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Calcolo TFR: anche le voci non continuative contano

Un lavoratore ha citato in giudizio il proprio datore di lavoro, una società di gestione infrastrutturale, per includere diverse voci retributive variabili nel calcolo del suo Trattamento di Fine Rapporto (TFR). La Corte d’Appello aveva escluso tali voci, ritenendole non continuative. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, affermando che per un corretto calcolo TFR il criterio determinante non è la continuità, ma la natura “non occasionale” della retribuzione. Se un compenso, anche variabile, costituisce un corrispettivo ricorrente per la prestazione lavorativa e non deriva da eventi imprevedibili, deve essere computato nella base di calcolo del TFR, a meno che il contratto collettivo non lo escluda in modo esplicito e inequivocabile. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Calcolo TFR: La Cassazione include anche le voci retributive non continuative

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 24801/2024, ha fornito un’importante interpretazione in materia di calcolo TFR (Trattamento di Fine Rapporto). La Corte ha stabilito che anche le voci retributive non erogate in modo continuativo, come straordinari, indennità di reperibilità e lavoro spostato, devono essere incluse nella base di calcolo della liquidazione, a patto che non siano occasionali. Questa decisione consolida il principio di onnicomprensività della retribuzione e offre maggiore tutela ai lavoratori.

I Fatti del Caso: La Controversia sul TFR

Un dipendente di una grande società concessionaria di infrastrutture si era rivolto al Tribunale per ottenere il riconoscimento, ai fini del calcolo del TFR, di diverse indennità percepite nel corso del rapporto di lavoro. In particolare, la richiesta riguardava l’incidenza del lavoro straordinario, dell’indennità di richiamo in servizio e di quella per il lavoro spostato.

Il Tribunale di primo grado aveva respinto queste specifiche domande, ritenendo che tali compensi non fossero corrisposti in modo continuativo. La Corte d’Appello, successivamente adita, aveva confermato questa impostazione, affermando la necessità di una “valutazione globale e unitaria” della frequenza degli emolumenti per deciderne l’inclusione nel TFR. Insoddisfatto, il lavoratore ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando la violazione dell’art. 2120 del codice civile.

Il Principio di Onnicomprensività nel Calcolo TFR

Il cuore della questione ruota attorno all’interpretazione dell’art. 2120 c.c., come modificato dalla Legge n. 297/1982. Questa norma ha introdotto un criterio di “onnicomprensività” per la determinazione della retribuzione utile al calcolo TFR. Secondo tale principio, devono essere considerate “tutte le somme, compreso l’equivalente delle prestazioni in natura, corrisposte in dipendenza del rapporto di lavoro, a titolo non occasionale”.

La Corte di Cassazione ha chiarito che il legislatore ha abbandonato il precedente requisito della “continuità” della retribuzione, sostituendolo con quello della “non occasionalità”. Ciò significa che per includere un compenso nel TFR non è più necessario che esso sia erogato in modo fisso e regolare ogni mese.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del lavoratore, censurando la decisione della Corte d’Appello. I giudici di legittimità hanno spiegato che l’errore del giudice di merito è stato quello di applicare un criterio di “valutazione globale ed unitaria” della frequenza, non previsto dalla legge.

Secondo la Cassazione, per emolumenti “occasionali” si devono intendere solo quelli legati a ragioni aziendali del tutto imprevedibili e fortuite. Al contrario, tutte le somme che rappresentano un corrispettivo per la prestazione lavorativa, anche se variabili nella loro cadenza e quantità, devono essere incluse nel calcolo TFR se presentano un carattere di ricorrenza nel tempo. Il fatto che lo straordinario o la reperibilità non siano richiesti ogni mese non li rende “occasionali” se rientrano nella normale organizzazione del lavoro.

La Corte ha inoltre rigettato il ricorso incidentale dell’azienda, la quale sosteneva che il contratto collettivo (CCNL) elencasse tassativamente le voci utili al TFR. La Cassazione ha precisato che un CCNL può derogare al principio di onnicomprensività solo se lo fa in modo “chiaro e univoco”, cosa che nel caso di specie non accadeva. L’elenco previsto dal contratto collettivo si riferiva solo alle componenti fisse e “standard” della retribuzione, senza poter escludere altre voci ricorrenti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza n. 24801/2024 ha importanti implicazioni pratiche. Innanzitutto, rafforza la posizione dei lavoratori, garantendo che il loro TFR rifletta in modo più fedele la retribuzione effettivamente percepita durante il rapporto di lavoro. I datori di lavoro, d’altro canto, dovranno prestare maggiore attenzione nell’accantonamento del TFR, includendo nel calcolo tutte le voci retributive che, pur non essendo fisse, vengono erogate con una certa frequenza in relazione all’attività svolta dal dipendente. La decisione ribadisce che solo eventi veramente sporadici e imprevedibili possono giustificare l’esclusione di un compenso dalla base di calcolo della liquidazione.

Le voci retributive non pagate ogni mese, come gli straordinari, devono essere incluse nel calcolo del TFR?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, il criterio non è la continuità mensile, ma la natura “non occasionale” del compenso. Se gli emolumenti sono corrisposti con una certa frequenza come corrispettivo di una prestazione lavorativa e non per eventi straordinari e imprevedibili, devono essere inclusi nel calcolo del TFR.

Cosa si intende per retribuzione “non occasionale” ai fini del TFR?
Si intende qualsiasi compenso corrisposto in dipendenza del rapporto di lavoro che non sia legato a ragioni aziendali del tutto imprevedibili e fortuite. Non è necessario che sia pagato regolarmente e continuamente, ma che abbia carattere di ricorrenza nel tempo come corrispettivo per le prestazioni rese.

Un contratto collettivo (CCNL) può escludere alcune voci dal calcolo del TFR?
Sì, ma solo a condizione che lo faccia in modo assolutamente chiaro e con univoco significato. In assenza di una deroga esplicita e inequivocabile, prevale il principio legale di onnicomprensività della retribuzione stabilito dall’art. 2120 del codice civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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