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Buona fede garante: obblighi della banca nei mutui

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23438/2024, ha stabilito che una banca viola il principio di buona fede se non controlla l’effettivo utilizzo dei fondi in un mutuo di scopo, scaricando il rischio sul fideiussore. La decisione rafforza la tutela del garante, imponendo all’istituto di credito un dovere di condotta attiva per preservare gli interessi del garante, anche in assenza di specifiche clausole contrattuali. L’ordinanza sottolinea come il principio di buona fede garante sia un criterio fondamentale per valutare il comportamento delle parti.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Buona Fede Garante: La Banca Non Può Ignorare gli Obblighi Verso il Fideiussore

L’obbligo di buona fede garante impone alle banche un dovere di correttezza che va oltre il semplice testo del contratto. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale: un istituto di credito non può rimanere passivo e scaricare sul garante il rischio che un finanziamento non venga utilizzato per lo scopo previsto. Questa decisione chiarisce che la tutela del fideiussore è un elemento centrale nel rapporto contrattuale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da due finanziamenti concessi da un istituto di credito a due imprese agricole, destinati a specifici investimenti come l’acquisto di attrezzature e il miglioramento fondiario. A garanzia di tali prestiti, un ente specializzato nel settore agricolo aveva rilasciato delle fideiussioni.

Successivamente, la banca, lamentando il mancato rimborso dei finanziamenti, ha citato in giudizio l’ente garante per ottenere il pagamento delle somme dovute. L’ente si è opposto, sostenendo che i finanziamenti erano “mutui di scopo” e che la banca aveva il dovere di verificare che le somme fossero state effettivamente utilizzate per le finalità pattuite. Poiché tale verifica era mancata e lo scopo non era stato raggiunto, l’ente riteneva che i contratti di mutuo fossero nulli e, di conseguenza, anche le relative garanzie fideiussorie.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla banca, affermando che, pur trattandosi di mutui di scopo, l’ente garante non aveva sufficientemente provato l’inadempimento della banca e che non esisteva un obbligo contrattuale esplicito per la banca di richiedere le fatture comprovanti le spese.

La Decisione della Cassazione e il Principio di Buona Fede Garante

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’ente garante. Il punto centrale della pronuncia risiede nell’applicazione dei principi di correttezza e buona fede nell’esecuzione del contratto, sanciti dagli articoli 1175 e 1375 del codice civile.

Secondo la Suprema Corte, la Corte d’Appello ha commesso un errore limitandosi a un’analisi formalistica del contratto. Anche in assenza di una clausola specifica che obbligasse la banca a monitorare l’uso dei fondi, tale dovere discende direttamente dal principio generale di buona fede. La banca, infatti, disponeva di strumenti contrattuali per reagire alla mancata presentazione della documentazione di spesa da parte delle imprese finanziate (come la risoluzione del contratto o la riduzione del finanziamento). Non avvalendosi di tali strumenti, ha tenuto un comportamento contrario a buona fede.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare: la banca, “supinamente attendendo il rimborso dei finanziamenti per poi escutere la garanzia”, ha di fatto trasferito sul garante il rischio derivante dall’inadempimento del debitore principale. Questo comportamento ha esposto l’ente garante a liquidare importi superiori a quelli necessari e a coprire garanzie per finalità non conformi allo scopo di sostegno del settore agricolo.

In sostanza, la banca avrebbe potuto facilmente evitare o almeno contenere il pregiudizio per il garante utilizzando i rimedi a sua disposizione. Invece, confidando unicamente sulla presenza della garanzia, ha omesso di esercitare la dovuta diligenza, violando l’obbligo di buona fede che impone di salvaguardare anche gli interessi della controparte, quando ciò non comporti un apprezzabile sacrificio.

La Cassazione ha quindi affermato che il comportamento della banca, privo di qualsiasi attivazione per accertare il corretto impiego delle somme, non può essere considerato legittimo. L’obbligo di buona fede non è una mera clausola di stile, ma un criterio di valutazione concreto e bilaterale che governa il comportamento dei contraenti, imponendo una collaborazione per tutelare i reciproci legittimi interessi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che gli istituti di credito non possono considerarsi meri erogatori di fondi, disinteressandosi del loro utilizzo quando esiste un mutuo di scopo e una garanzia. Essi hanno un dovere attivo di vigilanza, che discende dal principio di buona fede, finalizzato a proteggere anche il garante.

Per i garanti, questa pronuncia rappresenta un rafforzamento della loro posizione. Essi possono contestare la richiesta di pagamento della banca se dimostrano che quest’ultima ha agito in modo scorretto, omettendo di adottare le cautele necessarie per prevenire l’uso improprio dei fondi finanziati. La decisione segna un passo avanti verso un’interpretazione meno formalistica e più equa dei rapporti contrattuali tra banca, debitore e garante.

Una banca ha l’obbligo di verificare come vengono usati i fondi di un mutuo di scopo prima di chiedere il pagamento al garante?
Sì. Secondo questa ordinanza, la banca ha un dovere, derivante dal principio di buona fede e correttezza, di attivarsi per controllare che i fondi siano impiegati per la finalità prevista. Non può rimanere passiva e scaricare interamente il rischio di un uso improprio sul garante.

Il principio di buona fede può imporre obblighi a una banca anche se non sono scritti nel contratto di fideiussione?
Assolutamente sì. La Corte di Cassazione chiarisce che il dovere di comportarsi secondo buona fede è un principio generale che integra il contratto. Pertanto, la banca è tenuta a proteggere gli interessi del garante, anche se non vi sono clausole specifiche che lo prevedano, attivando i rimedi a sua disposizione per mitigare i rischi.

Cosa rischia una banca che non agisce con correttezza nei confronti del garante?
Una banca che non agisce secondo buona fede, ad esempio non monitorando l’uso dei fondi di un mutuo di scopo, rischia che il suo comportamento venga considerato illegittimo. Di conseguenza, potrebbe non poter escutere la garanzia o veder ridotta la propria pretesa, in quanto ha contribuito a causare o aggravare il pregiudizio del garante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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