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Buona fede assicurazione: l’obbligo di informare

La Corte di Cassazione ha stabilito che viola il principio di buona fede assicurazione il comportamento della compagnia che, dopo aver indicato in polizza un termine di prescrizione decennale, omette di informare l’assicurato della successiva riduzione per legge a due anni. Tale omissione, che porta l’assicurato a perdere il diritto all’indennizzo, è stata qualificata anche come pratica commerciale scorretta, creando un obbligo risarcitorio per la compagnia.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Buona fede assicurazione: l’obbligo di informare sulla prescrizione

L’obbligo di buona fede assicurazione rappresenta un pilastro del rapporto contrattuale tra compagnia e assicurato. Ma cosa succede quando la legge cambia le carte in tavola, riducendo i tempi per far valere un diritto, e la compagnia non dice nulla? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito che il silenzio dell’assicuratore può costare caro, configurando non solo una violazione della correttezza contrattuale, ma anche una pratica commerciale scorretta.

I Fatti del Caso: Una Polizza Vita e la Prescrizione Cambiata

La vicenda trae origine da una polizza vita stipulata nel 2004. Nella nota informativa del contratto era specificato un termine di prescrizione di dieci anni per il diritto a riscuotere l’indennizzo. Tuttavia, una modifica legislativa successiva ha ridotto tale termine a soli due anni.

Al momento del decesso del contraente, i suoi eredi, facendo affidamento su quanto scritto nel contratto originale, hanno agito per la riscossione dell’indennizzo. La compagnia assicurativa, però, ha eccepito l’avvenuta prescrizione del diritto, basandosi sul nuovo termine biennale e sostenendo la nullità della clausola contrattuale che prevedeva il termine più lungo.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione agli eredi, condannando la compagnia al risarcimento dei danni per violazione degli obblighi di correttezza e buona fede, proprio per non aver comunicato la modifica normativa. La Corte d’Appello, tuttavia, ha ribaltato la decisione, ritenendo che la compagnia non avesse alcun obbligo di informare l’assicurato o i suoi eredi.

Le Motivazioni della Cassazione: il Principio di Buona Fede Assicurazione

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha cassato la sentenza d’appello, riaffermando con forza la centralità del principio di buona fede e correttezza nei rapporti contrattuali, specialmente in un settore delicato come quello assicurativo.

Il Dovere di Informazione come Espressione di Correttezza

Secondo la Suprema Corte, l’obbligo di buona fede (artt. 1175 e 1375 c.c.) non è una mera clausola di stile, ma un dovere giuridico autonomo che impone alle parti di agire in modo da preservare gli interessi reciproci. Questo dovere si traduce in specifici obblighi di protezione e informazione, che vanno oltre quanto espressamente scritto nel contratto.

Nel caso specifico, la compagnia, pur essendo a conoscenza della modifica normativa che riduceva drasticamente il termine di prescrizione, ha omesso di comunicarla alla controparte. Questo silenzio ha indotto l’assicurato a un falso affidamento sulla durata decennale del suo diritto, un affidamento generato dalla stessa compagnia attraverso la nota informativa iniziale. Per la Corte, un comportamento leale e corretto avrebbe imposto all’assicuratore di avvisare il cliente del cambiamento, consentendogli di tutelare i propri diritti.

La Pratica Commerciale Scorretta e la tutela del consumatore

La Cassazione va oltre, inquadrando la condotta della compagnia anche nell’ambito della disciplina a tutela del consumatore. L’aver prima inserito una clausola (prescrizione decennale) per poi invocarne la nullità a proprio vantaggio, sfruttando una modifica di legge non comunicata, è stato considerato una pratica commerciale scorretta ai sensi del Codice del Consumo (D.Lgs. 206/2005).

In particolare, si tratta di una pratica ingannevole perché contiene informazioni non più rispondenti al vero (il termine di dieci anni) che inducono il consumatore in errore, portandolo ad assumere una decisione (o, in questo caso, una non-decisione, come quella di non agire tempestivamente) che altrimenti non avrebbe preso. La Corte sottolinea che l’apposizione di una clausola nulla, che genera un legittimo ma falso affidamento, costituisce di per sé una pratica ingannevole che può dar luogo a un inadempimento contrattuale e a un conseguente obbligo di risarcimento del danno.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza significativamente la tutela degli assicurati e dei consumatori. Il messaggio è chiaro: la buona fede assicurazione non è un concetto astratto, ma un obbligo concreto di lealtà informativa. Le compagnie non possono rimanere passive di fronte a cambiamenti normativi che impattano in modo così rilevante sui diritti dei loro clienti. Il silenzio, in questi casi, non è d’oro, ma può integrare una violazione contrattuale e una pratica commerciale scorretta, con tutte le conseguenze risarcitorie del caso. Per gli assicurati, si tratta di un importante precedente che riequilibra un rapporto spesso caratterizzato da asimmetria informativa, ricordando che il contratto deve essere interpretato e eseguito secondo lealtà e correttezza.

Una compagnia assicurativa ha l’obbligo di informare il cliente se il termine di prescrizione del suo diritto cambia per legge?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’obbligo di buona fede e correttezza impone alla compagnia di informare l’assicurato delle modifiche normative che incidono su elementi essenziali del contratto, come il termine di prescrizione, per non pregiudicare i suoi diritti.

Inserire in un contratto una clausola sulla prescrizione che poi si rivela non valida può essere considerata una pratica commerciale scorretta?
Sì. La Corte ha stabilito che apporre una clausola contrattuale (in questo caso, un termine di prescrizione di 10 anni) e poi, a seguito di una modifica di legge, invocarne la nullità senza aver informato il cliente, costituisce una pratica commerciale ingannevole ai sensi del Codice del Consumo, in quanto induce il consumatore a un falso affidamento.

Il dovere di buona fede si applica anche quando la compagnia non è a conoscenza di un evento chiave, come il decesso dell’assicurato?
La Corte ha ritenuto che l’obbligo di informare sulla variazione normativa prescindesse dalla conoscenza del decesso. L’obbligo di correttezza sorgeva dal momento in cui la compagnia, avendo predisposto un contratto con una specifica clausola, veniva a conoscenza del fatto che tale clausola non era più valida per legge, creando un potenziale danno per la controparte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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