Sopravvenuta Carenza di Interesse: Cosa Succede al Processo?
Nel mondo del diritto, non sempre un processo giunge alla sua naturale conclusione con una sentenza che stabilisce chi ha torto e chi ha ragione. A volte, eventi esterni modificano la situazione a tal punto da rendere inutile una decisione del giudice. È il caso della carenza di interesse sopravvenuta, un principio fondamentale del diritto processuale civile brillantemente illustrato in una recente ordinanza della Corte di Cassazione.
I Fatti di Causa
La vicenda trae origine da un’azione legale intentata da una compagnia di assicurazioni contro un proprio debitore. Il Tribunale di primo grado aveva accolto la domanda della società, dichiarando inefficace nei suoi confronti la vendita della nuda proprietà di alcuni immobili che il debitore aveva effettuato a favore di terzi. In pratica, la vendita non poteva essere opposta alla compagnia creditrice.
Il debitore, non accettando la decisione, aveva proposto appello. Anche la Corte d’Appello, però, gli dava torto, confermando la sentenza di primo grado. Determinato a far valere le proprie ragioni, il debitore presentava quindi ricorso per Cassazione.
L’Impatto della Sopravvenuta Carenza di Interesse nel Processo
Il colpo di scena si verifica proprio durante il giudizio di legittimità. Le parti, infatti, raggiungono un accordo transattivo, risolvendo bonariamente la controversia che le vedeva contrapposte. A seguito di tale accordo, il ricorrente deposita un’istanza per dichiarare l’estinzione del giudizio, sottolineando come fosse venuta meno la materia del contendere e, di conseguenza, l’interesse di entrambe le parti a una pronuncia della Corte. Questa situazione integra perfettamente la fattispecie della carenza di interesse sopravvenuta.
La Decisione della Corte di Cassazione
Preso atto dell’accordo raggiunto, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La funzione del processo è risolvere controversie reali e attuali; nel momento in cui le parti stesse risolvono la loro disputa, l’intervento del giudice non ha più alcuna utilità pratica. Di conseguenza, il processo non può proseguire.
Oltre a dichiarare l’inammissibilità, la Corte ha disposto la compensazione delle spese legali, ritenendo equo che ciascuna parte sostenesse i propri costi data la risoluzione consensuale della lite.
Le Motivazioni
La motivazione della Corte si fonda su un principio cardine: l’interesse ad agire e a resistere in giudizio deve sussistere non solo al momento dell’instaurazione della causa, ma per tutta la sua durata. Se, come in questo caso, le parti trovano un accordo, il loro interesse a ottenere una sentenza viene meno. La richiesta congiunta di dichiarare cessata la materia del contendere è la prova manifesta di questa carenza di interesse. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso è, quindi, la naturale conseguenza processuale di questa situazione.
Le Conclusioni
La conclusione più significativa di questa ordinanza riguarda le implicazioni economiche per il ricorrente, in particolare l’esclusione del cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. La legge prevede che, in caso di rigetto o inammissibilità dell’impugnazione, la parte soccombente debba versare un ulteriore importo pari al contributo unificato iniziale. Tuttavia, la Corte, richiamando un importante orientamento delle Sezioni Unite, ha chiarito che questa ‘sanzione’ non si applica quando l’inammissibilità deriva da una causa sopravvenuta alla proposizione del ricorso, come la carenza di interesse dovuta a una transazione. Questa decisione offre un importante chiarimento, incentivando le parti a trovare soluzioni conciliative anche in pendenza di giudizio, senza il timore di subire ulteriori oneri economici.
Cosa accade se le parti raggiungono un accordo dopo aver presentato ricorso in Cassazione?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché, avendo risolto la controversia, le parti non hanno più interesse a ottenere una decisione dalla Corte.
Se un ricorso è inammissibile per carenza di interesse sopravvenuta, si deve pagare il doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha specificato che, quando l’inammissibilità è causata da un evento successivo alla proposizione del ricorso (come un accordo tra le parti), non si applica la sanzione del doppio contributo unificato.
Cosa significa che la Corte ‘compensa le spese’ del giudizio?
Significa che il giudice decide che ogni parte debba farsi carico delle proprie spese legali. Questa decisione è spesso adottata quando il processo si conclude per motivi come un accordo, riflettendo l’equità della soluzione trovata dalle parti stesse.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Civile Sez. 3 Num. 17701 Anno 2025
Civile Ord. Sez. 3 Num. 17701 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data pubblicazione: 30/06/2025
ORDINANZA
sul ricorso iscritto al n. 6727/2023 R.G. proposto da : NOME COGNOME domiciliato presso l’avvocato NOME COGNOME (CODICE_FISCALE, da cui è rappresentato e difeso
-ricorrente-
contro
RAGIONE_SOCIALE elettivamente domiciliata in ROMA INDIRIZZO presso lo studio dell’avvocato NOME COGNOME (CODICE_FISCALE che l a rappresenta e difende unitamente all’avvocato NOME (CODICE_FISCALE
-controricorrente-
nonchè contro
COGNOME
COGNOME
e
COGNOME
NOME
-intimati- avverso SENTENZA di CORTE D’APPELLO BARI n. 1857/2022 depositata il 27 dicembre 2022;
udita la relazione svolta nella camera di consiglio del 29 aprile 2025 dal Consigliere NOME COGNOME:
Rilevato che:
Per quanto qui interessa, il Tribunale di Trani, con sentenza n. 1262/2018, accogliendo domanda ex articolo 2901 c.c., dichiarava inefficace nei confronti dell’attrice Cattolica Assicurazioni RAGIONE_SOCIALE la compravendita della nuda proprietà di determinati immobili stipulata il 30 giugno 2010 da NOME COGNOME quale alienante con gli acquirenti NOME COGNOME e NOME COGNOME essendo il COGNOME creditore della compagnia assicurativa.
Il COGNOME proponeva appello, cui la compagnia resisteva, mentre non si costituivano il COGNOME e la COGNOME.
La Corte d’ Appello di Bari rigettava il gravame con sentenza n. 1857/2022.
Il COGNOME ha presentato ricorso, composto di due motivi. Cattolica si è difesa con controricorso.
In data 23 gennaio 2025 il ricorrente ha depositato un”istanza di estinzione’ del giudizio essendo venuta meno la materia del contendere, ed essendo quindi venuto meno pure l’interesse delle parti.
Il ricorrente ha poi depositato il 13 febbraio 2025 memoria in cui dichiara che la controversia è stata transatta dalle parti chiede che
sia dichiarata cessata la materia del contendere, essendo venuto meno l’interesse delle parti.
Risulta effettivamente la sopravvenuta carenza di interesse delle parti come base della richiesta di dichiarare cessata la materia del contendere; ne consegue dichiarazione di sopravvenuta inammissibilità del ricorso, stimandosi equa la compensazione delle spese per quanto verificatosi in questa sede
Non è dovuto il pagamento del doppio contributo unificato nel presente caso, appunto, di sopravvenuto difetto di interesse, quale causa di inammissibilità (v. da ultimo S.U. ord. 19 luglio 2024 n. 19976: ‘ Nell’ipotesi di causa di inammissibilità, sopravvenuta alla proposizione del ricorso per cassazione, non sussistono i presupposti per imporre al ricorrente il pagamento del cd. doppio contributo unificato. ‘; cfr. pure Cass. 31732/2018 e Cass. 14782/2018).
P.Q.M.
La Corte dichiara inammissibile il ricorso per sopravvenuta carenza di interesse. Compensa tra le parti le spese del giudizio di cassazione.
Così deciso in Roma il 29 aprile 2025