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Candidatura con riserva avvocati: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza interlocutoria n. 1113/2024, ha rimesso alla pubblica udienza una questione cruciale sull’eleggibilità degli avvocati nei Consigli dell’Ordine. Il caso riguarda la legittimità di una candidatura con riserva, ovvero la possibilità per una Commissione Elettorale di ammettere provvisoriamente un candidato e decidere sulla sua eleggibilità solo dopo lo scrutinio. Data l’assenza di precedenti specifici e la rilevanza della questione, le Sezioni Unite mirano a una pronuncia con valore di principio.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Candidatura con riserva avvocati: la Cassazione a Sezioni Unite per una decisione di principio

Le elezioni per il rinnovo dei Consigli degli Ordini professionali sono spesso teatro di complesse questioni giuridiche. Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha acceso i riflettori su un tema tanto tecnico quanto cruciale: la legittimità di una candidatura con riserva. La Suprema Corte ha ritenuto la questione così rilevante e priva di precedenti specifici da rimettere la decisione a una pubblica udienza, preannunciando una pronuncia destinata a fare da guida per il futuro.

I Fatti di Causa: una proclamazione contestata

La vicenda trae origine dalle elezioni per il rinnovo di un Consiglio dell’Ordine degli Avvocati per il quadriennio 2023-2026. Al termine delle operazioni di voto, la Commissione Elettorale aveva proclamato gli eletti, dichiarando ineleggibile un avvocato e sostituendolo con un altro candidato.

L’avvocato escluso ha impugnato tale decisione davanti al Consiglio Nazionale Forense (CNF), il quale ha accolto il suo reclamo. Il CNF ha annullato l’atto di proclamazione nella parte in cui dichiarava l’ineleggibilità del professionista, di fatto reintegrandolo tra gli eletti. Contro questa sentenza del CNF, il Consiglio dell’Ordine locale ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando due motivi principali.

I Motivi del Ricorso e la questione della candidatura con riserva

Il cuore del ricorso si concentra su una domanda fondamentale: può la Commissione Elettorale ammettere un candidato ‘con riserva’, rimandando la verifica definitiva della sua eleggibilità a un momento successivo allo scrutinio?

Secondo il Consiglio dell’Ordine ricorrente, la Commissione avrebbe potuto e dovuto ammettere provvisoriamente la candidatura con riserva, per poi deliberare sulla sua validità solo all’esito del voto. Questo approccio avrebbe consentito di non turbare il processo elettorale in attesa di una decisione definitiva.

Il secondo motivo di ricorso denunciava un errore di giudizio del CNF, che non avrebbe considerato una presunta manifesta causa di ineleggibilità del candidato, legata al superamento del limite di mandati consecutivi previsto dalla legge.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione, investita della questione, non ha fornito una risposta immediata, ma ha spiegato le ragioni della sua cautela. Nell’ordinanza, i giudici hanno evidenziato come il primo motivo di ricorso ponga una ‘questione di diritto’ di notevole importanza. Si tratta di stabilire i confini dei poteri della Commissione Elettorale e, in particolare, se sia ammissibile la prassi della candidatura con riserva, con la conseguente possibilità di decidere sull’eleggibilità di un candidato a votazione già avvenuta.

I magistrati hanno rilevato che su questo specifico punto non esistono precedenti di legittimità chiari. La questione, quindi, è nuova e riveste una ‘particolare rilevanza’ che va oltre il singolo caso. Per queste ragioni, si giustifica la trattazione in pubblica udienza. Questo è il luogo privilegiato, spiega la Corte, in cui, all’esito di una discussione approfondita, vengono assunte decisioni con ‘valenza nomofilattica’, ovvero capaci di orientare la giurisprudenza futura e garantire un’applicazione uniforme della legge.

Le conclusioni

Con questa ordinanza interlocutoria, la Cassazione non decide il merito, ma prepara il terreno per una sentenza di fondamentale importanza. La scelta di rimettere il caso alla pubblica udienza sottolinea la delicatezza del bilanciamento tra il diritto di elettorato passivo, la regolarità del procedimento elettorale e la certezza delle posizioni giuridiche. La futura decisione delle Sezioni Unite farà chiarezza sui poteri delle Commissioni Elettorali e sulla gestione delle contestazioni relative all’eleggibilità dei candidati, fornendo un principio guida essenziale per tutti gli ordini professionali e per la corretta applicazione delle normative in materia elettorale.

Qual è la questione giuridica principale che la Cassazione ha ritenuto meritevole di approfondimento?
La questione principale è l’ammissibilità di una candidatura ‘con riserva’ nelle elezioni forensi e la possibilità per la Commissione Elettorale di decidere definitivamente sull’eleggibilità di un candidato solo dopo che le votazioni si sono concluse.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il merito del ricorso?
La Corte non ha deciso subito perché la questione sollevata è ritenuta di particolare rilevanza, nuova e priva di specifici precedenti giurisprudenziali. Ha quindi optato per la trattazione in pubblica udienza al fine di assicurare un’analisi approfondita e pronunciare una sentenza con valore nomofilattico, ovvero che possa servire da guida per casi futuri.

Cosa aveva stabilito il Consiglio Nazionale Forense (CNF) nella decisione impugnata?
Il Consiglio Nazionale Forense aveva accolto il reclamo dell’avvocato che era stato dichiarato ineleggibile dalla Commissione Elettorale. Di conseguenza, il CNF aveva annullato l’atto di proclamazione degli eletti nella parte in cui escludeva tale avvocato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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