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Canone di depurazione: rimborso e rivalsa del gestore

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20014/2025, ha stabilito principi chiave in materia di canone di depurazione. Se il servizio di depurazione delle acque non viene erogato, gli utenti hanno diritto al rimborso di quanto pagato. Il gestore del servizio idrico, pur essendo tenuto alla restituzione in quanto parte contrattuale, può agire in rivalsa contro i soggetti responsabili del malfunzionamento dell’impianto, come la Regione proprietaria. La Corte ha chiarito che la mancata erogazione del servizio costituisce un inadempimento contrattuale, legittimando l’azione di regresso del gestore contro i corresponsabili.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Canone di Depurazione: Rimborso e Diritto di Rivalsa del Gestore

Il pagamento del canone di depurazione è legittimo solo se il servizio viene effettivamente erogato. Un principio ormai consolidato, ma che continua a generare contenziosi complessi sulla ripartizione delle responsabilità. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire non solo il diritto al rimborso per gli utenti, ma anche il diritto del gestore idrico di agire in rivalsa contro gli enti responsabili del disservizio, come la Regione proprietaria dell’impianto.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce dall’azione legale di numerosi utenti e condomini contro la società di gestione del servizio idrico. Gli attori chiedevano la restituzione delle somme versate a titolo di canone per la depurazione delle acque, sostenendo che il servizio non era mai stato erogato a causa del totale malfunzionamento del depuratore di riferimento. La loro richiesta si fondava su una nota sentenza della Corte Costituzionale (n. 335/2008) che aveva dichiarato illegittimo l’addebito del canone in assenza del relativo servizio.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia il Giudice di Pace che il Tribunale, in sede di appello, hanno dato ragione agli utenti. I giudici hanno stabilito che la società di gestione idrica era il soggetto tenuto alla restituzione (legittimazione passiva), in quanto aveva direttamente incassato le somme (accipiens) come parte del contratto di fornitura. Il Tribunale, in particolare, ha confermato la condanna, respingendo le difese della società, la quale sosteneva di non essere il beneficiario finale delle somme e chiedeva di essere tenuta indenne (domanda di manleva) dal Comune, dalla Regione e da un’altra società incaricata della depurazione.

Il Ricorso in Cassazione e la questione del canone di depurazione

La società di gestione ha impugnato la sentenza del Tribunale dinanzi alla Corte di Cassazione, articolando tre motivi di ricorso. I primi due, relativi all’onere della prova sui pagamenti effettuati dagli utenti e sulla quantificazione di eventuali costi da detrarre, sono stati respinti dalla Corte. Il punto cruciale, tuttavia, era il terzo motivo: la società lamentava il rigetto della sua domanda di manleva nei confronti della Regione, proprietaria dell’impianto di depurazione inefficiente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha accolto il terzo motivo, cassando la sentenza e rinviando la causa al Tribunale per un nuovo esame. Il ragionamento dei giudici supremi si basa su una chiara ripartizione delle responsabilità.

1. Il Rapporto Contrattuale Utente-Gestore: Il rapporto tra l’utente e la società di gestione idrica è di natura contrattuale. Il canone, inclusa la quota per la depurazione, è un corrispettivo per un servizio. Se una parte del servizio (la depurazione) manca, la relativa quota del corrispettivo non è dovuta e, se pagata, deve essere restituita. Il gestore, in quanto controparte contrattuale che ha incassato la somma, è obbligato alla restituzione.

2. La Corresponsabilità per l’Inadempimento: Il disservizio, però, non è imputabile al gestore che si limita a fatturare, ma ai soggetti responsabili della funzionalità dell’impianto. La Corte afferma che la condotta del proprietario dell’impianto (la Regione) e del gestore del servizio di depurazione, che non garantiscono il funzionamento, costituisce un “concorso nell’inadempimento” nei confronti degli utenti finali.

3. Il Diritto di Regresso: Di conseguenza, il gestore idrico, pur essendo obbligato a rimborsare gli utenti, non deve sopportare in via definitiva il peso economico di un inadempimento altrui. La Corte ha stabilito che esso ha il diritto di agire in via di regresso contro gli altri soggetti corresponsabili (in questo caso, la Regione) per recuperare le somme che è stato costretto a restituire.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un quadro giuridico equilibrato e di grande rilevanza pratica. Da un lato, tutela pienamente il diritto del consumatore a non pagare per un servizio inesistente, individuando nel gestore del servizio idrico il soggetto a cui rivolgersi per ottenere il rimborso. Dall’altro, impedisce che il gestore diventi il capro espiatorio di disfunzioni che non dipendono da lui, riconoscendogli il diritto di rivalersi sui veri responsabili del disservizio. Questa decisione riafferma il principio secondo cui ogni attore della filiera del servizio idrico integrato deve rispondere per la propria area di competenza, garantendo un’equa distribuzione delle responsabilità.

Chi è tenuto a rimborsare il canone di depurazione se il servizio non è fornito?
Il soggetto tenuto a rimborsare il canone è il gestore del servizio idrico che ha emesso la bolletta e incassato il pagamento. Questo perché la restituzione deriva dall’inadempimento di un’obbligazione prevista nel contratto di utenza stipulato tra l’utente e il gestore stesso.

Il gestore che rimborsa gli utenti può rivalersi su qualcun altro?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il gestore del servizio idrico ha diritto ad agire in via di regresso nei confronti dei soggetti effettivamente responsabili del malfunzionamento dell’impianto, come l’ente proprietario (ad esempio la Regione) e l’eventuale gestore operativo del depuratore. Questo perché tali soggetti concorrono nell’inadempimento che ha causato il disservizio.

Cosa devono provare gli utenti per ottenere il rimborso del canone di depurazione?
Gli utenti devono provare la fonte del loro diritto (il contratto di fornitura idrica) e allegare l’inadempimento, ossia la mancata erogazione del servizio di depurazione. Spetta poi al gestore convenuto dimostrare fatti estintivi della pretesa, come l’avvenuto adempimento o la corretta erogazione del servizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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