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Cessazione materia del contendere: effetti e spese

Un privato cittadino ha presentato ricorso in Cassazione contro una decisione della Corte d’Appello che aveva respinto la sua richiesta di proprietà per usucapione a favore di un istituto di credito. Durante il processo, le parti hanno raggiunto un accordo transattivo. Di conseguenza, la Corte Suprema ha dichiarato la cessazione materia del contendere, annullando l’efficacia della sentenza impugnata e disponendo la compensazione integrale delle spese legali, come concordato dalle parti.

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Cessazione materia del contendere: quando l’accordo chiude il processo

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sulla cessazione materia del contendere, un istituto processuale che interviene quando un accordo tra le parti risolve la disputa al di fuori delle aule di tribunale. Questo meccanismo, come chiarito dalla Corte di Cassazione, ha effetti precisi sulla sentenza impugnata e sulla gestione delle spese legali, rappresentando una via d’uscita efficiente da complesse controversie legali, come quella in esame nata da una rivendicazione di proprietà per usucapione.

I Fatti del Caso: dalla Usucapione all’Appello in Cassazione

La vicenda giudiziaria trae origine da una controversia immobiliare. Un privato cittadino aveva ottenuto una sentenza di primo grado che lo riconosceva proprietario di un complesso di immobili per intervenuta usucapione. Tuttavia, un istituto di credito cooperativo, vantando diritti su quegli stessi beni, aveva promosso un’opposizione di terzo, ottenendo ragione sia in primo grado che in appello. La Corte d’Appello aveva infatti confermato la sentenza che accoglieva l’opposizione della banca, di fatto negando l’usucapione al privato. Quest’ultimo, non rassegnato, aveva quindi proposto ricorso per Cassazione.

La Decisione della Corte: la cessazione materia del contendere per accordo

Il colpo di scena avviene durante il giudizio di legittimità. Le parti in causa, ovvero il ricorrente e l’istituto di credito, depositano un’istanza congiunta per la dichiarazione di cessazione materia del contendere. Comunicano infatti alla Corte di aver raggiunto un accordo transattivo che ha risolto definitivamente la controversia. La Corte di Cassazione, preso atto dell’accordo, accoglie l’istanza, dichiara l’estinzione del processo e stabilisce la compensazione integrale delle spese legali, in conformità con la volontà espressa dalle parti stesse nell’accordo.

Le Motivazioni

La Corte Suprema motiva la sua decisione chiarendo la natura e gli effetti della cessazione materia del contendere. In primo luogo, stabilisce che tale pronuncia determina il venir meno dell’efficacia della sentenza impugnata (in questo caso, quella della Corte d’Appello). Questo accade perché l’accordo raggiunto dalle parti fa venir meno il loro interesse a una decisione nel merito del ricorso. La situazione, precisa la Corte, non è assimilabile a un rigetto, a un’inammissibilità o a un’improcedibilità del ricorso, che avrebbero conseguenze diverse. Si tratta, invece, di una presa d’atto che la lite è stata risolta autonomamente dalle parti, rendendo superfluo l’intervento del giudice. Per quanto riguarda le spese, la Corte sottolinea che, essendoci un accordo esplicito tra le parti per la loro integrale compensazione, il giudice non può che attenersi a tale volontà.

Le Conclusioni

Le conclusioni pratiche di questa ordinanza sono significative. Innanzitutto, si conferma che un accordo transattivo è uno strumento potente per chiudere un contenzioso in qualsiasi fase e grado, anche davanti alla Corte di Cassazione. In secondo luogo, la dichiarazione di cessazione materia del contendere comporta un effetto tombale sulla sentenza precedente, che perde la sua efficacia, come se non fosse mai stata emessa. Infine, un punto di grande rilevanza pratica riguarda il contributo unificato: la Corte chiarisce che, in caso di cessazione della materia del contendere, il ricorrente non è tenuto al versamento dell’ulteriore importo previsto per i casi di rigetto o inammissibilità. Questa precisazione rappresenta un incentivo alla risoluzione concordata delle liti, evitando ulteriori oneri economici per le parti.

Cosa succede alla sentenza impugnata se la Cassazione dichiara la cessazione della materia del contendere?
La sentenza impugnata perde la sua efficacia. La dichiarazione di cessazione della materia del contendere, dovuta a un accordo tra le parti, fa venir meno l’interesse a una decisione e, di conseguenza, annulla gli effetti della pronuncia del giudice precedente.

Perché il ricorrente non è stato condannato a pagare l’ulteriore importo del contributo unificato?
Il ricorrente non è stato condannato al pagamento perché la pronuncia di cessazione della materia del contendere non rientra nelle categorie di decisioni (come il rigetto integrale, l’inammissibilità o l’improcedibilità dell’impugnazione) che attivano il meccanismo sanzionatorio del raddoppio del contributo unificato.

Come sono state regolate le spese legali nel giudizio?
Le spese del giudizio sono state integralmente compensate tra le parti. Questa decisione è stata presa dalla Corte in accoglimento della concorde richiesta formulata dalle parti stesse nel loro accordo transattivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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