Pertanto, il giudizio disciplinare non può che concludersi con una declaratoria di cessazione della materia del contendere, rendendo inutile e inammissibile la prosecuzione del processo.

La rinuncia di un notaio alle sue funzioni estingue sempre un procedimento disciplinare a suo carico?
No, non sempre. Se la rinuncia avviene prima del compimento dei 65 anni, il procedimento prosegue perché la sanzione potrebbe incidere sulla potenziale riammissione in servizio del professionista, che si trova in uno ‘status di quiescenza’.

In quale caso la rinuncia del notaio comporta la cessazione della materia del contendere nel giudizio disciplinare?
La cessazione della materia del contendere si verifica quando la rinuncia alle funzioni viene formalizzata dopo che il notaio ha già superato il limite di 65 anni di età, previsto dalla legge come età massima per poter chiedere la riammissione in servizio.

Perché il superamento del limite di età è così determinante in questo caso?
È determinante perché rende la rinuncia ‘irritrattabile’ e la cessazione dal servizio definitiva. Poiché il notaio non può più legalmente essere riammesso alla professione, il suo rapporto con l’ordine professionale è concluso per sempre. Di conseguenza, il potere disciplinare perde la sua funzione e il procedimento diventa privo di scopo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati