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Canone concessorio: quando non è dovuto dalle telco

Una società di telecomunicazioni si opponeva alla richiesta di pagamento di un canone concessorio avanzata da un ente locale per l’occupazione di suolo pubblico. I giudici di primo e secondo grado avevano stabilito che il canone fosse dovuto solo fino all’entrata in vigore di una nuova normativa di settore nel 2003. La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, non ha deciso nel merito ma ha trasferito il caso alla Prima Sezione Civile, ritenuta tabellarmente più competente per la specifica materia del canone concessorio, al fine di assicurare una trattazione specialistica della complessa questione normativa.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Canone Concessorio per le Telco: la Cassazione fa chiarezza sulla competenza

L’obbligo per le società di telecomunicazioni di versare un canone concessorio per l’occupazione del suolo pubblico è una questione complessa, al centro di un lungo dibattito giuridico. Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione affronta un caso emblematico, non per decidere il merito, ma per stabilire quale sezione della Corte stessa sia la più adatta a dirimere la controversia, evidenziando la delicatezza dell’interpretazione normativa.

I Fatti di Causa

Una nota società di telecomunicazioni citava in giudizio un ente pubblico locale per contestare la richiesta di pagamento di un canone concessorio di oltre 78.000 euro per gli anni dal 2001 al 2006. La richiesta dell’ente si basava sull’articolo 27 del Codice della Strada. La società sosteneva che tale norma non fosse applicabile, in virtù di una disciplina speciale derogatoria prevista per il settore delle telecomunicazioni, e che in ogni caso aveva già corrisposto la tassa per l’occupazione del suolo pubblico (TOSAP/COSAP).

L’ente locale, al contrario, riteneva che il pagamento della TOSAP non escludesse quello del canone, sostenendo la compatibilità tra i due versamenti.

Il Percorso Giudiziario nei Gradi di Merito

Il Tribunale di primo grado accoglieva parzialmente la domanda della società. I giudici stabilivano che il canone concessorio fosse dovuto solo per le annualità 2001, 2002 e per i primi otto mesi del 2003. La data spartiacque era l’entrata in vigore del Decreto Legislativo 259/2003 (Codice delle comunicazioni elettroniche), che avrebbe introdotto una disciplina specifica e superato quella generale del Codice della Strada.

La Corte d’Appello confermava integralmente questa decisione, rigettando sia l’appello principale dell’ente locale, che voleva il pagamento per l’intero periodo, sia l’appello incidentale della società di telecomunicazioni, che non voleva pagare nulla.

La questione sul canone concessorio e il rinvio alla sezione competente

La società di telecomunicazioni ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando l’errata applicazione delle norme che, a suo dire, escludevano il pagamento del canone concessorio anche per il periodo antecedente al 2003. La controversia è giunta così davanti alla Terza Sezione Civile della Suprema Corte.

Tuttavia, i giudici di questa sezione hanno ritenuto di non poter decidere la causa. Hanno osservato che la materia del contendere, specificamente quella relativa ai “canoni occupazione” da parte della pubblica amministrazione, rientra nella competenza tabellare della Prima Sezione Civile della stessa Corte.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha agito sulla base di un principio di organizzazione interna e di specializzazione. La decisione di rimettere il ricorso alla Prima Sezione non è una valutazione sul merito della questione (cioè se il canone sia dovuto o meno), ma un atto procedurale volto a garantire che il caso venga trattato dalla sezione con la maggiore esperienza in materia. La Corte ha citato un precedente specifico (Cass. n. 18608/2020) in cui la Prima Sezione aveva già affrontato la complessa interazione normativa tra Codice della Strada, Codice delle comunicazioni elettroniche e le sue successive interpretazioni autentiche. Questa scelta mira ad assicurare coerenza e uniformità nell’interpretazione della legge su un tema di grande rilevanza economica per operatori e amministrazioni pubbliche.

Le conclusioni

L’ordinanza interlocutoria, pur non chiudendo la vicenda, offre un’importante indicazione: la questione del canone concessorio per le infrastrutture di telecomunicazione è considerata dalla Suprema Corte una materia specialistica che richiede l’intervento della sezione più competente. La decisione finale, che verrà presa dalla Prima Sezione, sarà cruciale per definire in modo chiaro i confini degli obblighi economici delle società di telecomunicazioni nei confronti degli enti locali per l’utilizzo del suolo pubblico, risolvendo un’incertezza normativa che si protrae da anni.

Qual era l’oggetto principale della controversia?
La disputa riguardava la richiesta di pagamento di un canone concessorio, basato sull’art. 27 del Codice della Strada, da parte di un ente locale a una società di telecomunicazioni per l’occupazione di suolo pubblico per gli anni 2001-2006.

Cosa avevano stabilito i giudici di primo e secondo grado?
Entrambi i tribunali avevano concluso che il canone fosse dovuto solo per il periodo precedente all’entrata in vigore del D.Lgs. n. 259/2003 (Codice delle comunicazioni elettroniche), ovvero per gli anni 2001, 2002 e i primi otto mesi del 2003.

Quale è stata la decisione della Corte di Cassazione riportata in questo provvedimento?
La Corte di Cassazione non ha deciso nel merito se il canone fosse dovuto. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha trasferito il caso alla Prima Sezione Civile, ritenendola tabellarmente più competente a trattare la specifica materia dei canoni di occupazione legati alla pubblica amministrazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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