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Carenze sistemiche e asilo: la Cassazione decide

Un cittadino straniero ha impugnato il suo trasferimento in Slovenia, previsto dal Regolamento Dublino, denunciando carenze sistemiche nel sistema di accoglienza di quel paese. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 9535/2024, ha stabilito che il giudice di merito non può limitarsi a definire un paese ‘sicuro’ ma ha l’obbligo di esaminare concretamente le prove fornite dal ricorrente riguardo tali deficienze. La Corte ha quindi cassato la decisione precedente, che aveva ignorato la documentazione presentata, e ha rinviato il caso per un nuovo esame.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Carenze Sistemiche e Asilo: Il Giudice Deve Indagare

L’Ordinanza n. 9535/2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel diritto dell’immigrazione: l’obbligo del giudice di valutare attentamente le prove relative a carenze sistemiche nel sistema di asilo di un altro Stato membro prima di confermare un trasferimento ai sensi del Regolamento Dublino. Questa decisione riafferma la necessità di un esame approfondito a tutela dei diritti fondamentali del richiedente protezione internazionale, impedendo ai tribunali di respingere un ricorso basandosi sulla presunzione generica che uno Stato UE sia un ‘paese sicuro’.

I Fatti del Caso

Un cittadino di origine pakistana, dopo aver presentato una domanda di protezione internazionale in Slovenia e successivamente in Italia, si è visto notificare un provvedimento di trasferimento verso la Slovenia, emesso dall’Unità Dublino del Ministero dell’Interno. Il richiedente ha impugnato tale provvedimento davanti al Tribunale di Trieste, il quale ha però respinto il ricorso. Secondo il tribunale, il ricorrente non aveva sufficientemente dimostrato l’esistenza di carenze sistemiche nella procedura d’asilo o nelle condizioni di accoglienza in Slovenia.

Contro questa decisione, il cittadino straniero ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali:
1. Un errore sulla competenza territoriale del Tribunale di Trieste.
2. L’omesso esame, da parte del giudice di primo grado, della documentazione prodotta (tra cui un rapporto di Amnesty International) che evidenziava specifiche criticità del sistema di accoglienza sloveno.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i due motivi, giungendo a conclusioni opposte per ciascuno di essi.

La Questione della Competenza Territoriale

Il primo motivo, relativo alla competenza, è stato dichiarato inammissibile. La Cassazione ha ribadito il suo orientamento consolidato, secondo cui la competenza a decidere su queste impugnazioni si radica in base a un ‘criterio di prossimità’. Ciò significa che il tribunale competente è quello nella cui circoscrizione si trova la struttura o il centro di accoglienza che ospita il ricorrente. Questa interpretazione, orientata a garantire l’effettività del diritto di difesa dello straniero, è stata ritenuta corretta e il motivo di ricorso non ha offerto elementi validi per metterla in discussione.

L’Obbligo di Esaminare le Carenze Sistemiche

Il secondo motivo è stato, invece, accolto. La Corte ha ritenuto fondata la censura di omesso esame. Il Tribunale di Trieste si era limitato ad un’affermazione laconica e apodittica, sostenendo che non fossero state allegate specifiche carenze sistemiche e che la Slovenia fosse, quindi, un ‘paese sicuro’.

Le Motivazioni

La Cassazione ha duramente criticato l’approccio del giudice di merito, sottolineando come avesse completamente trascurato gli elementi documentali e argomentativi forniti dal ricorrente. Citando una recente e rilevante sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (30 novembre 2023), la Suprema Corte ha chiarito un principio fondamentale: un giudice nazionale, investito di un ricorso contro una decisione di trasferimento, non può esaminare il rischio di violazione del principio di non refoulement (respingimento) se prima non ha constatato l’assenza di carenze sistemiche nella procedura di asilo e nelle condizioni di accoglienza dello Stato membro richiesto.

In altre parole, il primo passo obbligatorio per il giudice è verificare se le prove fornite dal ricorrente (come i rapporti di organizzazioni internazionali) dimostrino l’esistenza di tali deficienze strutturali. Solo dopo aver escluso la loro esistenza, può procedere oltre. Nel caso di specie, il Tribunale di Trieste ha saltato questo passaggio cruciale, ignorando le prove e limitandosi a una conclusione generica. Questo comportamento costituisce un vizio della decisione, in quanto il giudice ha abdicato al suo dovere di approfondire i fatti specifici allegati.

Conclusioni

L’ordinanza in commento stabilisce un importante principio a garanzia dei diritti dei richiedenti asilo. Un tribunale non può respingere un’impugnazione contro un trasferimento Dublino con la semplice etichetta di ‘paese sicuro’. Al contrario, ha il dovere giuridico di procedere a un’analisi concreta e approfondita delle prove fornite dal ricorrente riguardo a possibili carenze sistemiche. Se il richiedente produce documenti e argomenti specifici (come rapporti di ONG attendibili), il giudice deve valutarli per accertare se esistano effettive e gravi deficienze nel sistema di accoglienza dello Stato di destinazione. La decisione è stata quindi cassata con rinvio al Tribunale di Trieste, che dovrà, in diversa composizione, riesaminare il caso attenendosi a questo fondamentale principio.

Quale tribunale è competente a decidere sull’impugnazione di un provvedimento di trasferimento Dublino?
È competente il tribunale specializzato in materia di immigrazione nella cui circoscrizione si trova la struttura o il centro che ospita il richiedente asilo. La Corte di Cassazione applica un ‘criterio di prossimità’ per garantire un più facile accesso alla giustizia per lo straniero.

Un giudice può respingere un ricorso contro un trasferimento Dublino affermando semplicemente che il paese di destinazione è ‘sicuro’?
No. La Corte di Cassazione, richiamando anche la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, ha stabilito che il giudice non può limitarsi a un’affermazione generica e laconica. Ha l’obbligo di esaminare in modo approfondito le prove specifiche fornite dal ricorrente riguardo a possibili carenze sistemiche nel sistema di asilo e accoglienza del paese di destinazione.

Cosa deve fare il giudice se un richiedente asilo presenta prove di possibili carenze sistemiche nel paese di destinazione?
Il giudice deve procedere ai necessari approfondimenti per verificare se tali carenze esistano effettivamente. Non può ignorare o trascurare la documentazione e gli argomenti presentati. Deve valutare se le criticità evidenziate siano tali da creare un rischio di violazione del principio di non refoulement o di trattamento inumano e degradante per il richiedente in caso di trasferimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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