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Canone aggiuntivo: legittima la richiesta regionale

Una società energetica ha contestato la legittimità e il metodo di calcolo di un canone aggiuntivo richiesto da un ente regionale per la prosecuzione temporanea di una concessione idroelettrica scaduta. La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha respinto il ricorso, confermando che l’imposizione del canone aggiuntivo rientra nei poteri della Regione. La Corte ha inoltre stabilito che il giudice amministrativo non può sostituire la propria valutazione a quella della Pubblica Amministrazione, ma deve limitarsi a un controllo di legittimità, verificando che la scelta non sia palesemente irragionevole o arbitraria, anche se fossero possibili soluzioni alternative.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Canone Aggiuntivo su Concessioni Idroelettriche: La Cassazione Conferma la Legittimità

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha messo un punto fermo su una questione di grande rilevanza per il settore energetico: la legittimità del canone aggiuntivo imposto dalle Regioni ai concessionari di grandi derivazioni idroelettriche dopo la scadenza del contratto. Questa decisione chiarisce non solo la natura di tale corrispettivo, ma anche i confini del controllo del giudice sulle scelte discrezionali della Pubblica Amministrazione, fornendo un quadro di riferimento essenziale per gli operatori del settore.

I Fatti del Caso: La Controversia sul Canone Aggiuntivo

Una società operante nel settore energetico si è opposta alla richiesta di un ente regionale di pagare un canone aggiuntivo per la prosecuzione dell’attività di un impianto idroelettrico, la cui concessione era scaduta da tempo ma più volte prorogata. La società ha impugnato gli atti amministrativi che quantificavano tale canone, sostenendo l’incostituzionalità della norma regionale e l’erroneità del metodo di calcolo. Secondo la ricorrente, il metodo, basato su un parametro unico e provvisorio (la potenza nominale media annua) per tutti gli impianti, era incongruo e non teneva conto delle specificità e della redditività del singolo impianto.

La Decisione del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche

Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP) aveva già emesso due sentenze sul caso: una non definitiva e una definitiva. Inizialmente, il TSAP aveva respinto le questioni di incostituzionalità, affermando che il canone aggiuntivo non è una tassa, ma una misura compensativa per il vantaggio che il concessionario uscente continua a trarre dall’utilizzo di beni pubblici e impianti già ammortizzati. Per valutare la congruità del calcolo, il Tribunale aveva disposto l’acquisizione di una verificazione tecnica.

Nella sentenza definitiva, tuttavia, il TSAP ha ritenuto legittima la scelta dell’amministrazione di usare un parametro oggettivo e provvisorio, pur discostandosi dalle conclusioni del verificatore. Il Tribunale ha sottolineato la natura provvisoria della determinazione del canone, soggetta a un successivo conguaglio, e ha considerato la scelta dell’ente non irragionevole né arbitraria.

L’Analisi della Corte di Cassazione: Validità del Canone Aggiuntivo

La Corte di Cassazione, investita del ricorso della società, ha confermato integralmente la decisione del TSAP, rigettando tutti i motivi di appello. Le Sezioni Unite hanno ribadito principi fondamentali in materia di concessioni pubbliche e di limiti del sindacato giurisdizionale.

In primo luogo, la Corte ha confermato che l’imposizione di un canone aggiuntivo è una legittima manifestazione della potestà legislativa regionale in materia di energia. Tale canone è funzionalmente collegato alla protrazione dell’esercizio della concessione e compensa il beneficio che l’ex concessionario ottiene continuando a sfruttare risorse pubbliche con impianti ormai ammortizzati. Pertanto, non viola né i principi costituzionali né le direttive europee sulla promozione delle energie rinnovabili, le quali non si applicano a situazioni in cui la concessione è già scaduta.

I Limiti del Sindacato Giurisdizionale sull’Attività Amministrativa

Il punto centrale della pronuncia riguarda i limiti del potere del giudice amministrativo. La Cassazione ha affermato che il sindacato del giudice sulla legittimità dei provvedimenti amministrativi è limitato all’accertamento dei vizi della funzione pubblica, come l’eccesso di potere. Questo controllo attiene alla ragionevolezza e proporzionalità della scelta rispetto al fine, ma non può estendersi al merito.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che il giudice non può sostituire la propria valutazione a quella dell’amministrazione, neppure se esistessero scelte alternative più attendibili o congrue. Il provvedimento può essere annullato solo se la scelta dell’amministrazione risulta palesemente arbitraria o irragionevole. Nel caso di specie, la decisione dell’ente regionale di utilizzare un parametro oggettivo e provvisorio, come la potenza nominale media, per determinare il canone aggiuntivo, non è stata ritenuta irragionevole, data la sua natura temporanea e la previsione di un conguaglio finale. Inoltre, il giudice non è vincolato dalle conclusioni del verificatore tecnico, ma può discostarsene motivando adeguatamente le ragioni del suo dissenso, come correttamente fatto dal TSAP.

Conclusioni: Implicazioni per i Concessionari

La decisione consolida il potere delle Regioni di imporre un canone aggiuntivo per le concessioni scadute, riconoscendolo come strumento legittimo di riequilibrio economico. Per gli operatori del settore, ciò significa che la contestazione di tali canoni può avere successo solo dimostrando una palese irragionevolezza o arbitrarietà nella scelta dell’amministrazione. Non è sufficiente proporre metodi di calcolo alternativi o più precisi. La pronuncia rafforza la discrezionalità della Pubblica Amministrazione nelle valutazioni tecnico-economiche, confinando il controllo del giudice a un perimetro di stretta legittimità.

È legittimo che una Regione imponga un canone aggiuntivo a un concessionario la cui concessione idroelettrica è scaduta ma che continua a operare?
Sì, secondo la Corte di Cassazione è una legittima manifestazione della potestà legislativa regionale. Il canone si pone come corrispettivo per la protrazione dell’esercizio della concessione e compensa il beneficio ottenuto dal concessionario uscente tramite l’impiego di risorse naturali e impianti già ammortizzati.

Il giudice può annullare la decisione della Pubblica Amministrazione sul calcolo del canone aggiuntivo solo perché esistevano metodi di calcolo alternativi?
No. Il sindacato del giudice è limitato alla verifica della legittimità e non può estendersi al merito delle scelte discrezionali dell’amministrazione. Una decisione non può essere annullata solo perché la tutela dell’interesse pubblico poteva essere perseguita con una scelta diversa o più congruente, ma solo se quella adottata è palesemente irragionevole o arbitraria.

Il giudice è vincolato dalle conclusioni del “verificatore” (consulente tecnico) nominato nel processo amministrativo?
No. Al pari di quanto avviene nel giudizio ordinario con il consulente tecnico d’ufficio, il giudice amministrativo può disattendere le conclusioni del verificatore, purché fornisca un’adeguata motivazione delle ragioni del suo dissenso. Non esiste alcuna vincolatività dei giudizi valutativi del verificatore rispetto alla cognizione del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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