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Centro unico di imputazione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione di merito che riconosceva un centro unico di imputazione tra tre società collegate. Una dipendente, formalmente assunta da una sola società, prestava la sua attività lavorativa per tutte e tre. La Corte ha stabilito che, ai fini della responsabilità solidale, è sufficiente la connessione economico-funzionale e l’utilizzo condiviso della prestazione lavorativa, non essendo più necessaria l’individuazione di un unico soggetto che impartisce ordini.

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Centro Unico di Imputazione: La Guida Completa all’Ordinanza della Cassazione

Il concetto di centro unico di imputazione del rapporto di lavoro è fondamentale per tutelare i lavoratori che operano all’interno di gruppi societari. Spesso, un dipendente è formalmente assunto da una società ma, di fatto, presta la sua attività per più entità collegate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha consolidato un principio chiave: per affermare la responsabilità solidale di più aziende, non è più necessario individuare un’unica regia direttiva, ma è sufficiente dimostrare il collegamento funzionale e l’utilizzo condiviso della prestazione lavorativa. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Una Sola Dipendente per Tre Società

Il caso esaminato riguarda una lavoratrice formalmente assunta da una società, ma che di fatto svolgeva le proprie mansioni a beneficio anche di altre due società collegate. Le tre entità condividevano la stessa sede, gli stessi uffici e i medesimi consulenti professionali, presentando un assetto societario quasi identico. La dipendente riceveva ordini e direttive che andavano a beneficio non solo del suo datore di lavoro formale, ma dell’intero gruppo.
A seguito del licenziamento, la lavoratrice ha agito in giudizio per ottenere il riconoscimento di un unico rapporto di lavoro intercorrente con tutte e tre le società e la condanna solidale al pagamento delle differenze retributive e dell’indennità risarcitoria.

La Decisione della Corte d’Appello e il concetto di centro unico di imputazione

La Corte d’Appello, in riforma parziale della sentenza di primo grado, ha accolto la tesi della lavoratrice. I giudici hanno riconosciuto l’esistenza di un unico rapporto di lavoro subordinato con tutte e tre le società, qualificate come centro unico di imputazione. Di conseguenza, hanno condannato due delle società, in solido tra loro, al pagamento delle somme dovute alla dipendente, mentre si sono limitati a una pronuncia dichiarativa nei confronti della terza società, nel frattempo fallita.
Una delle società condannate ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse errato nel non individuare il soggetto specifico che impartiva gli ordini, ritenendolo un elemento essenziale per configurare la codatorialità.

I Motivi del Ricorso

Il ricorso si basava essenzialmente su tre motivi, tutti incentrati sulla stessa questione: la mancata individuazione di un “unico soggetto direttivo”. Secondo la società ricorrente, l’assenza di questo elemento avrebbe dovuto impedire ai giudici di riconoscere un centro unico di imputazione e, quindi, una responsabilità condivisa.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo i motivi infondati e cogliendo l’occasione per ribadire l’evoluzione della giurisprudenza in materia. I giudici hanno chiarito che l’approccio iniziale, che richiedeva la prova di un unico centro direttivo finalizzato a eludere norme imperative (ad esempio in materia di licenziamenti collettivi o obbligo di repechage), è stato superato.
L’orientamento più recente, ormai consolidato, si concentra su due elementi fondamentali:
1. Il collegamento economico-funzionale tra le imprese: Un legame tale da rendere le diverse società parte di un’unica realtà imprenditoriale.
2. L’utilizzazione contemporanea e indistinta della prestazione lavorativa: Il fatto che il dipendente lavori per più società del gruppo senza una chiara distinzione delle sue mansioni per ciascuna di esse.

Quando questi due requisiti sono presenti, si configura un centro unico di imputazione. Di conseguenza, tutte le società che hanno beneficiato della prestazione lavorativa sono considerate co-datori di lavoro e sono responsabili in solido per le obbligazioni nascenti dal rapporto. Questa responsabilità solidale deriva direttamente dalla presunzione prevista dall’art. 1294 del codice civile, secondo cui i condebitori sono tenuti in solido se dalla legge o dal titolo non risulta diversamente.
La Corte ha quindi concluso che la decisione d’appello era corretta, poiché aveva accertato in fatto sia il collegamento funzionale tra le società sia l’utilizzo condiviso della lavoratrice, rendendo irrilevante la mancata individuazione di chi, materialmente, impartisse gli ordini.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio di grande importanza pratica. Per le imprese che operano in gruppo, la semplice distinzione formale in diverse entità giuridiche non è sufficiente a schermare la responsabilità lavoristica. Se nella sostanza le attività sono integrate e i lavoratori vengono impiegati in modo promiscuo, tutte le società coinvolte possono essere chiamate a rispondere solidalmente degli obblighi verso i dipendenti. Per i lavoratori, questa giurisprudenza rappresenta una tutela rafforzata, poiché consente loro di agire nei confronti di tutte le società che hanno tratto vantaggio dal loro lavoro, aumentando le possibilità di ottenere quanto loro dovuto.

Quando più società possono essere considerate un unico datore di lavoro?
Secondo la Corte, più società costituiscono un centro unico di imputazione quando esiste tra loro un collegamento economico-funzionale tale da comportare l’utilizzazione contemporanea e indistinta della prestazione lavorativa del dipendente.

È necessario identificare una persona specifica che impartisce ordini per conto di tutte le società per stabilire la codatorialità?
No. La sentenza chiarisce che l’individuazione di un “unico soggetto direttivo” non è più un elemento essenziale. Ciò che rileva è la condivisione della prestazione lavorativa per soddisfare l’interesse del gruppo, che fa scattare una presunzione di solidarietà tra le società fruitrici.

Qual è la conseguenza per le società se vengono riconosciute come centro unico di imputazione?
La conseguenza principale è che tutte le società che hanno beneficiato dell’attività del lavoratore sono considerate responsabili in solido per le obbligazioni che derivano dal rapporto di lavoro (es. pagamento delle retribuzioni, indennità di licenziamento), in virtù della presunzione di solidarietà prevista dall’art. 1294 del codice civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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