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Cessata materia del contendere: costi compensati

Un lavoratore ha citato in giudizio un ente previdenziale per ottenere l’assegno di inabilità. Sebbene l’ente abbia pagato durante la causa, il Tribunale ha dichiarato la cessata materia del contendere ma ha compensato le spese legali. La motivazione risiede nel fatto che il lavoratore non aveva inviato la documentazione necessaria al pagamento, contribuendo così al ritardo.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Assegno di Inabilità: Pagamento in Corso di Causa e Compensazione delle Spese

Ottenere il riconoscimento di un proprio diritto non sempre significa vincere su tutta la linea, specialmente per quanto riguarda le spese legali. Una recente sentenza del Tribunale di Roma illustra perfettamente come, pur a fronte di un pagamento ottenuto, si possa arrivare a una declaratoria di cessata materia del contendere con compensazione dei costi di lite. Ciò accade quando il comportamento del creditore, seppur in parte, ha contribuito a generare la necessità del contenzioso.

I Fatti di Causa

Il caso analizzato riguarda un lavoratore che, dopo aver ottenuto il riconoscimento del proprio stato di inabilità tramite un Decreto di omologa, citava in giudizio l’ente previdenziale per ottenere il pagamento del relativo assegno ordinario e degli arretrati maturati.

L’ente si costituiva in giudizio sostenendo di aver già provveduto a liquidare tutte le somme dovute e chiedeva che venisse dichiarata la cessata materia del contendere. L’ente, tuttavia, specificava che il ritardo nel pagamento era dovuto a due omissioni da parte del ricorrente: la mancata notifica del Decreto di omologa e la mancata trasmissione, tramite i canali telematici preposti, dei modelli amministrativi contenenti i dati necessari per l’accredito delle somme (come il modello AP70).

La Decisione del Tribunale e la cessata materia del contendere

Il Giudice del Lavoro, lette le note scritte delle parti, ha accolto la richiesta dell’ente previdenziale. Rilevato che la prestazione richiesta era stata effettivamente pagata, il Tribunale ha dichiarato cessata la materia del contendere per carenza di interesse ad agire da parte del ricorrente, essendo la sua pretesa ormai integralmente soddisfatta.

La parte più significativa della sentenza riguarda però la gestione delle spese di lite. Anziché condannare l’ente al pagamento delle spese legali del lavoratore (come avviene di norma in base al principio della soccombenza virtuale), il giudice ha disposto la loro totale compensazione.

Le Motivazioni

La decisione di compensare le spese si fonda su un’attenta analisi delle condotte delle parti. Il giudice ha evidenziato che non vi era prova in atti né della notifica del decreto di omologa all’ente, né dell’invio del modello AP70, completo dei dati bancari indispensabili per il pagamento. Poiché i termini per l’adempimento da parte dell’ente (solitamente 120 giorni) decorrono proprio dalla ricezione di tale documentazione, l’omissione del ricorrente ha di fatto impedito all’ente di provvedere al pagamento in tempi più brevi e ha reso necessario l’avvio del procedimento giudiziario. In sostanza, il comportamento omissivo del lavoratore ha contribuito a causare il ritardo, giustificando la decisione di non porre a carico dell’ente le spese legali della controparte.

Le Conclusioni

Questa sentenza offre un importante monito pratico: il riconoscimento di un diritto non esaurisce gli oneri a carico del cittadino. Per ottenere concretamente una prestazione, specialmente da un ente pubblico, è fondamentale completare scrupolosamente tutti i passaggi amministrativi richiesti. L’invio tempestivo della documentazione corretta non è una mera formalità, ma un requisito essenziale per mettere l’ente in condizione di adempiere. In caso contrario, anche se il diritto viene infine soddisfatto, si rischia di dover sostenere interamente i costi del proprio avvocato, vanificando in parte il risultato ottenuto.

Perché il giudice ha dichiarato la cessata materia del contendere?
Poiché l’ente previdenziale ha provveduto a pagare la prestazione e gli arretrati richiesti durante il corso della causa, la pretesa del ricorrente è stata interamente soddisfatta, facendo così venire meno il suo interesse a proseguire l’azione legale.

Per quale motivo le spese legali sono state compensate e non addebitate all’ente previdenziale?
Le spese sono state compensate perché il giudice ha ritenuto che il ricorrente avesse contribuito a causare il ritardo nel pagamento. In particolare, non è stata fornita la prova dell’invio all’ente della documentazione necessaria per la liquidazione (modello AP70) e della notifica del decreto che accertava il diritto.

Cosa implica per un cittadino la compensazione delle spese?
Implica che, nonostante la sua pretesa fosse fondata e sia stata soddisfatta, il cittadino deve farsi carico delle spese del proprio avvocato. La sentenza stabilisce che ogni parte paga i propri costi legali, senza alcun rimborso dalla controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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