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Certificato di collaudo: il suo valore probatorio

In una controversia relativa all’allestimento di un autocarro risultato in sovrappeso, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sul valore probatorio del certificato di collaudo. L’ordinanza chiarisce che il verbale di collaudo rilasciato dalla Motorizzazione Civile è un atto pubblico con fede privilegiata ai sensi dell’art. 2700 c.c. Pertanto, il suo contenuto non può essere liberamente valutato o smentito dal giudice sulla base di altri elementi, ma può essere contestato solo attraverso la specifica procedura della querela di falso. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva ignorato tale principio.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Certificato di Collaudo MCTC: La Cassazione ne Ribadisce il Valore di Atto Pubblico

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 3426/2024, offre un’importante lezione sul valore legale e probatorio del certificato di collaudo rilasciato dalla Motorizzazione Civile. La decisione chiarisce che tale documento non è una mera formalità burocratica, ma un atto pubblico dotato di ‘fede privilegiata’, con conseguenze significative per la risoluzione delle controversie tecniche. Analizziamo insieme la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

Il Caso: La Modifica di un Autocarro e il Peso Eccessivo

La vicenda ha origine dalla richiesta di una società committente a un’officina specializzata di allestire un autocarro con un cassone ribaltabile e una gru. Per la progettazione delle modifiche, l’officina si avvale della consulenza di un perito industriale esterno. Una volta completato il lavoro, il veicolo supera con esito positivo il collaudo presso la Motorizzazione Civile (MCTC), ottenendo la relativa certificazione e l’aggiornamento della carta di circolazione.

Tuttavia, poco dopo, la società committente contesta che il veicolo, a seguito delle modifiche, ha un peso a vuoto (tara) superiore a quello consentito, rendendolo di fatto inutilizzabile per la circolazione stradale. Di conseguenza, la committente cita in giudizio l’officina chiedendo la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni. L’officina, a sua volta, chiama in causa il perito progettista, chiedendo di essere tenuta indenne (in manleva) da ogni eventuale condanna.

Il Percorso Giudiziario: Dalla Condanna alla Riforma in Appello

Il Tribunale di primo grado accoglie la domanda della società committente, dichiarando risolto il contratto e condannando l’officina alla restituzione del prezzo pagato. Rigetta, però, la domanda di manleva contro il perito, ritenendola generica e non sufficientemente provata.

In secondo grado, la Corte d’Appello ribalta la decisione. Accoglie l’appello dell’officina e condanna il perito a risarcire quest’ultima. Per arrivare a questa conclusione, la Corte d’Appello svaluta l’importanza del certificato di collaudo della MCTC, interpretandolo non come l’esito di una verifica materiale del veicolo, ma come una semplice ‘approvazione cartacea del progetto’. In sostanza, il giudice d’appello ritiene di poter liberamente discostarsi da quanto attestato nel certificato, basandosi su altre prove come la consulenza tecnica d’ufficio che aveva rilevato il sovrappeso.

La Decisione della Cassazione sul valore probatorio del Certificato di Collaudo

Il perito ricorre in Cassazione, e la Suprema Corte accoglie le sue ragioni, cassando con rinvio la sentenza d’appello. Il punto cruciale della decisione risiede proprio nella corretta interpretazione della natura e dell’efficacia probatoria del certificato di collaudo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione afferma un principio cardine: il collaudo effettuato dal funzionario della Motorizzazione Civile, che agisce in qualità di pubblico ufficiale, e il relativo certificato rilasciato, costituiscono un atto pubblico ai sensi dell’articolo 2700 del Codice Civile. Come tale, il documento è dotato di ‘fede privilegiata’.

Questo significa che l’atto fa piena prova, fino a querela di falso, di tutto ciò che il pubblico ufficiale attesta di aver compiuto o di essere avvenuto in sua presenza. Nel caso specifico, il certificato attestava la conformità del veicolo al momento della verifica. La Corte d’Appello ha quindi commesso un errore di diritto nel trattare tale certificato come un qualsiasi altro documento, sottoponendolo al suo libero apprezzamento e di fatto smentendolo senza che fosse stata proposta la specifica azione di querela di falso.

I giudici di legittimità hanno sottolineato che il giudice di merito non può semplicemente ignorare le risultanze di un atto pubblico sulla base di altre prove. Se si ritiene che il contenuto del certificato non sia veritiero (ad esempio, perché la pesatura non è stata eseguita correttamente o il veicolo è stato modificato successivamente), l’unica via per contestarne l’efficacia probatoria è l’apposito procedimento di querela di falso.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: la gerarchia delle prove. Un atto pubblico come il certificato di collaudo non può essere messo in discussione se non attraverso gli strumenti specifici previsti dalla legge. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: rafforza la certezza giuridica legata alle certificazioni rilasciate dalle pubbliche amministrazioni e chiarisce che la responsabilità per eventuali vizi successivi al collaudo non può essere attribuita al progettista o all’allestitore basandosi sulla semplice svalutazione del certificato stesso. Chi intende contestare la veridicità di un collaudo deve assumersi l’onere di avviare una querela di falso, dimostrando la falsità di quanto attestato dal pubblico ufficiale.

Qual è il valore legale di un certificato di collaudo rilasciato dalla Motorizzazione Civile?
Secondo la Corte di Cassazione, ha il valore di atto pubblico dotato di fede privilegiata ai sensi dell’art. 2700 c.c. Ciò significa che fa piena prova di quanto attestato dal funzionario pubblico fino a querela di falso.

Un giudice può ignorare le risultanze di un certificato di collaudo basandosi su altre prove come una perizia?
No. Il giudice non può esercitare il suo libero convincimento per smentire il contenuto di un atto pubblico. La sentenza d’appello è stata cassata proprio perché il giudice aveva erroneamente ritenuto il collaudo una mera ‘approvazione del progetto’ e non una verifica materiale, svalutandone l’efficacia probatoria.

Come si può contestare in un processo ciò che è scritto in un certificato di collaudo?
L’unico strumento giuridico per contestare la veridicità di un atto pubblico come il certificato di collaudo è la querela di falso. Non è sufficiente presentare prove contrarie, ma è necessario avviare un procedimento specifico volto a dimostrare la falsità dell’atto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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