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Canna fumaria condominio: il rifiuto è risarcibile?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21483/2024, ha stabilito che il condominio può essere tenuto a risarcire il danno se, oltre al diniego dell’assemblea, l’amministratore rifiuta di consegnare le chiavi per l’accesso a una parte comune, impedendo di fatto l’installazione di una canna fumaria. Se l’uso della parte comune è legittimo ai sensi dell’art. 1102 c.c., l’ostruzionismo attivo e non solo il voto contrario può configurare un illecito dannoso. La questione è stata rinviata alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Canna Fumaria in Condominio: Il Rifiuto Ingiustificato dell’Amministratore può Costare Caro

L’installazione di una canna fumaria in condominio è spesso fonte di controversie. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’ordinanza n. 21483 del 31 luglio 2024, chiarisce un aspetto fondamentale: non è solo il diniego dell’assemblea a poter generare responsabilità, ma anche l’ostruzionismo attivo dell’amministratore. Se tale condotta impedisce un uso legittimo della cosa comune, il condominio può essere chiamato a risarcire i danni.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di un conduttore di un locale commerciale di installare una canna fumaria sul muro perimetrale dell’edificio, necessaria per la sua attività di somministrazione di cibi e bevande. L’assemblea condominiale negava l’autorizzazione. Successivamente, l’amministratore si rifiutava di consegnare le chiavi di un cortile interno (chiostrina), indispensabili per procedere materialmente all’installazione.

Nei primi due gradi di giudizio, la domanda di risarcimento danni veniva respinta. I giudici di merito, pur riconoscendo che l’installazione non violava l’art. 1102 c.c. (non alterando il decoro architettonico né impedendo il pari uso agli altri condomini), avevano escluso la responsabilità del condominio. La motivazione si basava sul fatto che il diniego fosse frutto della convinzione, seppur errata, di tutelare un proprio diritto.

Il Diritto del Singolo all’Uso della Canna Fumaria in Condominio

La Corte di Cassazione ribadisce un principio consolidato: il singolo condomino (o il suo conduttore) ha il diritto di utilizzare le parti comuni, come i muri perimetrali, per un proprio fine particolare, a condizione di rispettare due limiti invalicabili imposti dall’art. 1102 c.c.:

1. Non alterare la destinazione della cosa comune.
2. Non impedire agli altri partecipanti di farne parimenti uso secondo il loro diritto.

L’installazione di una canna fumaria, se non lede il decoro architettonico, rientra pienamente in questo diritto. Di conseguenza, non necessita di alcuna autorizzazione preventiva da parte dell’assemblea condominiale. L’eventuale delibera autorizzativa ha solo il valore di un riconoscimento dell’assenza di un interesse contrario da parte degli altri condomini.

La Decisione della Cassazione: Responsabilità Oltre il Voto dell’Assemblea

Il punto cruciale dell’ordinanza risiede nella distinzione tra il mero diniego assembleare e l’impedimento materiale all’esercizio di un diritto. La Corte d’Appello aveva erroneamente limitato la sua analisi alla sola delibera, senza considerare un fatto decisivo e denunciato sin dal primo grado: il rifiuto dell’amministratore di consegnare le chiavi per l’accesso alla chiostrina.

Questo rifiuto non è una semplice espressione di dissenso, ma una condotta attiva che si traduce in un impedimento concreto all’esercizio del diritto di pari uso della parte comune. Secondo la Cassazione, è proprio questo comportamento, e non solo il voto contrario, che può costituire un illecito dannoso ai sensi dell’art. 2043 c.c., fonte di obbligo risarcitorio.

Le Motivazioni

La Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza e rinviando la causa alla Corte d’Appello per una nuova valutazione. Il Giudice del rinvio dovrà accertare se il rifiuto di consegnare le chiavi abbia effettivamente ostacolato l’installazione della canna fumaria e se tale condotta sia la causa diretta delle conseguenze pregiudizievoli lamentate, come la scadenza dei termini per l’autorizzazione comunale.
In sostanza, la Cassazione ha chiarito che la responsabilità del condominio non deriva dal semplice esprimere un’opinione contraria in assemblea, ma dall’intraprendere azioni concrete che impediscono al singolo di esercitare un suo legittimo diritto. Il mero diniego assembleare può essere considerato un atto lecito (sebbene infondato), mentre l’ostruzionismo materiale è un illecito civile.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante monito per amministratori e condomini. Il diritto del singolo di usare le parti comuni, nel rispetto dei limiti di legge, deve essere garantito non solo a parole ma anche nei fatti. Un condominio che, tramite il suo amministratore, pone in essere ostacoli materiali per impedire tale uso, si espone a concrete azioni di risarcimento del danno. La decisione finale spetterà ora alla Corte d’Appello, che dovrà applicare questo principio al caso specifico e quantificare l’eventuale danno subito dal ricorrente.

Un conduttore può installare una canna fumaria sul muro condominiale senza autorizzazione dell’assemblea?
Sì, secondo la Corte, il conduttore (al pari del proprietario) può installare una canna fumaria funzionale alla sua attività commerciale, purché rispetti i limiti dell’art. 1102 c.c., ovvero non alteri la destinazione d’uso della parte comune e non impedisca il pari uso agli altri condomini. Tale facoltà non è soggetta ad autorizzazione assembleare, salvo diverse disposizioni del regolamento condominiale.

Il condominio è sempre responsabile se l’assemblea nega l’autorizzazione per l’installazione di una canna fumaria?
No. La Corte chiarisce che il mero diniego di autorizzazione da parte dell’assemblea, di per sé, non costituisce un illecito dannoso, in quanto l’autorizzazione non è necessaria per legge. La responsabilità sorge quando a questo diniego si aggiungono comportamenti materiali che impediscono l’esercizio del diritto.

Cosa ha reso il condominio potenzialmente responsabile del danno in questo caso specifico?
La responsabilità del condominio non è derivata dalla delibera assembleare di diniego, ma dal successivo e distinto rifiuto dell’amministratore di consegnare le chiavi necessarie per accedere a una parte comune (la chiostrina) dove dovevano essere eseguiti i lavori. Questo atto è stato considerato un impedimento concreto all’esercizio del diritto di pari uso della cosa comune, configurando un potenziale illecito risarcibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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