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Brevetto europeo: validità e traduzione inesatta

Una società produttrice di pannelli per l’edilizia ha impugnato una sentenza di primo grado che l’aveva condannata per contraffazione di un brevetto europeo. I motivi di appello si basavano sulla presunta scadenza del brevetto, qualificato come modello di utilità, e sulla nullità derivante da una traduzione italiana inesatta che ne ampliava la portata. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, confermando la validità del brevetto europeo. Ha chiarito che la legge permette la correzione di una traduzione errata e che il testo di riferimento resta quello originale. La Corte ha inoltre precisato che, sebbene il brevetto avesse caratteristiche simili a un modello di utilità, si trattava di un valido brevetto d’uso, non soggetto alla scadenza decennale dei modelli.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Brevetto europeo: Traduzione Errata e Scadenza, la Decisione della Corte d’Appello

Una recente sentenza della Corte d’Appello di Roma offre importanti chiarimenti sulla validità di un brevetto europeo in Italia, affrontando due questioni cruciali: le conseguenze di una traduzione nazionale inesatta e la distinzione tra brevetto d’uso e modello di utilità ai fini della durata. La decisione conferma che un errore nella traduzione non invalida automaticamente il brevetto, poiché è sempre possibile correggerlo facendo riferimento al testo originale depositato a livello europeo.

I fatti di causa

La controversia nasce dall’azione di una società produttrice di pannelli per l’edilizia, che chiedeva al Tribunale di accertare la nullità di un brevetto detenuto da un’azienda concorrente e di dichiarare che il proprio prodotto non violava tale brevetto. La società titolare del brevetto, a sua volta, agiva in via riconvenzionale, sostenendo la piena validità del proprio titolo e accusando la concorrente di contraffazione.

Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione alla titolare del brevetto, riconoscendo la validità del titolo (qualificandolo come modello d’uso) e condannando la controparte per contraffazione per equivalente, con conseguente inibitoria alla produzione e commercializzazione del prodotto contestato.

La società soccombente ha quindi proposto appello, basando le proprie difese su due argomenti principali:
1. Errata qualificazione e scadenza del brevetto: Secondo l’appellante, se il brevetto era un modello di utilità, la sua durata decennale sarebbe scaduta prima ancora dell’inizio della causa, rendendolo inefficace.
2. Nullità per traduzione inesatta: L’appellante sosteneva che la traduzione italiana del brevetto europeo depositata in origine era più ampia del testo originale, determinandone la nullità parziale, e che la successiva correzione presentata in corso di causa non poteva sanare tale vizio.

La validità del brevetto europeo e la qualificazione giuridica

La Corte d’Appello ha rigettato il primo motivo di appello, chiarendo la natura del titolo controverso. I giudici hanno spiegato che, sebbene il consulente tecnico d’ufficio (CTU) e il giudice di primo grado avessero usato il termine “modello di utilità”, ciò era avvenuto per descrivere la natura funzionale dell’invenzione, non per una riqualificazione formale.

Il titolo in questione era a tutti gli effetti un brevetto europeo per invenzione, specificamente un “brevetto d’uso”, che protegge una nuova applicazione di un prodotto già noto. Tale brevetto non è soggetto alla durata di 10 anni prevista per i modelli di utilità nazionali, ma segue le regole del brevetto per invenzione. Pertanto, l’argomento della scadenza è stato ritenuto infondato.

L’impatto di una traduzione inesatta del brevetto europeo

Il punto centrale della sentenza riguarda le conseguenze di una traduzione italiana non perfettamente conforme al testo originale del brevetto europeo. La Corte ha confermato l’orientamento secondo cui l’errore di traduzione non comporta la nullità automatica del brevetto.

Secondo l’art. 57 del Codice della Proprietà Industriale (CPI), il testo che fa fede per determinare l’ambito di protezione è sempre quello redatto nella lingua ufficiale del procedimento europeo (inglese, francese o tedesco). La legge italiana consente al titolare di depositare una traduzione corretta in qualsiasi momento, anche a causa iniziata.

Questa possibilità di “emendamento” serve a bilanciare due esigenze: la tutela del titolare del brevetto e la certezza del diritto per i terzi. Se la traduzione iniziale conferisce una protezione più ampia di quella originale, essa non è vincolante (“non fidefacente”), ma può essere corretta per allinearla al testo europeo. Nel caso di specie, la società titolare aveva legittimamente provveduto a depositare una traduzione emendata, sanando l’originaria discrepanza.

Le motivazioni della Corte

La Corte d’Appello ha motivato la sua decisione sulla base di una solida interpretazione della normativa nazionale ed europea. Per quanto riguarda la qualificazione del brevetto, i giudici hanno sottolineato che il sistema brevettuale europeo è sufficientemente ampio da includere invenzioni che, a livello nazionale, potrebbero essere assimilate a modelli di utilità, senza che ciò ne alteri la natura di brevetto per invenzione e la relativa durata. La validità del titolo era stata confermata dal CTU sotto i profili di priorità, novità e attività inventiva, e il Tribunale aveva correttamente aderito a tali conclusioni.

Sul tema della traduzione, la Corte ha ribadito che la funzione della traduzione italiana è principalmente informativa. Essa serve a rendere noto in Italia l’esistenza e il contenuto di un brevetto europeo, ma non ha una funzione costitutiva dei diritti. Il diritto sorge dal brevetto europeo e il suo perimetro è definito dal testo originale. Di conseguenza, la sanzione della nullità è limitata ai casi di totale assenza di traduzione o di errori talmente gravi da equivalere a una sua mancanza, non a semplici difformità che possono essere corrette.

Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale in materia di proprietà industriale: la preminenza del testo originale del brevetto europeo sulla sua traduzione nazionale. Gli operatori del settore devono essere consapevoli che, in caso di dubbio sull’estensione della protezione di un brevetto, è indispensabile fare riferimento al documento depositato presso l’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO). Per i titolari di brevetti, questa decisione conferma la possibilità di rimediare a eventuali errori di traduzione senza rischiare la perdita del diritto, garantendo così una tutela efficace dei propri investimenti innovativi.

Una traduzione italiana errata di un brevetto europeo ne causa la nullità?
No. La sentenza chiarisce che una traduzione inesatta o più ampia rispetto al testo originale non determina la nullità del brevetto. La legge consente al titolare di correggere la traduzione in qualsiasi momento. Il testo che definisce legalmente l’ambito di protezione è sempre quello depositato presso l’Ufficio Europeo dei Brevetti.Qual è la differenza tra brevetto d’uso e modello di utilità secondo la Corte?
Il brevetto d’uso protegge un nuovo e inventivo utilizzo di un prodotto già esistente. Il modello di utilità protegge una nuova forma di un oggetto che gli conferisce una particolare efficacia o comodità. La Corte ha stabilito che il brevetto in esame, pur avendo caratteristiche funzionali, era un valido brevetto d’uso e quindi non soggetto alla scadenza decennale tipica dei modelli di utilità.

È possibile sanare una traduzione imprecisa di un brevetto durante una causa per contraffazione?
Sì. La Corte ha confermato che il titolare del brevetto ha agito legittimamente depositando una traduzione corretta nel corso del giudizio di primo grado. Questa possibilità di emendamento è prevista dalla legge per allineare la protezione nazionale a quella effettivamente concessa a livello europeo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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