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Cessazione materia del contendere: effetti in Cassazione

Una controversia di lavoro pubblico giunge in Cassazione. Le parti raggiungono un accordo transattivo e chiedono alla Corte di prenderne atto. La Suprema Corte dichiara la cessazione materia del contendere, specificando che tale pronuncia determina la perdita di efficacia della sentenza impugnata, senza necessità di una formale cassazione. Questa decisione si fonda su un principio delle Sezioni Unite e chiarisce le conseguenze processuali ed economiche di un accordo raggiunto durante il giudizio di legittimità.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cessazione Materia del Contendere in Cassazione: Cosa Succede alla Sentenza Impugnata?

Quando le parti di una causa raggiungono un accordo mentre il processo è pendente davanti alla Corte di Cassazione, quale sorte attende la sentenza impugnata? Una recente ordinanza della Suprema Corte offre un chiarimento fondamentale sul concetto di cessazione materia del contendere e sui suoi effetti pratici. Questo istituto processuale si rivela cruciale per comprendere come un accordo tra le parti possa di fatto neutralizzare gli esiti dei precedenti gradi di giudizio, portando a una risoluzione definitiva della controversia al di fuori delle aule di tribunale.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia di lavoro pubblico. Una dipendente di un Comune aveva citato in giudizio l’ente per ottenere il pagamento di somme a titolo di lavoro straordinario e altre indennità relative a un periodo specifico. La sua domanda era stata respinta sia in primo grado dal Tribunale sia in secondo grado dalla Corte d’Appello. Non dandosi per vinta, la lavoratrice aveva proposto ricorso per Cassazione, portando la questione al vaglio della Suprema Corte.

L’Accordo Transattivo e la Dichiarazione di cessazione materia del contendere

Mentre il ricorso era pendente, le parti hanno compiuto un passo decisivo: hanno sottoscritto una transazione stragiudiziale, risolvendo la lite con un accordo bonario raggiunto in sede sindacale. A seguito di ciò, hanno depositato congiuntamente un’istanza alla Corte di Cassazione, chiedendo di dichiarare la cessazione materia del contendere, con integrale compensazione delle spese legali.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta congiunta delle parti. Ha dichiarato cessata la materia del contendere, ma ha fatto molto di più che prendere semplicemente atto dell’accordo. Ha colto l’occasione per ribadire un importante principio di diritto, delineando con precisione le conseguenze di tale pronuncia sulla sentenza d’appello impugnata.

Le Motivazioni: Il Principio delle Sezioni Unite

Il cuore della decisione risiede nel richiamo a un fondamentale pronunciamento delle Sezioni Unite della Cassazione (sent. n. 8980/2018). Secondo tale principio, quando le parti definiscono la controversia con un accordo convenzionale durante il giudizio di legittimità, la Corte deve dichiarare la cessazione materia del contendere. Questa dichiarazione non è una mera formalità, ma produce un effetto sostanziale di grande rilievo: la sentenza impugnata perde automaticamente la sua efficacia.

La Corte chiarisce che non si tratta di una ‘cassazione’ della sentenza. Il giudice di legittimità non entra nel merito del ricorso né annulla la decisione precedente. Piuttosto, accerta che, a causa dell’accordo, le parti hanno rinunciato a valersi degli effetti di quella sentenza, affidando la regolamentazione del loro rapporto esclusivamente al patto transattivo. L’intervento del giudice non è più necessario perché è venuto meno il bisogno di tutela giurisdizionale.

Un’ulteriore importante conseguenza riguarda le spese. La Corte ha disposto la compensazione integrale delle spese di giudizio, conformemente a quanto stabilito dalle parti stesse nel loro accordo. Infine, ha precisato che, in caso di cessazione della materia del contendere, non sussistono i presupposti per il versamento, da parte del ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato, previsto invece nei casi di rigetto o inammissibilità del ricorso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione in esame offre preziose indicazioni pratiche per le parti e i loro difensori. Dimostra che la via della transazione è percorribile e vantaggiosa anche nella fase più avanzata del contenzioso, ossia davanti alla Corte di Cassazione. L’accordo stragiudiziale non solo pone fine alla lite, ma ‘sterilizza’ gli effetti delle sentenze precedenti, garantendo che sia solo la volontà delle parti, cristallizzata nell’accordo, a disciplinare il rapporto. La pronuncia di cessazione materia del contendere offre una chiusura del processo netta e definitiva, eliminando l’efficacia del giudicato precedente e prevenendo l’applicazione di sanzioni processuali come il doppio contributo unificato.

Cosa succede alla sentenza impugnata quando la Cassazione dichiara la cessazione della materia del contendere a seguito di un accordo tra le parti?
La sentenza impugnata perde automaticamente la sua efficacia. Le parti, regolando la vicenda con un accordo negoziale, hanno di fatto rinunciato a valersi degli effetti di quella sentenza, affidando la disciplina del loro rapporto esclusivamente all’accordo stesso.

In caso di cessazione della materia del contendere, il ricorrente deve pagare l’ulteriore importo del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che non sussistono le condizioni per il versamento dell’ulteriore importo del contributo unificato, in quanto tale sanzione si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di pronuncia di cessazione della materia del contendere.

Perché la Corte dichiara la cessazione della materia del contendere invece di rigettare o dichiarare inammissibile il ricorso?
Perché l’accordo tra le parti fa venire meno l’interesse stesso a una decisione sul ricorso. La Corte non valuta più il merito dell’impugnazione ma si limita a prendere atto che la controversia è stata risolta dalle parti stesse, rendendo superfluo l’intervento del giudice e la pronuncia di una decisione di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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