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Certificato di agibilità: quando il danno è limitato

In un caso di compravendita immobiliare, la Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata consegna del certificato di agibilità da parte del venditore non comporta automaticamente un risarcimento basato sulla diminuzione di valore dell’immobile. Se il difetto è puramente formale, ovvero l’immobile possiede tutti i requisiti sostanziali e manca solo l’atto burocratico, il danno risarcibile è limitato ai soli costi sostenuti dall’acquirente per ottenere il documento. La Corte ha così riformato le precedenti decisioni che avevano concesso un risarcimento pari al 20% del valore commerciale.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Certificato di agibilità: quando il danno è solo formale e non sostanziale

L’acquisto di un immobile rappresenta un passo fondamentale, ma cosa succede se il venditore omette di consegnare un documento cruciale come il certificato di agibilità? Questo documento non è una mera formalità, ma attesta che l’edificio rispetta le norme di sicurezza, igiene e salubrità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su come debba essere quantificato il danno in questi casi, operando una distinzione fondamentale tra difetti formali e sostanziali.

I Fatti di Causa: una compravendita senza certificato di agibilità

La vicenda ha inizio con la vendita di un immobile. L’acquirente, dopo la stipula, si accorgeva della mancanza del certificato di agibilità e citava in giudizio la società venditrice per inadempimento contrattuale. Chiedeva un risarcimento del danno, quantificato in una somma considerevole, per la presunta ridotta commerciabilità del bene.

Il Tribunale, in primo grado, dava ragione all’acquirente, condannando la società venditrice al pagamento di 28.000 euro, calcolati come percentuale del valore dell’immobile. La decisione veniva confermata anche dalla Corte d’Appello. La società venditrice, tuttavia, non si arrendeva e ricorreva in Cassazione, sostenendo un punto cruciale: l’immobile aveva tutte le caratteristiche per ottenere l’agibilità, e infatti l’acquirente l’aveva ottenuta in seguito, sostenendo un costo di soli 2.000 euro, per poi rivendere l’immobile a un prezzo superiore a quello d’acquisto. L’inadempimento, quindi, era puramente formale e il danno subito era limitato ai soli costi burocratici.

La Decisione della Corte di Cassazione e il difetto del certificato di agibilità

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società venditrice, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa per una nuova valutazione. Gli Ermellini hanno stabilito un principio di diritto di grande importanza pratica, distinguendo nettamente due scenari.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha chiarito che l’obbligo del venditore di consegnare il certificato di agibilità è previsto dall’art. 1477 del Codice Civile. Tuttavia, le conseguenze del suo inadempimento cambiano a seconda della natura della mancanza.

1. Carenza Sostanziale: Si verifica quando l’immobile presenta difetti strutturali, igienico-sanitari o di sicurezza che impediscono di fatto il rilascio del certificato. In questo caso, il bene è oggettivamente diverso da quello promesso (ipotesi di aliud pro alio) o presenta vizi che ne diminuiscono il valore. Il danno, quindi, è commisurato alla perdita di valore commerciale o, nei casi più gravi, può portare alla risoluzione del contratto.

2. Carenza Meramente Formale: Si ha quando l’immobile possiede tutti i requisiti di legge per essere considerato agibile, ma il venditore ha semplicemente omesso di avviare o completare la pratica amministrativa per ottenere il documento. In questa situazione, secondo la Cassazione, l’inadempimento non incide sulla commerciabilità dell’immobile in senso proprio, ma solo sulla necessità per l’acquirente di farsi carico della pratica.

Nel caso specifico, era emerso che l’immobile era conforme e l’acquirente aveva ottenuto il certificato senza difficoltà, se non per i costi vivi della procedura. Pertanto, il risarcimento non poteva essere calcolato come una percentuale sul valore del bene, ma doveva limitarsi a coprire le spese effettivamente sostenute per sanare la mancanza formale.

Le Conclusioni

La Corte Suprema ha enunciato il seguente principio di diritto: qualora il mancato rilascio del certificato di agibilità sia riconducibile a una carenza meramente formale (mancata attivazione della pratica) e non a carenze sostanziali dell’immobile, l’inadempimento del venditore non incide sulla commerciabilità del bene. Esso comporta solo la necessità per l’acquirente di curare la pratica, con il diritto al risarcimento limitato all’esborso dei relativi oneri. Questa pronuncia fornisce un criterio chiaro e proporzionato per la quantificazione del danno, evitando che l’acquirente possa ottenere un ingiusto vantaggio economico da un inadempimento di natura puramente burocratica.

Cosa succede se il venditore non consegna il certificato di agibilità?
Il venditore è inadempiente rispetto a un obbligo di legge (art. 1477 c.c.). L’acquirente ha diritto al risarcimento del danno, la cui entità dipende dalla natura della mancanza: se sostanziale (l’immobile ha difetti insanabili) o meramente formale (manca solo il documento ma l’immobile è a norma).

Come si calcola il danno se la mancanza del certificato di agibilità è solo un difetto formale?
Secondo la sentenza, se l’immobile ha tutti i requisiti per essere agibile, il danno non corrisponde a una diminuzione del suo valore commerciale. Il risarcimento è limitato alle sole spese che l’acquirente ha dovuto sostenere per ottenere il certificato, come ad esempio i costi per la pratica amministrativa e i compensi dei tecnici.

La rivendita dell’immobile a un prezzo superiore influisce sul diritto al risarcimento?
Sì, implicitamente. La Corte ha considerato che l’acquirente, dopo aver ottenuto il certificato a proprie spese, ha rivenduto il bene a un prezzo maggiore. Questo fatto, unito alla natura meramente formale del difetto, ha rafforzato la tesi che non vi fosse stata una reale perdita di valore dell’immobile, ma solo un esborso economico per regolarizzare la documentazione, che rappresenta l’unica posta di danno risarcibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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