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Buoni postali cointestati: interessi e decesso

Una risparmiatrice deteneva due buoni postali cointestati. Alla morte del secondo titolare, ha richiesto il rimborso totale. L’istituto emittente si è opposto, contestando sia il diritto al rimborso senza il consenso degli eredi, sia il calcolo degli interessi. La Corte di Cassazione ha confermato il diritto della cointestataria superstite a riscuotere l’intera somma in virtù della clausola di ‘pari facoltà di rimborso’. Tuttavia, ha stabilito che gli interessi devono essere calcolati secondo le condizioni della serie effettivamente sottoscritta (indicate da un timbro), e non in base a quelle, superate, stampate sul modulo cartaceo.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Buoni Postali Cointestati: la Cassazione fa Chiarezza su Rimborso e Interessi

L’ordinanza n. 26275/2024 della Corte di Cassazione affronta due questioni cruciali per i titolari di buoni postali cointestati: la facoltà di rimborso in caso di decesso di uno degli intestatari e il corretto calcolo degli interessi quando il modulo utilizzato è obsoleto. Questa pronuncia offre importanti chiarimenti, distinguendo nettamente i diritti del cointestatario superstite dalla controversa quantificazione del rendimento.

I Fatti del Caso

Una risparmiatrice, cointestataria di due buoni fruttiferi postali emessi nel 1992, richiedeva all’istituto emittente il rimborso del capitale e degli interessi maturati dopo il decesso dell’altro intestatario. L’istituto si opponeva alla richiesta su due fronti:
1. Sosteneva che, a seguito del decesso, fosse necessaria la quietanza di tutti gli eredi per procedere al rimborso, applicando per analogia la disciplina dei libretti di risparmio.
2. Contestava l’ammontare degli interessi, affermando che il calcolo dovesse basarsi sulle condizioni della serie ‘Q’, effettivamente sottoscritta, e non su quelle della serie ‘P’, stampate sul retro del modulo ma modificate al momento dell’emissione tramite un apposito timbro.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano dato ragione alla risparmiatrice su entrambi i punti. L’istituto emittente ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

Buoni Postali Cointestati e Decesso: il Diritto al Rimborso del Superstite

La Corte di Cassazione ha rigettato il primo motivo di ricorso, confermando un orientamento ormai consolidato. In materia di buoni postali cointestati che riportano la clausola di ‘pari facoltà di rimborso’ (PFR), il decesso di uno dei titolari non impedisce al superstite di riscuotere l’intera somma.

Gli Ermellini hanno ribadito che la disciplina dei buoni postali è autonoma e distinta da quella dei libretti di risparmio. La clausola PFR conferisce a ciascun intestatario un diritto pieno e indipendente. Di conseguenza, il cointestatario superstite può legittimamente chiedere e ottenere il pagamento dell’intero importo, senza dover attendere il consenso o la quietanza degli eredi del contitolare defunto. I rapporti interni tra il superstite e gli eredi riguardo la ripartizione della somma riscossa sono una questione successiva che non riguarda l’istituto emittente.

Il Calcolo degli Interessi: il Timbro Prevale sulla Stampa

Il secondo motivo di ricorso, relativo al calcolo degli interessi, è stato invece accolto. La questione centrale riguardava la prevalenza tra le condizioni economiche stampate su un modulo obsoleto (serie ‘P’) e le nuove condizioni applicate tramite un timbro che modificava la serie in ‘Q’ e avvisava della variabilità dei tassi.

La Corte d’Appello aveva ritenuto che la risparmiatrice avesse fatto ‘legittimo affidamento’ sulle condizioni stampate, anche se sbarrate. La Cassazione ha ribaltato questa visione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha stabilito che l’apposizione del timbro al momento della sottoscrizione costituisce una chiara manifestazione di volontà contrattuale che modifica e sostituisce le condizioni prestampate. Tale timbro, che indicava la nuova serie ‘Q’ e la dicitura ‘i tassi sono suscettibili di variazioni successive a norma di legge’, aveva la funzione di integrare il contenuto del contratto.

Secondo la Corte, non si può invocare il principio del ‘legittimo affidamento’ quando esistono elementi concreti e visibili sul titolo stesso che segnalano una discrepanza tra il modulo cartaceo e le condizioni reali dell’investimento. Il timbro era un avviso inequivocabile per il sottoscrittore, che lo onerava di informarsi sulle condizioni economiche della serie ‘Q’, disciplinate dal D.M. 13.6.1986. La pubblicazione di tale decreto in Gazzetta Ufficiale ne garantisce la conoscibilità legale.

L’erronea consegna di un modulo ‘non più attivo’ non può quindi giustificare l’applicazione di tassi di interesse superati, specialmente quando l’emittente ha corretto e aggiornato le condizioni del titolo in modo esplicito al momento dell’emissione.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione fissa due principi fondamentali per i buoni postali cointestati:
1. Diritto al Rimborso: Il cointestatario superstite, grazie alla clausola di ‘pari facoltà di rimborso’, ha sempre il diritto di riscuotere l’intero capitale senza il coinvolgimento degli eredi del defunto.
2. Calcolo degli Interessi: Le condizioni economiche applicabili sono quelle della serie effettiva di appartenenza del buono, come indicata al momento della sottoscrizione (anche tramite timbro), e non quelle stampate su un modulo obsoleto. Il timbro che modifica i dati del titolo è un elemento contrattuale che prevale sulla stampa e annulla il legittimo affidamento del risparmiatore sulle condizioni superate.

In caso di buoni postali cointestati, se uno dei titolari muore, il superstite può riscuotere l’intera somma?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che, in presenza della clausola di ‘pari facoltà di rimborso’, il cointestatario superstite è legittimato a ottenere il rimborso dell’intera somma, senza necessità della quietanza degli eredi del defunto.

Se un buono postale riporta tassi di interesse stampati, ma un timbro indica una serie diversa e tassi variabili, quali condizioni si applicano?
Si applicano le condizioni economiche previste dal decreto ministeriale per la serie indicata dal timbro. Il timbro apposto al momento della sottoscrizione modifica le condizioni stampate sul modulo, e il risparmiatore non può invocare un legittimo affidamento sui dati non più validi.

Il principio del ‘legittimo affidamento’ del risparmiatore prevale sempre?
No. Secondo la Corte, non si può parlare di legittimo affidamento quando sul titolo sono presenti elementi chiari, come un timbro, che indicano una discrepanza tra le condizioni prestampate e quelle effettivamente applicate. Tali elementi sono sufficienti a informare il sottoscrittore delle reali condizioni contrattuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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