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Calcolo TFR reintegrazione: Guida alla sentenza

Un lavoratore, licenziato e successivamente reintegrato, ha richiesto il pagamento del TFR maturato nel periodo intermedio. La Corte di Cassazione ha confermato il suo diritto, stabilendo che il rapporto di lavoro si considera proseguito senza interruzioni. Di conseguenza, le retribuzioni corrisposte a seguito della reintegrazione rientrano a pieno titolo nella base di calcolo del TFR. La Corte ha inoltre affermato la responsabilità solidale della società acquirente in caso di cessione d’azienda per i debiti maturati.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Calcolo TFR in caso di reintegrazione: la Cassazione fa chiarezza

Il calcolo del TFR rappresenta un momento cruciale alla fine di un rapporto di lavoro, ma cosa accade quando il rapporto viene interrotto da un licenziamento illegittimo e poi ripristinato da un giudice? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un’interpretazione fondamentale, stabilendo che il periodo tra il licenziamento e la reintegrazione effettiva deve essere considerato ai fini della maturazione del Trattamento di Fine Rapporto.

I Fatti di Causa

La vicenda riguarda un lavoratore dipendente di una società di imballaggi dal 1992. Nel 2007, l’azienda lo licenzia, ma il Tribunale, nel 2011, ne ordina la reintegrazione nel posto di lavoro. Nel frattempo, l’azienda cede un ramo d’azienda a una nuova società, che assume il lavoratore nel 2012, per poi licenziarlo definitivamente nel 2014.

Il lavoratore si rivolge nuovamente al giudice per ottenere il pagamento delle differenze di TFR maturate nel periodo intercorso tra il primo licenziamento (2007) e la sua effettiva reintegrazione (2011), sostenendo che, a seguito della sentenza, il rapporto di lavoro doveva considerarsi come mai interrotto. Mentre il Tribunale in prima istanza respinge la sua richiesta, la Corte d’Appello la accoglie, riconoscendo il suo diritto.

Le due società, la cedente e la cessionaria, decidono quindi di ricorrere in Cassazione.

Calcolo TFR e continuità del rapporto: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso delle aziende, confermando la decisione della Corte d’Appello. La sentenza si fonda su due principi cardine del diritto del lavoro:

1. La continuità del rapporto di lavoro: La reintegrazione ordinata dal giudice ha l’effetto di ripristinare il rapporto di lavoro senza soluzione di continuità. Questo significa che, dal punto di vista giuridico, è come se il licenziamento non fosse mai avvenuto. Di conseguenza, le somme corrisposte al lavoratore a titolo risarcitorio per il periodo di estromissione illegittima sono a tutti gli effetti parte della retribuzione e, come tali, devono essere incluse nella base di calcolo del TFR.

2. La responsabilità solidale nella cessione d’azienda: La Corte ha ribadito l’applicazione dell’art. 2112 del Codice Civile. Questa norma stabilisce che, in caso di trasferimento d’azienda, il nuovo datore di lavoro (cessionario) è obbligato in solido con il vecchio (cedente) per tutti i crediti che il lavoratore aveva al momento del trasferimento. Poiché il credito relativo al TFR era sorto in quel periodo, anche la società acquirente ne è responsabile.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte Suprema sono chiare e logiche. I giudici hanno specificato che l’argomento delle aziende, secondo cui il TFR non sarebbe esigibile durante il rapporto di lavoro, è stato mal posto. Il lavoratore, infatti, ha richiesto il pagamento solo dopo la cessazione definitiva del rapporto nel 2014, presupposto corretto per l’esigibilità del credito.

Il punto centrale è la natura delle somme dovute per il periodo tra licenziamento e reintegrazione. Anche se definite come risarcimento, esse hanno una funzione retributiva, in quanto sostituiscono la paga che il lavoratore avrebbe percepito se avesse lavorato. Essendo retribuzione, esse concorrono a formare la base imponibile su cui si calcola la quota annuale di TFR da accantonare.

Inoltre, la Corte ha respinto l’argomento secondo cui la società acquirente non fosse responsabile. La responsabilità solidale prevista dall’art. 2112 c.c. è una tutela fondamentale per il lavoratore, che garantisce la continuità dei suoi diritti anche in caso di passaggi di proprietà dell’azienda. La nuova società, subentrando nel rapporto di lavoro, eredita anche i debiti pregressi ad esso connessi.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Lavoratori e Aziende

Questa ordinanza della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Per i lavoratori, rappresenta una significativa conferma: la reintegrazione non è solo un ritorno al posto di lavoro, ma una piena ricostituzione di tutti i diritti economici e normativi, incluso il corretto calcolo del TFR. I dipendenti possono quindi essere certi che il periodo di assenza forzata non andrà perso ai fini del loro trattamento di fine rapporto.

Per le aziende, la sentenza è un monito. Un licenziamento dichiarato illegittimo comporta conseguenze economiche che vanno oltre il semplice risarcimento del danno, estendendosi agli istituti retributivi differiti come il TFR. Inoltre, le imprese che acquisiscono rami d’azienda devono esercitare la massima diligenza nel verificare la posizione debitoria pregressa relativa ai dipendenti trasferiti, poiché potrebbero essere chiamate a risponderne solidalmente.

Le somme pagate al lavoratore dopo la reintegrazione per il periodo di assenza forzata vanno incluse nel calcolo del TFR?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in virtù della ricostituzione del rapporto di lavoro senza soluzione di continuità, le somme dovute al lavoratore reintegrato (ai sensi dell’art. 18 L. n. 300/1970) entrano a far parte della base di computo del TFR.

In caso di cessione d’azienda, la nuova società è responsabile per i debiti di TFR maturati dal lavoratore con la vecchia società?
Sì. La sentenza conferma che la cessione d’azienda comporta la responsabilità solidale tra l’azienda cedente e quella cessionaria per i crediti del lavoratore, inclusi quelli relativi alle quote di TFR maturate prima del trasferimento.

Il TFR relativo al periodo tra il licenziamento e la reintegrazione diventa esigibile solo alla fine del rapporto di lavoro?
Sì. La Corte chiarisce che il diritto al pagamento del TFR, anche per le quote maturate durante il periodo di estromissione illegittima, diventa esigibile solo al momento della cessazione definitiva del rapporto di lavoro, come per le quote ordinarie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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