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Canone demaniale: giurisdizione e nuove eccezioni

Una società balneare contesta l’aumento del canone demaniale. La Cassazione respinge il ricorso dell’Agenzia del Demanio, confermando la giurisdizione del giudice ordinario e l’inammissibilità di nuove questioni sollevate solo in appello. La Corte chiarisce la distinzione tra mere difese e nuove eccezioni.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Canone Demaniale: Giurisdizione Ordinaria e Divieto di Nuove Eccezioni in Appello

La determinazione del canone demaniale per le concessioni marittime è una questione complessa che spesso genera contenziosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su due aspetti cruciali: la giurisdizione competente a decidere e i limiti alla presentazione di nuove questioni nel giudizio d’appello. La vicenda riguarda una società titolare di uno stabilimento balneare che si è opposta alla rideterminazione del canone da parte dell’amministrazione pubblica.

I Fatti: La Controversia sul Canone Demaniale Marittimo

Una società che gestisce uno stabilimento balneare ha citato in giudizio il Comune di riferimento, contestando l’aumento del canone di concessione per l’anno 2007, applicato in seguito all’entrata in vigore della legge finanziaria per quell’anno (Legge n. 296/2006). Secondo la società, i nuovi parametri di calcolo, ben più onerosi, avrebbero dovuto applicarsi solo alla porzione dell’area destinata ad attività prettamente commerciale (70 mq) e non all’intera superficie in concessione (oltre 2000 mq).

Il Comune si è costituito in giudizio chiedendo il rigetto della domanda e ha esteso il contraddittorio all’Agenzia del Demanio. Il Tribunale di primo grado ha accolto parzialmente le ragioni della società, dichiarando non dovuti alcuni importi richiesti dall’amministrazione.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

L’Agenzia del Demanio ha impugnato la decisione di primo grado dinanzi alla Corte d’Appello. Quest’ultima, tuttavia, ha dichiarato l’appello inammissibile ai sensi dell’art. 345 c.p.c. La Corte ha ritenuto che l’Agenzia avesse introdotto per la prima volta in appello questioni nuove e diverse rispetto a quelle trattate in primo grado. Nello specifico, l’Agenzia aveva sollevato temi quali l’esistenza di precedenti concessioni e la natura inamovibile delle strutture presenti sull’area, aspetti che, secondo i giudici d’appello, non erano stati oggetto del dibattito processuale originario.

I Motivi del Ricorso in Cassazione sul Canone Demaniale

Contro la decisione della Corte d’Appello, l’Agenzia del Demanio ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su cinque motivi principali:

1. Difetto di giurisdizione: L’Agenzia sosteneva che la controversia, riguardando il rapporto concessorio, dovesse essere decisa dal giudice amministrativo e non da quello ordinario.
2. Errata applicazione dell’art. 345 c.p.c.: Si contestava la decisione della Corte d’Appello di considerare le argomentazioni come “nuove eccezioni” inammissibili, sostenendo che si trattasse di “mere difese”.
3. Violazione dell’art. 49 Cod. Nav.: Si criticava il mancato riconoscimento dell’effetto devolutivo, ovvero l’acquisizione automatica delle opere inamovibili al patrimonio dello Stato al termine della concessione.
4. Erroneo calcolo del canone: Si contestava la tesi secondo cui il canone dovesse essere ridotto in ragione dell’uso stagionale dell’area, data la presenza di strutture fisse.

La società concessionaria ha resistito con controricorso, sollevando a sua volta un ricorso incidentale condizionato sulla presunta carenza di legittimazione dell’Agenzia del Demanio a impugnare la sentenza.

La Decisione della Cassazione: Analisi delle Regole Processuali

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso principale dell’Agenzia del Demanio, fornendo importanti chiarimenti su questioni di giurisdizione e procedura.

La Questione della Giurisdizione sul Canone Demaniale

Il primo motivo è stato respinto. La Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato secondo cui le controversie che attengono all’accertamento della titolarità di un diritto di proprietà superficiaria su un manufatto insistente su area demaniale sono devolute alla giurisdizione del giudice ordinario. Questo perché la causa non mette in discussione la legittimità dell’atto di concessione amministrativa, ma verte sulla tutela di una posizione di diritto soggettivo, ovvero il diritto di proprietà. La determinazione del canone, in questo contesto, è una questione patrimoniale che rientra nella competenza del giudice civile.

La Distinzione tra “Mere Difese” e “Nuove Eccezioni”

Il cuore della decisione riguarda i motivi secondo e terzo. La Cassazione ha confermato la correttezza della pronuncia della Corte d’Appello. Ha spiegato che una mera difesa consiste nel negare la fondatezza della pretesa avversaria sulla base dei fatti e delle prove già presenti nel processo. Una nuova eccezione, invece, introduce nel giudizio fatti nuovi, che modificano o estinguono il diritto vantato dalla controparte. Nel caso di specie, le argomentazioni dell’Agenzia sull’esistenza di concessioni precedenti e sulla natura inamovibile delle opere costituivano l’introduzione di nuovi temi di indagine non presenti in primo grado e, pertanto, sono state correttamente qualificate come eccezioni nuove, inammissibili in appello.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto inammissibile il secondo motivo per violazione del principio di specificità, in quanto l’Agenzia non aveva adeguatamente indicato dove e come avesse sollevato tali questioni in primo grado. I motivi quarto e quinto sono stati dichiarati assorbiti, poiché riproponevano censure rivolte alla decisione di primo grado, la quale non poteva essere riesaminata nel merito dalla Cassazione dopo che l’appello era stato dichiarato inammissibile per ragioni procedurali. Il rigetto del ricorso principale ha comportato l’assorbimento del ricorso incidentale della società.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione rafforza due principi fondamentali. Primo, la giurisdizione sulle controversie patrimoniali legate a concessioni demaniali, come la determinazione del canone in relazione alla proprietà delle opere, appartiene al giudice ordinario. Secondo, il processo ha una struttura rigida: il secondo grado di giudizio non può essere utilizzato per introdurre temi di indagine completamente nuovi. Le parti hanno l’onere di definire l’oggetto della controversia fin dal primo grado, e le questioni non sollevate tempestivamente non possono essere recuperate in appello. L’Agenzia del Demanio è stata quindi condannata a rifondere le spese legali alla società concessionaria.

A quale giudice spetta decidere sulle controversie relative alla determinazione del canone demaniale e alla proprietà delle opere su un’area in concessione?
La controversia è devoluta alla giurisdizione del giudice ordinario. La Corte di Cassazione ha chiarito che, quando non si contesta la legittimità dell’atto di concessione ma si discute di diritti soggettivi, come la titolarità della proprietà di manufatti e le conseguenze patrimoniali sul canone, la competenza è del giudice civile.

È possibile introdurre in appello questioni o fatti nuovi non discussi in primo grado?
No, l’art. 345 del codice di procedura civile vieta la proposizione di nuove domande e nuove eccezioni in appello che non siano rilevabili d’ufficio. Le parti devono allegare tutti i fatti a fondamento delle loro pretese già nel giudizio di primo grado.

Qual è la differenza tra “mera difesa” e “nuova eccezione” in un processo?
Una “mera difesa” si limita a contestare la fondatezza delle pretese avversarie sulla base dei fatti e delle prove già acquisiti al processo. Una “nuova eccezione”, invece, introduce un fatto nuovo, non discusso in precedenza, che ha l’effetto di paralizzare, modificare o estinguere il diritto vantato dalla controparte. La Corte ha stabilito che introdurre l’esistenza di precedenti concessioni o la natura inamovibile dei manufatti per la prima volta in appello costituisce una nuova eccezione, e come tale è inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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