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Causale generica somministrazione: Cassazione chiarisce

L’ordinanza esamina il caso di una lavoratrice in somministrazione il cui contratto è stato dichiarato illegittimo per la genericità della causale, che faceva un vago riferimento al contratto collettivo. La Corte di Cassazione conferma che una causale generica in un contratto di somministrazione equivale alla sua assenza, comportando la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con l’azienda utilizzatrice. Tuttavia, la Corte riforma la quantificazione del danno, stabilendo l’applicazione dell’indennità onnicomprensiva prevista dall’art. 32 della L. 183/2010, anziché il risarcimento integrale delle retribuzioni.

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Causale Generica Somministrazione: Quando il Contratto Diventa a Tempo Indeterminato

Il ricorso al lavoro tramite agenzia è una prassi diffusa, ma la legge impone paletti rigorosi per evitare abusi. Uno dei cardini di questa disciplina è la ‘causale’, ovvero la ragione specifica che giustifica l’assunzione a termine. Con l’Ordinanza n. 7588/2019, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: una causale generica in un contratto di somministrazione equivale a una sua totale assenza, con conseguenze significative per l’azienda utilizzatrice. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Una lavoratrice era stata assunta da un’agenzia di somministrazione per prestare servizio presso una grande società nazionale. Il suo contratto individuale di lavoro, così come il contratto commerciale di fornitura tra l’agenzia e l’azienda utilizzatrice, giustificava l’assunzione a termine con una formula estremamente vaga: “casi previsti dai contratti collettivi nazionali della categoria di appartenenza dell’impresa utilizzatrice”.

La lavoratrice ha impugnato il contratto, sostenendo che tale clausola fosse troppo generica per costituire una valida causale. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello le hanno dato ragione, dichiarando l’illegittimità della somministrazione e la costituzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con l’azienda utilizzatrice. Quest’ultima ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Questione Giuridica: La Specificità della Causale

Il cuore della controversia risiede in una domanda cruciale: un semplice rinvio alle ipotesi previste da un contratto collettivo, senza specificare quale di esse si applichi concretamente, soddisfa il requisito di legge? La normativa, sia quella passata (L. 196/97) che quella all’epoca vigente (D.Lgs. 276/2003), ha sempre richiesto che le ragioni del ricorso al lavoro flessibile fossero chiaramente indicate per permetterne un controllo effettivo, sia preventivo che giudiziale.

La Decisione della Cassazione sulla Causale Generica Somministrazione

La Corte di Cassazione ha rigettato i motivi di ricorso relativi alla legittimità del contratto, ma ha accolto quello relativo alla quantificazione del danno, cassando con rinvio la sentenza d’appello su questo specifico punto.

Conferma dell’Illegittimità del Contratto

I giudici di legittimità hanno confermato la decisione dei tribunali di merito. Una causale generica nella somministrazione è illegittima. Non è sufficiente un rinvio astratto e generico alla contrattazione collettiva. Sia il contratto di fornitura (tra agenzia e utilizzatore) sia il contratto di lavoro (tra agenzia e lavoratore) devono contenere una previsione specifica e dettagliata che consenta di individuare senza incertezze la reale esigenza temporanea dell’azienda.

La Sanzione: Conversione e Indennità

La conseguenza principale di tale illegittimità è la conversione del rapporto: il lavoratore si considera dipendente a tempo indeterminato dell’azienda utilizzatrice sin dall’inizio. La vera novità della sentenza riguarda però l’aspetto risarcitorio. La Corte ha stabilito che al caso di specie deve applicarsi lo ius superveniens dell’art. 32 della Legge n. 183/2010 (il cosiddetto ‘Collegato Lavoro’), che ha introdotto un’indennità onnicomprensiva per risarcire il danno derivante da apposizione illegittima del termine.

Le Motivazioni della Corte

La ratio decidendi della Corte è chiara e si fonda su due pilastri.

In primo luogo, la necessità di una causale specifica serve a garantire la trasparenza e la verificabilità delle ragioni che spingono un’azienda a non assumere direttamente a tempo indeterminato. Una clausola generica, di fatto, elude questo controllo, rendendo impossibile verificare a posteriori se l’esigenza aziendale dichiarata fosse reale e se il lavoratore sia stato effettivamente impiegato per quella mansione. Questo, secondo la Corte, spezza ‘l’unitarietà della fattispecie complessa’ voluta dal legislatore.

In secondo luogo, riguardo al risarcimento, la Corte ha applicato per analogia la disciplina prevista per i contratti a termine. Ha chiarito che l’introduzione dell’indennità forfettaria (compresa tra 2,5 e 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto) da parte della Legge 183/2010 si estende anche ai casi di somministrazione irregolare. Questa norma, anche se successiva ai fatti, si applica ai giudizi in corso e mira a standardizzare le conseguenze economiche, sostituendo il precedente regime che prevedeva il pagamento di tutte le retribuzioni dal momento della messa a disposizione delle energie lavorative.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza n. 7588/2019 offre insegnamenti preziosi.

Per le aziende utilizzatrici e le agenzie di somministrazione, emerge l’imperativo di non affidarsi a clausole ‘di stile’. La causale deve essere redatta con la massima precisione, indicando la specifica esigenza produttiva, tecnica o organizzativa e, se possibile, collegandola a fatti concreti e verificabili. Il rischio, altrimenti, è quello di vedersi trasformare un rapporto temporaneo in uno a tempo indeterminato.

Per i lavoratori, la sentenza conferma la possibilità di contestare contratti basati su giustificazioni vaghe, ottenendo la stabilizzazione del rapporto. Al contempo, chiarisce che il risarcimento del danno non corrisponderà più al totale delle retribuzioni perse, ma a un’indennità standardizzata, il cui importo sarà determinato dal giudice all’interno della forbice prevista dalla legge.

Un riferimento generico al contratto collettivo è una causale valida per un contratto di somministrazione?
No. L’Ordinanza n. 7588/2019 stabilisce che la causale deve essere specifica e non un mero rinvio generico ai “casi previsti dai contratti collettivi”. Tale genericità la rende invalida, come se fosse assente.

Cosa succede se la causale di un contratto di somministrazione è ritenuta illegittima?
Il rapporto di lavoro si considera a tempo indeterminato fin dall’inizio, non con l’agenzia di somministrazione, ma direttamente con l’azienda che ha utilizzato la prestazione del lavoratore.

In caso di conversione del contratto, quale risarcimento spetta al lavoratore?
La Corte ha stabilito che si applica l’indennità onnicomprensiva prevista dall’art. 32 della Legge n. 183/2010. Questa indennità, compresa tra 2,5 e 12 mensilità dell’ultima retribuzione, sostituisce il risarcimento basato sulle retribuzioni non percepite dalla data di messa a disposizione delle energie lavorative.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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