LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Cancellazione albo avvocato: non interrompe il processo

Un avvocato, difendendosi in proprio in un giudizio di appello, ha richiesto la cancellazione volontaria dal proprio albo professionale. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16385/2024, ha stabilito che la cancellazione albo avvocato in queste specifiche circostanze non costituisce causa di interruzione del processo. La Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso, affermando che la parte non può deliberatamente causare l’interruzione del giudizio rinunciando alla qualità che le permette la difesa personale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cancellazione Albo Avvocato: Quando Non Interrompe il Processo

La recente ordinanza della Corte di Cassazione n. 16385 del 12 giugno 2024 affronta una questione procedurale di notevole interesse: quali sono le conseguenze della cancellazione albo avvocato quando il professionista sta difendendo se stesso in un giudizio? La Suprema Corte ha stabilito un principio chiaro: tale atto volontario non determina l’interruzione del processo, distinguendo nettamente questa ipotesi da quella in cui a cancellarsi è il difensore nominato dalla parte. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I fatti del caso: un professionista che si difende da solo

La vicenda trae origine da una richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione avanzata da un avvocato nei confronti del Ministero della Giustizia e di altri professionisti. L’avvocato, che si era avvalso della facoltà di difendersi personalmente (la cosiddetta “difesa in proprio” ai sensi dell’art. 86 c.p.c.), vedeva respinta la sua domanda sia in primo grado che in appello.

Tuttavia, prima che la Corte d’Appello pronunciasse la sua sentenza, il professionista aveva volontariamente richiesto e ottenuto la propria cancellazione dall’albo professionale, senza però comunicare tale circostanza alla corte. Una volta emessa la sentenza d’appello a lui sfavorevole, l’avvocato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo la nullità della sentenza proprio a causa della sua avvenuta cancellazione, che a suo dire avrebbe dovuto interrompere il processo.

La questione giuridica: la cancellazione albo avvocato e l’interruzione del processo

Il ricorrente basava la sua tesi su un’importante pronuncia delle Sezioni Unite della Cassazione (n. 3702/2017), secondo cui la cancellazione volontaria del difensore dall’albo determina l’interruzione del processo. L’obiettivo di tale principio è tutelare la parte rappresentata, che si troverebbe improvvisamente priva di difesa tecnica (ius postulandi), garantendole il tempo necessario per nominare un nuovo legale.

La domanda al centro del giudizio di legittimità era quindi se questo principio potesse essere esteso anche al caso peculiare in cui la parte e il difensore sono la stessa persona. In altre parole, un avvocato che si difende da solo può, cancellandosi dall’albo, provocare deliberatamente un’interruzione del processo a proprio vantaggio?

Le motivazioni della Cassazione: la decisione sulla cancellazione albo avvocato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo categoricamente la tesi del ricorrente. I giudici hanno sottolineato una differenza fondamentale tra le due situazioni. Il principio stabilito dalle Sezioni Unite nel 2017 mira a proteggere il diritto di difesa della parte che subisce la perdita del proprio avvocato. Nel caso di specie, invece, è la parte stessa che, in modo autonomo e volontario, decide di privarsi della qualità professionale che le consente la difesa personale.

Secondo la Corte, ammettere l’interruzione in un caso del genere sarebbe contrario ai principi del giusto processo. Si permetterebbe alla parte-avvocato di provocare “a suo piacimento” l’interruzione del giudizio, imponendo alle controparti un “implicito e costante onere di verifica” della sua permanenza nell’albo professionale. Questo creerebbe un’ingiustificata situazione di incertezza e potenziale abuso processuale. La Corte ha quindi dato continuità a un precedente orientamento (Cass. n. 22848/2017) che già aveva stabilito come la cancellazione albo avvocato, ottenuta dalla parte che sta in giudizio personalmente, non comporti una causa di interruzione del giudizio.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

L’ordinanza in esame consolida un principio di grande rilevanza pratica. La facoltà di difesa personale è un diritto concesso all’avvocato, ma non può essere strumentalizzato per influenzare l’andamento del processo. La scelta volontaria di cancellarsi dall’albo è una decisione che ricade unicamente sulla sfera personale e professionale dell’interessato e non può pregiudicare la regolare prosecuzione del contenzioso. In sintesi, chi sceglie di difendersi da solo si assume la responsabilità di mantenere i requisiti necessari per farlo per tutta la durata del giudizio; una sua scelta contraria non può essere usata come scudo per invalidare gli atti processuali successivi.

La cancellazione volontaria di un avvocato dal proprio albo professionale interrompe sempre il processo in cui è coinvolto?
No. Secondo l’ordinanza, non vi è interruzione se l’avvocato che si cancella è anche la parte che si difende in proprio. L’interruzione si verifica per tutelare la parte che perde il suo difensore designato, non per consentire alla parte che si autodifende di bloccare il processo.

Perché la Corte di Cassazione ha distinto questo caso da quello deciso dalle Sezioni Unite nel 2017?
La Corte ha distinto i casi perché la ratio della tutela è diversa. Il precedente delle Sezioni Unite protegge il diritto di difesa della parte che si trova improvvisamente senza un legale. Nel caso attuale, è la parte stessa a decidere volontariamente di perdere la qualifica necessaria per difendersi, una scelta che non può ricadere a svantaggio delle altre parti e del corretto svolgimento del processo.

Cosa succede quando un avvocato che si difende da solo perde i requisiti per farlo durante il processo?
La sentenza stabilisce che se la perdita dei requisiti (in questo caso, l’iscrizione all’albo) dipende da una scelta volontaria della parte-avvocato, il processo non si interrompe. La parte si assume la responsabilità di tale scelta, e il giudizio prosegue regolarmente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati