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Caduta scale bagnate: onere della prova del danno

Una donna cade sulle scale condominiali bagnate a causa delle pulizie in corso e cita in giudizio il Condominio per ottenere il risarcimento dei danni. Il Tribunale di Torino ha respinto la domanda, sottolineando che l’attrice non ha adempiuto al proprio onere della prova. Non è stato sufficiente dimostrare la caduta e la presenza di acqua, ma era necessario provare il nesso causale, ovvero che la caduta sia stata provocata specificamente dalla scivolosità del pavimento, con una descrizione dettagliata della dinamica. In assenza di tale prova, la richiesta di risarcimento è stata rigettata.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Caduta scale bagnate: l’importanza dell’onere della prova

Quando si subisce una caduta su un pavimento bagnato, come le scale di un condominio, si potrebbe pensare che il risarcimento del danno sia quasi automatico. Tuttavia, una recente sentenza del Tribunale di Torino ci ricorda un principio fondamentale del diritto: l’onere della prova. Non basta affermare di essere caduti a causa delle scale bagnate; è necessario dimostrarlo con precisione. Analizziamo questo caso per capire quali elementi sono cruciali per vincere una causa di questo tipo.

I Fatti del Caso

Una condomina, scendendo le scale del proprio palazzo, cadeva rovinosamente a terra. In quel momento, un’impresa di pulizie stava effettuando le operazioni di lavaggio dei pavimenti. A seguito della caduta, la signora riportava una frattura e, ritenendo il Condominio responsabile per la mancata custodia e segnalazione del pericolo, decideva di agire in giudizio per ottenere il risarcimento di tutti i danni subiti, patrimoniali e non.

Il Condominio, a sua volta, si difendeva negando ogni responsabilità e chiamando in causa l’impresa di pulizie, sostenendo che, se una colpa vi fosse stata, sarebbe stata da attribuire esclusivamente alla condotta negligente di quest’ultima.

L’onere della prova secondo il Tribunale

Il cuore della controversia ruota attorno all’articolo 2051 del Codice Civile, che disciplina la responsabilità per i danni causati da cose in custodia. Secondo questo articolo, il custode (in questo caso, il Condominio) è responsabile a meno che non provi il “caso fortuito”.

Tuttavia, prima che il custode debba fornire tale prova liberatoria, spetta al danneggiato adempiere al proprio onere della prova. Il danneggiato deve dimostrare due elementi fondamentali:
1. L’esistenza del danno.
2. Il nesso causale tra la cosa in custodia (le scale) e il danno subito.

Il Tribunale ha chiarito che non è sufficiente provare che l’evento si sia verificato in un’area sotto la custodia di un soggetto. È indispensabile dimostrare che l’incidente è stato concretamente provocato dalla particolare condizione della cosa. In altre parole, la signora non doveva solo provare di essere caduta sulle scale, ma doveva provare che la caduta era stata causata direttamente dalla condizione di pavimento bagnato e scivoloso.

La genericità delle accuse come fattore di sconfitta

L’elemento che ha determinato la sconfitta della danneggiata è stata la genericità della sua ricostruzione. Negli atti processuali, la signora si era limitata a descrivere di “essere caduta”, senza specificare di essere “scivolata” o descrivere con precisione la dinamica che aveva portato alla perdita di equilibrio. Anche le testimonianze, inclusa quella del marito, non sono riuscite a colmare questa lacuna, confermando la caduta e il pavimento bagnato, ma senza fornire dettagli cruciali sulla sua effettiva pericolosità o sulla dinamica dell’incidente.

Le motivazioni della decisione

Il giudice ha ritenuto che la prova offerta dalla parte attrice fosse insufficiente. La semplice affermazione che il pavimento fosse bagnato non comporta automaticamente che fosse anche intrinsecamente pericoloso o che tale condizione fosse l’unica causa della caduta. Mancava la dimostrazione che la quantità d’acqua rendesse la superficie eccessivamente scivolosa e che proprio questa scivolosità avesse innescato la caduta. L’attrice non ha fornito fotografie, né una descrizione dettagliata del punto esatto dell’incidente (un gradino specifico, il pianerottolo), né ha saputo spiegare la dinamica esatta della perdita di equilibrio. Di conseguenza, il Tribunale ha concluso che l’onere della prova a carico della danneggiata non era stato assolto. Poiché il nesso causale non è stato provato, la domanda basata sull’art. 2051 c.c. è stata respinta, e con essa anche quella subordinata basata sull’art. 2043 c.c. (risarcimento per fatto illecito), che richiede una prova ancora più rigorosa.

Le conclusioni

La sentenza è un monito importante: in caso di incidenti come le cadute, la precisione nella descrizione dei fatti e la raccolta di prove concrete sono essenziali. Non basta essere vittime di un evento dannoso; è fondamentale essere in grado di dimostrare in giudizio, in modo chiaro e inequivocabile, come e perché l’incidente si è verificato. L’esito del processo ha visto la totale soccombenza dell’attrice, condannata a rimborsare le spese legali sia al Condominio sia all’impresa di pulizie. Questo caso evidenzia come una domanda di risarcimento, seppur apparentemente fondata, possa naufragare per la mancanza di una prova rigorosa del nesso di causalità.

È sufficiente dimostrare di essere caduti su un pavimento bagnato per ottenere un risarcimento?
No. Secondo la sentenza, non è sufficiente provare la caduta e la presenza di acqua. Il danneggiato ha l’onere della prova di dimostrare il nesso causale, ossia che la caduta sia stata provocata specificamente dalla condizione di pericolosità del pavimento (es. eccessiva scivolosità) attraverso una descrizione precisa della dinamica dell’incidente.

Chi deve provare il nesso di causa in un caso di danno da cose in custodia (art. 2051 c.c.)?
L’onere della prova del nesso causale tra la cosa in custodia (es. le scale) e il danno subito spetta sempre al danneggiato. Solo dopo che il danneggiato ha fornito tale prova, il custode è tenuto a dimostrare l’esistenza di un caso fortuito per essere esonerato da responsabilità.

Cosa succede se la descrizione della dinamica dell’incidente è troppo generica?
Se la ricostruzione dei fatti è generica e non permette di accertare con chiarezza come si è verificato l’evento (ad esempio, limitandosi a dire “sono caduta” senza specificare di essere scivolata), la domanda di risarcimento viene rigettata perché l’attore non ha adempiuto al proprio onere della prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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