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Certificato di abitabilità: recesso ingiustificato

Una promissaria acquirente recede da un contratto preliminare di compravendita immobiliare a causa della mancanza del certificato di abitabilità. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5963/2024, ha respinto il suo ricorso, stabilendo che il recesso è illegittimo se il vizio è sanabile. Poiché il venditore ha successivamente ottenuto il certificato, l’inadempimento non è stato ritenuto ‘grave’ da giustificare la risoluzione del contratto, ma solo un ritardo formale, non incidendo sulla commerciabilità del bene.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Certificato di Abitabilità: Quando il Recesso del Compratore è Ingiustificato

La compravendita immobiliare è un percorso complesso, costellato di adempimenti burocratici. Tra questi, il certificato di abitabilità assume un ruolo cruciale, attestando che l’immobile rispetta le norme in materia di sicurezza, igiene e salubrità. Ma cosa succede se questo documento manca al momento del contratto preliminare? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 5963/2024) offre chiarimenti fondamentali, distinguendo tra vizi formali e sostanziali e definendo i limiti del diritto di recesso del promissario acquirente.

I Fatti di Causa

Una promissaria acquirente stipulava una proposta irrevocabile d’acquisto per un appartamento, versando una cospicua caparra confirmatoria. Successivamente, scopriva che l’immobile era privo del certificato di abitabilità. Ritenendo tale mancanza un inadempimento grave da parte del venditore, comunicava la propria volontà di recedere dal contratto, chiedendo la restituzione del doppio della caparra.

Il promittente venditore, nel frattempo, si era attivato e aveva ottenuto il rilascio del certificato. Di conseguenza, si opponeva alla richiesta, esercitando a sua volta il recesso per inadempimento della compratrice e trattenendo la caparra. La questione approdava in tribunale, con esiti opposti nei primi due gradi di giudizio: il Tribunale dava ragione alla compratrice, mentre la Corte d’Appello ribaltava la decisione, favorendo il venditore. La vicenda giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso della promissaria acquirente, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della pronuncia è la valutazione della gravità dell’inadempimento del venditore. Secondo i giudici, la semplice assenza formale del documento al momento del preliminare non costituisce, di per sé, un inadempimento talmente grave da giustificare il recesso dell’acquirente.

La distinzione tra vizio sanabile e insanabile e il certificato di abitabilità

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’assenza del certificato di abitabilità non rende nullo il contratto né l’immobile automaticamente incommerciabile. Bisogna distinguere due scenari:
1. Vizio Sanabile: Se l’immobile possiede tutti i requisiti sostanziali di agibilità e la mancanza del certificato è solo un ritardo burocratico o una carenza documentale, l’inadempimento del venditore non è considerato grave. In questo caso, il compratore non può recedere legittimamente, ma può, al più, rifiutarsi di stipulare il rogito definitivo fino alla consegna del documento.
2. Vizio Insanabile: Se l’assenza del certificato nasconde gravi e insanabili violazioni urbanistiche o strutturali che impediscono all’immobile di svolgere la sua funzione abitativa (un caso di aliud pro alio), allora l’inadempimento è grave e il recesso del compratore è legittimo.

Nel caso specifico, il fatto che il venditore sia riuscito a ottenere il certificato in un tempo ragionevole ha dimostrato che il vizio era meramente formale e, quindi, sanabile. Di conseguenza, il recesso della compratrice è stato giudicato illegittimo e contrario ai principi di buona fede e correttezza contrattuale.

La Responsabilità dell’Agente Immobiliare

La ricorrente aveva agito anche contro l’agenzia immobiliare per omessa informazione. La Corte ha escluso anche questa responsabilità. Poiché il vizio si è rivelato puramente formale e risolto prima della scadenza dei termini per il rogito, l’omissione dell’agente non ha causato un danno effettivo né ha indotto la parte a concludere il contratto a condizioni diverse da quelle che avrebbe accettato se fosse stata informata. L’affare, in sostanza, era sicuro e il bene commerciabile.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sull’interpretazione degli articoli 1385 e 1455 del Codice Civile, che disciplinano rispettivamente il recesso per inadempimento e la gravità dello stesso ai fini della risoluzione. La risoluzione (o il recesso) è un rimedio estremo, attivabile solo quando l’inadempimento di una parte pregiudica in modo significativo l’interesse dell’altra. Un ritardo nella consegna di un documento, quando le condizioni sostanziali sono rispettate e il problema è risolvibile, non raggiunge questa soglia di gravità. La commerciabilità del bene non era preclusa, e il successivo rilascio del certificato ha sanato la situazione, rendendo ingiustificata la decisione della compratrice di sciogliersi dal vincolo contrattuale.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre una lezione importante per tutti gli attori del mercato immobiliare. Per i compratori, sottolinea che il recesso non è uno strumento da utilizzare con leggerezza: prima di sciogliersi da un contratto per la mancanza del certificato di abitabilità, è necessario valutare se si tratti di un ostacolo insormontabile o di una mera formalità sanabile. Per i venditori e gli agenti immobiliari, ribadisce l’importanza della trasparenza e della completezza documentale, pur chiarendo che un ritardo burocratico non sempre espone a gravi responsabilità, a patto che ci si attivi prontamente per sanare la situazione.

La mancanza del certificato di abitabilità rende nullo un contratto di compravendita?
No, secondo la Corte la carenza, sia sostanziale che formale, del certificato di abitabilità (o agibilità) non inficia la validità strutturale del contratto e non ne determina la nullità per illiceità dell’oggetto.

È sempre legittimo il recesso dell’acquirente se il venditore non consegna il certificato di abitabilità?
No, non è sempre legittimo. Il recesso è giustificato solo se la mancanza del certificato è dovuta a vizi gravi e insanabili dell’immobile che ne compromettono la funzione abitativa. Se il vizio è meramente formale e sanabile (come dimostrato dal successivo rilascio del certificato), l’inadempimento non è considerato grave e il recesso è illegittimo.

L’agente immobiliare è responsabile se non informa della mancanza del certificato di abitabilità?
Non necessariamente. Nel caso di specie, la Corte ha escluso la responsabilità dell’agente perché la mancanza del certificato era un deficit informativo che, concretamente, non ha influito sulla conclusione dell’affare né ha causato un danno, dato che il certificato è stato ottenuto in tempo utile per il rogito e il bene era sicuro e commerciabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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