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Buoni fruttiferi cointestati: rimborso e morte

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di decesso di uno dei titolari di buoni fruttiferi cointestati con clausola di ‘pari facoltà di rimborso’, il cointestatario superstite ha il diritto di riscuotere l’intera somma. L’istituto bancario che effettua il pagamento agisce legittimamente, anche se a conoscenza del decesso. Gli eredi del defunto dovranno rivalersi direttamente sul cointestatario che ha incassato la somma, non sulla banca. La Corte ha anche chiarito che la fusione per incorporazione di una società durante un processo non ne inficia la legittimazione processuale, grazie al principio di ultrattività del mandato al difensore.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Buoni Fruttiferi Cointestati: Chi può riscuoterli in caso di morte?

La gestione dei buoni fruttiferi cointestati dopo il decesso di uno dei titolari è una questione che genera spesso dubbi e contenziosi. La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 6379/2024, ha fornito un chiarimento fondamentale, consolidando un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. La decisione stabilisce che il cointestatario superstite può legittimamente riscuotere l’intero importo se il titolo prevede la ‘pari facoltà di rimborso’, liberando la banca da ogni responsabilità. Analizziamo insieme il caso e le motivazioni della Corte.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine dall’azione legale avviata da un’erede nei confronti di un istituto di credito e di un’altra persona. L’attrice richiedeva la sua quota ereditaria, pari al 25%, del valore di un buono fruttifero e del saldo di un libretto di risparmio, entrambi cointestati tra il defunto padre e la seconda convenuta. Quest’ultima, dopo la morte del cointestatario, aveva riscosso integralmente le somme.

Il Tribunale di primo grado aveva parzialmente accolto le richieste dell’erede, condannando sia la banca che la cointestataria a pagare determinate somme. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva riformato la decisione, rigettando la domanda nei confronti dell’istituto di credito. L’erede del soggetto originario (deceduto nel frattempo) ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali.

La Decisione della Cassazione e i motivi sui buoni fruttiferi cointestati

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità dell’operato della banca. La decisione si fonda sull’analisi di due questioni distinte: una di natura processuale e una di merito, relativa alla disciplina dei titoli di credito.

Il Primo Motivo: la continuità processuale della società incorporata

Il ricorrente contestava un presunto difetto di legittimazione processuale della banca. Sosteneva che, essendo l’istituto di credito originario stato incorporato da un’altra società nel corso del giudizio di appello, non avesse più titolo per stare in giudizio. La Cassazione ha respinto questa eccezione, richiamando il consolidato principio dell’ultrattività del mandato al difensore. Secondo tale principio, se un evento come la fusione societaria non viene formalmente dichiarato o notificato in giudizio, il difensore continua a rappresentare la parte come se l’evento non fosse avvenuto. Questo garantisce la stabilità e la continuità del processo, superando ogni questione sulla legittimazione processuale.

Il Secondo Motivo: il rimborso dei buoni fruttiferi cointestati

Il cuore della controversia risiedeva nel secondo motivo. Il ricorrente sosteneva che la banca non avrebbe dovuto pagare l’intera somma alla cointestataria superstite. La Corte ha ritenuto il motivo infondato, basandosi su un principio di diritto ormai consolidato. La giurisprudenza distingue nettamente i buoni fruttiferi postali (e, per estensione, quelli bancari) dai libretti di risparmio. Mentre per questi ultimi la legge può imporre la quietanza di tutti gli aventi diritto, per i buoni fruttiferi cointestati recanti la clausola di ‘pari facoltà di rimborso’, le regole sono diverse.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la natura di questi titoli, che circolano ‘a vista’, conferisce a ciascun cointestatario il diritto di ottenere il rimborso dell’intera somma. Questa facoltà non viene meno con la morte di uno dei titolari. Il cointestatario superstite è pienamente legittimato a richiedere e ottenere il pagamento totale, e la banca che adempie a tale richiesta agisce in modo corretto e non è tenuta a verificare l’esistenza di altri eredi.

Il pagamento effettuato dall’istituto bancario è considerato un ‘pagamento dovuto’ e, pertanto, pienamente legittimo. La conoscenza del decesso dell’altro titolare da parte della banca è irrilevante ai fini della validità del rimborso. La tutela degli eredi del cointestatario defunto non si esercita nei confronti della banca, ma direttamente verso il cointestatario superstite che ha incassato l’intera somma. Sarà in quella sede che dovranno essere regolate le quote di spettanza.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre importanti implicazioni pratiche:
1. Per i cointestatari: Chi possiede buoni fruttiferi cointestati con ‘pari facoltà di rimborso’ sa che il superstite potrà riscuotere l’intero capitale senza ostacoli da parte della banca.
2. Per gli eredi: Gli eredi di un cointestatario defunto non possono citare in giudizio la banca per ottenere la loro quota. Devono invece agire legalmente contro il cointestatario che ha riscosso l’intera somma per farsi restituire la parte di loro competenza.
3. Per gli istituti di credito: Le banche sono legittimate a pagare l’intero importo del buono al portatore che ne faccia richiesta, a condizione che sia uno dei cointestatari, senza dover indagare sulla sorte degli altri titolari o sull’esistenza di eredi.

Un cointestatario superstite può riscuotere l’intero importo di buoni fruttiferi cointestati?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, se i buoni fruttiferi sono cointestati e recano la clausola ‘pari facoltà di rimborso’, ciascun cointestatario superstite è legittimato a ottenere il rimborso dell’intera somma portata dal documento.

La banca è responsabile se paga l’intero importo al cointestatario superstite, pur sapendo della morte dell’altro?
No, la Corte ha stabilito che il pagamento effettuato dalla banca al cointestatario portatore del titolo è pienamente legittimo e dovuto. La conoscenza del decesso dell’altro titolare non incide sulla legittimità di tale pagamento.

Cosa succede al processo se una società parte in causa viene fusa per incorporazione con un’altra?
In virtù del principio dell’ultrattività del mandato alla lite, il difensore continua a rappresentare la parte come se l’evento non fosse avvenuto, a meno che l’evento stesso non venga dichiarato o notificato. La posizione giuridica della parte nel processo rimane così stabilizzata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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