LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Cambio appalto: quando è trasferimento d’azienda?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27607/2024, ha stabilito che un cambio appalto si configura come trasferimento di ramo d’azienda se l’impresa subentrante non introduce significativi elementi di discontinuità organizzativa. La semplice adozione di nuove divise non è sufficiente a escludere le tutele dell’art. 2112 c.c. per i lavoratori trasferiti, invertendo l’onere della prova a carico dell’azienda.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Cambio Appalto e Trasferimento d’Azienda: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Discontinuità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 27607 del 2024, offre chiarimenti cruciali sulla disciplina del cambio appalto e sulla sua qualificazione come trasferimento di ramo d’azienda. Questa pronuncia è di fondamentale importanza per la tutela dei diritti dei lavoratori coinvolti nella successione di imprese negli appalti di servizi, stabilendo principi chiari su cosa costituisca una reale ‘discontinuità’ aziendale.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla successione tra due società in un appalto per servizi di vigilanza e portierato. Una lavoratrice, passata alle dipendenze della nuova società appaltatrice, ha agito in giudizio sostenendo che il subentro costituisse, di fatto, un trasferimento di ramo d’azienda ai sensi dell’art. 2112 del Codice Civile. Di conseguenza, rivendicava il diritto al mantenimento delle condizioni economiche e normative preesistenti, inclusa la retribuzione e l’anzianità di servizio.

La Corte d’Appello aveva dato ragione alla lavoratrice, rilevando che l’impresa subentrante non aveva introdotto elementi di discontinuità tali da giustificare l’esclusione delle tutele previste per il trasferimento d’azienda. Le uniche modifiche apportate, infatti, consistevano nell’adozione di nuove divise e cartellini di riconoscimento, ritenute insufficienti a configurare una nuova e autonoma identità imprenditoriale.

La Disciplina del Cambio Appalto e la Decisione della Cassazione

La società subentrante ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo un’errata interpretazione dell’art. 29, comma 3, del D.Lgs. 276/2003, come modificato dalla legge n. 122 del 2016. La Corte Suprema ha, tuttavia, rigettato il ricorso, confermando la sentenza d’appello e consolidando un importante principio interpretativo.

I giudici hanno chiarito che la normativa attuale, nata per allineare l’ordinamento italiano alla direttiva europea 2001/23/CE, introduce una presunzione: il cambio appalto, con l’acquisizione del personale, si considera un trasferimento d’azienda. Questa presunzione può essere superata solo se l’impresa subentrante fornisce la prova della sussistenza di ‘elementi di discontinuità’ che determinano una ‘specifica identità di impresa’.

Le Motivazioni: La Presunzione di Trasferimento e l’Onere della Prova

La Corte ha sottolineato come la riforma del 2016 abbia invertito l’onere della prova. Non è più il lavoratore a dover dimostrare la continuità aziendale, ma è l’imprenditore subentrante a dover provare la discontinuità. Questa discontinuità non può consistere in modifiche marginali o puramente formali.

Per escludere l’applicazione dell’art. 2112 c.c., l’impresa deve dimostrare di aver introdotto un complesso di elementi organizzativi e produttivi talmente nuovi da interrompere il ‘nesso funzionale’ preesistente. In altre parole, deve provare che il gruppo di lavoratori acquisiti non è più un’entità funzionalmente autonoma, ma è stato integrato in una struttura organizzativa e produttiva radicalmente diversa.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che l’adozione di nuove divise e cartellini non incidesse sull’autonomia funzionale del gruppo di lavoratori, che continuava a svolgere le medesime mansioni con gli stessi strumenti (in gran parte forniti dal committente). Tali modifiche sono state giudicate irrilevanti ai fini della configurazione di una discontinuità sostanziale.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un orientamento a forte tutela dei lavoratori nel cambio appalto. Le imprese che subentrano in un contratto di servizi devono essere consapevoli che la mera acquisizione del personale comporta, di regola, l’applicazione delle garanzie previste per il trasferimento d’azienda. Per sottrarsi a tali obblighi, non è sufficiente apportare modifiche di facciata. È necessario dimostrare un intervento organizzativo profondo, che crei una nuova e specifica identità d’impresa, capace di interrompere la continuità operativa con la gestione precedente. Questo principio garantisce che i diritti acquisiti dai lavoratori non vengano compromessi da operazioni che, pur cambiando la titolarità formale del rapporto di lavoro, lasciano inalterata la sostanza dell’attività produttiva.

Quando un cambio appalto si considera un trasferimento di ramo d’azienda?
Un cambio appalto si presume sia un trasferimento di ramo d’azienda quando vi è l’acquisizione del personale già impiegato. Tale presunzione può essere vinta solo se l’impresa subentrante dimostra di aver introdotto elementi di discontinuità organizzativa e produttiva tali da creare una specifica e nuova identità d’impresa.

Cosa si intende per ‘elementi di discontinuità’ in un cambio appalto?
Gli ‘elementi di discontinuità’ sono cambiamenti sostanziali che interrompono il nesso funzionale e la continuità con la precedente gestione. Secondo la sentenza, modifiche marginali come l’adozione di nuove divise o cartellini di riconoscimento non sono sufficienti a integrare tale discontinuità.

Quali tutele ha il lavoratore in caso di cambio appalto qualificato come trasferimento d’azienda?
Se il cambio appalto è qualificato come trasferimento d’azienda, al lavoratore si applicano le tutele dell’art. 2112 del Codice Civile. Ciò significa che il rapporto di lavoro continua con il nuovo datore di lavoro e il lavoratore conserva tutti i diritti che ne derivano, come l’anzianità di servizio, la retribuzione e le altre condizioni contrattuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati