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Canoni accesso stradale: a chi spetta il pagamento?

Un proprietario immobiliare si oppone al pagamento dei canoni accesso stradale all’ente gestore, sostenendo la competenza del Comune. La Cassazione rigetta il ricorso, chiarendo che le norme invocate erano state implicitamente abrogate e non sono state fatte rivivere da normative successive. Il diritto alla riscossione spetta quindi all’ente gestore della strada statale.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Canoni accesso stradale: la Cassazione chiarisce chi deve riscuoterli

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta una questione di notevole interesse pratico: a chi devono essere versati i canoni accesso stradale quando un immobile privato si affaccia su una strada statale che attraversa un piccolo centro abitato? La disputa tra l’ente gestore della rete stradale nazionale e il Comune è stata risolta con principi chiari in materia di successione delle leggi nel tempo.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine nel 2010, quando l’ente gestore della rete stradale nazionale cita in giudizio un proprietario immobiliare per ottenere il pagamento di circa 16.000 euro a titolo di canoni per una licenza di accesso a una strada statale. L’immobile in questione si trovava in un Comune con meno di 20.000 abitanti.

In primo grado, il Tribunale accoglieva la domanda dell’ente gestore, anche a causa della mancata costituzione in giudizio del proprietario (contumacia). La decisione veniva successivamente confermata dalla Corte di Appello.

Il proprietario decideva quindi di ricorrere in Cassazione, sostenendo un unico, ma cruciale, motivo: il diritto a riscuotere quei canoni non spetterebbe all’ente nazionale, bensì al Comune, in base a una vecchia normativa che, a suo dire, sarebbe stata “riportata in vita” da un decreto legislativo più recente.

La questione giuridica e i canoni accesso stradale

Il cuore del dibattito legale ruotava attorno all’interpretazione dell’art. 4 della Legge n. 59/1961. Questa norma prevedeva che i canoni per licenze e concessioni su tratti di strade statali interni ai centri abitati fossero di competenza dei Comuni. Il ricorrente sosteneva che il D.Lgs. n. 179/2009 avesse causato la “reviviscenza” di questa disposizione, rendendola nuovamente applicabile.

Di contro, sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano ritenuto che tale norma fosse stata superata e implicitamente abrogata da leggi successive, in particolare dal Codice della Strada (D.Lgs. 285/1992), che ha riorganizzato l’intera materia della gestione e della sicurezza stradale, attribuendo la competenza per i canoni all’ente proprietario o gestore della strada.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e fornendo una lezione chiara sul principio di successione delle leggi.

Innanzitutto, i giudici hanno confermato che l’art. 4 della Legge n. 59/1961 deve considerarsi implicitamente abrogato. Legislazioni successive, come il Codice della Strada e il decreto di trasformazione dell’ente stradale, hanno introdotto una disciplina organica e completa della materia, incompatibile con la norma precedente. Secondo l’art. 15 delle preleggi al Codice Civile, quando una nuova legge regola l’intera materia già regolata dalla legge anteriore, quest’ultima si intende abrogata.

In secondo luogo, la Corte ha smontato la tesi della “reviviscenza”. Il D.Lgs. 179/2009, pur menzionando la Legge 59/1961 tra quelle che “permangono in vigore”, non ha avuto l’effetto di resuscitare norme già defunte. La Corte ha specificato che tale “permanenza” deve intendersi riferita al testo normativo vigente al momento dell’entrata in vigore del decreto stesso, comprensivo quindi di tutte le modifiche e le abrogazioni (anche implicite) intervenute nel tempo. Non si è trattato, quindi, di un ritorno al testo originario del 1961.

Infine, è stato sottolineato come la legge delega (L. 246/2005) su cui si fondava il D.Lgs. 179/2009 avesse proprio l’obiettivo di fare chiarezza nel panorama normativo, escludendo dal mantenimento in vigore quelle disposizioni ormai superate e tacitamente abrogate, perché non più indispensabili.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione stabilisce un principio inequivocabile: i canoni per l’accesso a una strada statale sono dovuti all’ente che gestisce tale strada, anche se questa attraversa un centro abitato di piccole dimensioni. La vecchia normativa che attribuiva tale competenza ai Comuni è stata superata e implicitamente abrogata dalla disciplina organica introdotta dal Codice della Strada. Un intervento legislativo successivo che genericamente conferma la “permanenza in vigore” di una legge non è sufficiente a far rivivere singole disposizioni già abrogate, a meno che non sia espressamente previsto. Per i proprietari di immobili, ciò significa che l’interlocutore corretto per il pagamento dei canoni di accesso è e rimane l’ente gestore della strada statale.

A chi bisogna pagare i canoni per l’accesso a una strada statale che attraversa un centro abitato con meno di 20.000 abitanti?
Sulla base della decisione, i canoni devono essere pagati all’ente gestore della strada statale (in questo caso, l’ente stradale nazionale), e non al Comune, poiché la normativa del Codice della Strada ha superato e sostituito la precedente legislazione in materia.

Una legge che fa “rimanere in vigore” una vecchia normativa può far rivivere una disposizione già abrogata?
No. La Corte ha chiarito che il riferimento alla “permanenza in vigore” si applica al testo della normativa come vigente al momento del nuovo decreto, incluse quindi le abrogazioni, anche implicite, già avvenute. Non si verifica una “reviviscenza” di singole norme se non espressamente previsto.

Cosa si intende per abrogazione implicita di una norma?
Si ha un’abrogazione implicita quando una nuova legge regola interamente una materia già disciplinata da una legge precedente, anche senza dichiarare esplicitamente la vecchia legge abrogata. La nuova disciplina, essendo incompatibile o assorbendo quella precedente, la sostituisce integralmente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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