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Canone aggiuntivo concessione: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4371/2024, ha respinto il ricorso di una società energetica in merito al pagamento del canone aggiuntivo per una concessione idroelettrica scaduta. La Corte ha stabilito che le esenzioni parziali previste nella concessione originaria non si estendono al periodo di prosecuzione temporanea. Inoltre, ha confermato la legittimità del criterio di calcolo provvisorio adottato dall’ente regionale, basato su un parametro oggettivo, ritenendolo non irragionevole né sproporzionato, anche a fronte di diverse conclusioni di una perizia tecnica. La decisione riafferma i limiti del sindacato del giudice amministrativo, che deve verificare la legittimità e ragionevolezza dell’atto senza sostituirsi alle scelte discrezionali della Pubblica Amministrazione.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Canone Aggiuntivo Concessione: la Cassazione fa chiarezza su prosecuzioni ed esoneri

La gestione delle concessioni di grande derivazione idroelettrica, una volta giunte a scadenza, solleva complesse questioni legali. Una di queste riguarda il canone aggiuntivo concessione, ovvero il corrispettivo che il concessionario uscente deve versare per proseguire l’attività in attesa della nuova assegnazione. Con la recente ordinanza n. 4371/2024, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno fornito chiarimenti cruciali su come calcolare tale canone e sulla sorte degli esoneri previsti nel contratto originario.

I Fatti di Causa

Una società operante nel settore energetico ha impugnato le sentenze del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP) che avevano confermato la legittimità degli atti di una Regione. Tali atti quantificavano il canone aggiuntivo dovuto per la prosecuzione temporanea della gestione di un impianto idroelettrico la cui concessione era scaduta. La società lamentava principalmente due aspetti:

1. La mancata applicazione di un esonero parziale dal canone, che era previsto nel disciplinare della concessione ormai scaduta.
2. L’erroneità e l’incongruità dei criteri utilizzati dalla Regione per calcolare in via provvisoria il canone aggiuntivo, ritenuti arbitrari e non basati sulla redditività effettiva dell’impianto.

Il TSAP aveva respinto le doglianze della società, e quest’ultima ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La questione giuridica del canone aggiuntivo concessione

Il cuore della controversia verteva sull’interpretazione della normativa statale e regionale che disciplina la fase transitoria successiva alla scadenza di una concessione. La società sosteneva che la prosecuzione dovesse avvenire alle ‘stesse condizioni’ del contratto precedente, includendo quindi l’esonero parziale dal canone. Contestava inoltre la metodologia standardizzata usata dalla Regione per il calcolo del canone aggiuntivo, che si basava su parametri oggettivi (come la potenza nominale media) invece che su un’analisi specifica della redditività del singolo impianto. Tale metodo, secondo la ricorrente, era stato smentito anche da una verificazione tecnica disposta in un altro giudizio.

Il sindacato del giudice e la valutazione della PA

Un ulteriore profilo di censura riguardava un presunto eccesso di potere giurisdizionale da parte del TSAP. La società accusava il Tribunale di aver espresso valutazioni di merito sull’attività amministrativa, anziché limitarsi a un controllo di legittimità, e di aver immotivatamente disatteso le conclusioni del perito tecnico (verificatore) che aveva evidenziato l’errore metodologico dell’amministrazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Le Sezioni Unite hanno rigettato integralmente il ricorso, fornendo una motivazione articolata su tutti i punti sollevati.

1. Sulla cessazione dell’esonero parziale:
La Corte ha chiarito che i benefici come l’esonero parziale dal canone sono strettamente legati alla fase di vita della concessione e si giustificano in relazione agli investimenti per la realizzazione delle opere. Una volta scaduta la concessione, il concessionario uscente prosegue la gestione ‘in via di fatto e per conto della Regione’ con un impianto ormai completamente ammortizzato. In questa nuova fase, la ratio del beneficio viene meno. Pertanto, l’esonero non può essere esteso al periodo di prosecuzione temporanea, che è governato dalla logica del canone aggiuntivo, volto a compensare la collettività per lo sfruttamento di un bene pubblico.

2. Sulla legittimità del calcolo provvisorio:
La Cassazione ha affermato che il sindacato del giudice amministrativo sulla discrezionalità tecnica della PA è un controllo di legittimità ‘esterno’. Il giudice deve verificare che la scelta dell’amministrazione non sia arbitraria, illogica o irragionevole, ma non può sostituire la propria valutazione a quella dell’ente. Nel caso specifico, la scelta della Regione di utilizzare un parametro oggettivo e unitario per tutti gli impianti per determinare un canone provvisorio è stata ritenuta legittima. Tale scelta non è apparsa arbitraria, considerando la natura temporanea del canone e la previsione di un successivo conguaglio finale. Il giudice può discostarsi dalle conclusioni di un verificatore, purché motivi adeguatamente il suo dissenso, cosa che il TSAP ha fatto spiegando perché la metodologia della PA fosse comunque sostenibile in un’ottica di provvisorietà.

3. Sui limiti della giurisdizione:
Infine, la Corte ha escluso che il TSAP abbia ecceduto i limiti della propria giurisdizione. Le sue valutazioni sulla congruità e ragionevolezza del parametro utilizzato dalla Regione erano finalizzate a verificare la legittimità dell’atto impugnato, non a sconfinare nel merito. Il rigetto della domanda di annullamento dimostra che il giudice non si è sostituito all’amministrazione, ma ha semplicemente ritenuto che l’operato di quest’ultima rientrasse nei margini della legittimità.

Conclusioni

L’ordinanza delle Sezioni Unite stabilisce principi importanti per gli operatori del settore energetico e le pubbliche amministrazioni. In primo luogo, sancisce che con la scadenza della concessione cessano anche i benefici accessori, come gli esoneri, che erano legati alla durata originaria del rapporto. In secondo luogo, convalida la possibilità per le amministrazioni di utilizzare criteri standardizzati e oggettivi per la determinazione di oneri provvisori, purché tali criteri non risultino palesemente arbitrari o irragionevoli. Infine, ribadisce la natura del controllo giurisdizionale sugli atti amministrativi, che deve arrestarsi sulla soglia del merito delle scelte discrezionali, garantendo così il corretto equilibrio tra poteri dello Stato.

Un’esenzione dal canone prevista in una concessione scaduta si applica anche nel periodo di prosecuzione temporanea dell’attività?
No. Secondo la Corte di Cassazione, i benefici come le esenzioni parziali sono legati alla durata e alla finalità della concessione originaria. Una volta scaduta, nella fase di prosecuzione temporanea, tali benefici cessano di avere effetto, poiché la gestione avviene con impianti già ammortizzati e per conto dell’ente pubblico.

Il giudice amministrativo è obbligato a seguire le conclusioni di una perizia tecnica (verificazione) che ha disposto?
No. Il giudice può disattendere le conclusioni esposte dal verificatore, a condizione che fornisca una motivazione adeguata e convincente per spiegare le ragioni del suo dissenso. La verificazione è uno strumento istruttorio, ma la decisione finale spetta al giudice.

È legittimo che un’amministrazione usi un criterio di calcolo standard per un canone provvisorio, senza considerare la redditività specifica di ogni impianto?
Sì. La Corte ha ritenuto che l’uso di un parametro oggettivo e unitario per la determinazione di un canone provvisorio non è di per sé illegittimo. Questa scelta rientra nella discrezionalità dell’amministrazione e non è considerata arbitraria o irragionevole, specialmente se è previsto un meccanismo di conguaglio finale che terrà conto delle specificità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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