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Cessazione materia del contendere: accordo in Cassazione

Una controversia di lavoro, giunta in Cassazione dopo una sentenza d’appello favorevole alla lavoratrice, si conclude con una dichiarazione di cessazione della materia del contendere. Le parti hanno infatti raggiunto un accordo transattivo privato, comunicandolo alla Corte. Di conseguenza, la Cassazione ha terminato il giudizio senza pronunciarsi nel merito e senza statuire sulle spese, prendendo atto della volontà concorde delle parti.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cessazione della materia del contendere: quando l’accordo chiude il processo

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come un giudizio, anche se giunto al suo grado più alto dinanzi alla Corte di Cassazione, possa concludersi non con una sentenza ma con una declaratoria di cessazione della materia del contendere. Questo istituto processuale interviene quando, durante il corso della causa, si verifica un evento che elimina l’interesse delle parti a ottenere una pronuncia nel merito. Nel caso specifico, l’evento risolutore è stato un accordo transattivo tra una società e una sua ex dipendente.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una controversia di lavoro. Una lavoratrice si era rivolta al tribunale per ottenere il riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato con una società di servizi integrati. Inizialmente, la sua domanda era stata respinta in primo grado. Successivamente, la Corte d’Appello di Roma, con sentenza del 2019, aveva ribaltato la decisione, accertando l’esistenza del rapporto di lavoro e condannando la società al pagamento delle retribuzioni maturate e al versamento dei contributi previdenziali.

Contro questa decisione, la società aveva proposto ricorso per Cassazione, al quale la lavoratrice aveva resistito con un controricorso. Tuttavia, nelle more del giudizio di legittimità, le parti hanno trovato un punto d’incontro, formalizzando un accordo transattivo privato per porre fine alla disputa.

La Decisione della Corte di Cassazione

I difensori delle parti hanno presentato un’istanza congiunta alla Corte di Cassazione, chiedendo di dichiarare la cessazione della materia del contendere e di compensare integralmente le spese di giudizio, come previsto nel loro accordo privato. La Suprema Corte, prendendo atto della manifestata volontà delle parti, ha accolto la richiesta. Con ordinanza, ha dichiarato l’avvenuta cessazione della materia del contendere, senza emettere alcun provvedimento sulle spese legali, conformemente all’accordo raggiunto.

Le Motivazioni: la Cessazione della Materia del Contendere e le Spese

La decisione della Corte si fonda su principi procedurali chiari. La cessazione della materia del contendere è la naturale conseguenza di un fatto sopravvenuto che fa venir meno la ragione stessa del contendere, rendendo inutile una pronuncia giudiziale sul diritto controverso.

L’accordo tra le parti e le spese processuali

La Corte ha semplicemente dato atto della volontà espressa dalle parti. In base all’art. 92, ultimo comma, del codice di procedura civile, quando le parti si accordano sulla compensazione delle spese, il giudice non può che prenderne atto. L’accordo transattivo ha quindi prevalso, determinando non solo la fine della lite ma anche la regolamentazione delle spese legali, che sono rimaste a carico di ciascuna parte come da loro pattuito.

Niente raddoppio del contributo unificato

Un altro punto rilevante toccato dall’ordinanza riguarda il cosiddetto “raddoppio del contributo unificato”. Questa è una sanzione processuale prevista quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, improcedibile o viene integralmente respinto. La Corte ha chiarito che, nel caso di cessazione della materia del contendere a seguito di un accordo, non sussistono i presupposti per applicare tale sanzione, come confermato da precedente giurisprudenza (Cass. n. 3542/2017).

Le Conclusioni: l’importanza della transazione

Questa ordinanza evidenzia il valore della transazione come strumento di risoluzione delle controversie. Anche in una fase avanzata del processo come il giudizio di Cassazione, un accordo tra le parti può chiudere definitivamente la lite in modo più rapido e certo rispetto a una sentenza. La decisione dimostra come l’ordinamento favorisca la volontà concorde delle parti, permettendo loro di definire non solo la controversia nel merito, ma anche l’aspetto economico delle spese legali, evitando così ulteriori contenziosi e i costi associati a una pronuncia giudiziale.

Cosa significa ‘cessazione della materia del contendere’?
Significa che il processo si conclude senza una decisione sul merito della questione perché è venuto a mancare l’interesse delle parti a proseguire la causa, solitamente a causa di un evento esterno come un accordo o un pagamento.

Cosa succede alle spese legali quando viene dichiarata la cessazione della materia del contendere per accordo tra le parti?
Le spese legali vengono regolate secondo quanto stabilito dalle parti nel loro accordo. Come nel caso di specie, se le parti concordano per la compensazione, il giudice si limita a prenderne atto senza emettere alcuna condanna al pagamento.

In caso di transazione e cessazione della materia del contendere, si applica il raddoppio del contributo unificato?
No, l’ordinanza chiarisce che in caso di cessazione della materia del contendere a seguito di un accordo transattivo, non sussiste il presupposto per il raddoppio del contributo unificato a carico della parte che ha proposto il ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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