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Canone Telecomunicazioni Autostrade: Cassazione chiarisce

Una società di telecomunicazioni installava cavi in fibra ottica lungo la rete autostradale in base ad accordi che prevedevano un canone annuo. Con l’entrata in vigore del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (CCE), la società interrompeva i pagamenti, sostenendo che la nuova legge avesse eliminato tale onere. La Corte di Cassazione ha stabilito che, nonostante il principio generale del CCE volto a rimuovere oneri per favorire la concorrenza, una norma specifica (Art. 94) per le autostrade conferma l’obbligo di pagare un’indennità. Di conseguenza, il canone telecomunicazioni autostrade resta dovuto. La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Canone Telecomunicazioni Autostrade: La Cassazione fa chiarezza sulla normativa applicabile

La questione del pagamento del canone telecomunicazioni autostrade da parte degli operatori del settore per l’installazione di infrastrutture come la fibra ottica è da tempo al centro di un complesso dibattito giuridico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo la prevalenza di una norma specifica che garantisce un corrispettivo ai concessionari autostradali, anche dopo l’intervento della normativa europea volta a liberalizzare il settore. Analizziamo i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Contratti e Nuove Normative

La controversia nasce dalla richiesta di pagamento di canoni, relativi al periodo 2003-2006, da parte di una società concessionaria autostradale nei confronti di un’azienda di telecomunicazioni. Quest’ultima aveva installato cavi in fibra ottica lungo la rete autostradale sulla base di dodici diverse convenzioni. Tali accordi prevedevano il pagamento di un canone annuo “a titolo di ricognizione e a compenso di maggiori oneri”.

Con l’entrata in vigore del Codice delle Comunicazioni Elettroniche (D.Lgs. 259/2003), che recepiva le direttive europee, l’operatore di telecomunicazioni ha cessato i pagamenti, invocando l’inefficacia sopravvenuta delle clausole contrattuali. Secondo la sua difesa, la nuova normativa (ius superveniens) mirava a eliminare oneri e canoni per promuovere la concorrenza e lo sviluppo delle reti, rendendo di fatto gratuita l’occupazione del suolo.

La Corte d’Appello aveva dato ragione all’operatore, ritenendo che le installazioni, essendo realizzate sopra o sotto la sede stradale (ad esempio in cavalcavia o sottopassi) e non direttamente sul tracciato, rientrassero in una disciplina che escludeva il pagamento di qualsiasi corrispettivo.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Canone Telecomunicazioni Autostrade

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione di secondo grado, accogliendo parzialmente il ricorso della società autostradale. Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione del rapporto tra la normativa nazionale preesistente (Codice della Strada) e il nuovo Codice delle Comunicazioni Elettroniche (CCE).

Il Conflitto tra Codice della Strada e Codice delle Comunicazioni Elettroniche

Se è vero che l’articolo 93 del CCE introduce un principio generale di divieto di imposizione di oneri non previsti dalla legge per l’installazione di reti di comunicazione, è altrettanto vero che lo stesso Codice contiene una norma speciale per le infrastrutture autostradali. La Corte ha chiarito che non vi è un vero e proprio contrasto tra le due discipline, ma piuttosto un rapporto di genere a specie.

Il Ruolo Decisivo dell’Art. 94 CCE per il canone telecomunicazioni autostrade

La Cassazione ha evidenziato che l’articolo 94 del CCE disciplina specificamente l'”Occupazione di sedi autostradali”. Questa norma prevede che l’installazione di reti di comunicazione elettronica lungo le autostrade dia luogo a una servitù e che, per questo, sia dovuta un’indennità al proprietario o al concessionario. Tale indennità, secondo la Corte, rappresenta la continuità del principio di onerosità già presente nel Codice della Strada.

Pertanto, la Corte d’Appello ha errato nel ritenere applicabile la norma generale sulla servitù gratuita (art. 91 CCE), dovendo invece applicare la disposizione speciale dell’art. 94, che conferma il diritto del concessionario a ricevere un corrispettivo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione basandosi su un precedente specifico (Cass. n. 8453/2019) che aveva già affrontato un caso analogo. In quella sede, si era stabilito che il principio dell’onerosità dell’uso della sede autostradale non è stato abrogato dal CCE, ma semplicemente rimodulato. Il legislatore, pur volendo liberalizzare il settore, ha riconosciuto la specificità delle infrastrutture autostradali, mantenendo un meccanismo di compensazione economica per il loro utilizzo.

L’ordinanza ha ribadito che il corrispettivo è dovuto indipendentemente dalla modalità di installazione, sia che la rete corra lungo il percorso all’interno delle recinzioni, sia che utilizzi cavidotti di nuova costruzione. L’onerosità è legata all’utilizzo dell’infrastruttura autostradale nel suo complesso. La decisione della Corte d’Appello, escludendo ogni pagamento, ha violato questa norma speciale, rendendo necessaria la cassazione della sentenza con rinvio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa pronuncia della Corte di Cassazione ha importanti implicazioni pratiche:

1. Certezza del Diritto: Si consolida il principio secondo cui gli operatori di telecomunicazioni sono tenuti a versare un corrispettivo per l’utilizzo delle sedi autostradali per le proprie infrastrutture.
2. Bilanciamento degli Interessi: La decisione bilancia l’esigenza di promuovere lo sviluppo delle reti di comunicazione con la necessità di remunerare i concessionari per l’uso di beni e infrastrutture complesse e di valore.
3. Guida per il Futuro: La sentenza offre un chiaro riferimento per la gestione dei contratti in essere e per la stipula di nuovi accordi, confermando che il canone telecomunicazioni autostrade, pur nella forma di indennità secondo il CCE, è un elemento legittimo e dovuto.

L’installazione di cavi per telecomunicazioni in autostrada è sempre gratuita dopo l’entrata in vigore del Codice delle Comunicazioni Elettroniche?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che, sebbene il Codice delle Comunicazioni Elettroniche (D.Lgs. 259/2003) abbia un principio generale volto a favorire la concorrenza, per le autostrade si applica la norma speciale dell’art. 94, che prevede specificamente il pagamento di un’indennità al proprietario o al concessionario.

Quale norma prevale tra il Codice della Strada e il Codice delle Comunicazioni Elettroniche per i canoni autostradali?
La Corte stabilisce che non c’è un vero contrasto. Il principio dell’onerosità, già presente nel Codice della Strada, è stato mantenuto anche dal Codice delle Comunicazioni Elettroniche attraverso la norma specifica (art. 94) per le sedi autostradali, che prevale sulla norma generale (art. 93) dello stesso codice.

Cosa succede ai contratti stipulati prima del Codice delle Comunicazioni Elettroniche che prevedevano un canone?
La normativa sopravvenuta (ius superveniens) del Codice delle Comunicazioni Elettroniche si integra nei contratti esistenti. Tuttavia, la clausola che prevede un corrispettivo non viene annullata, ma la sua applicazione deve essere conformata alla nuova legge, che nel caso specifico delle autostrade (art. 94 CCE) continua a prevedere il pagamento di un’indennità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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