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Borse medici specializzandi: no a rivalutazione

Un gruppo di medici specializzati prima del 2007 ha citato in giudizio lo Stato per ottenere un risarcimento e l’adeguamento delle loro borse di studio. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che il blocco degli adeguamenti per il periodo 1992-2006 era legittimo. La Corte ha ribadito che la remunerazione più elevata introdotta nel 2007 è stata una scelta legislativa discrezionale e non un obbligo derivante dal diritto dell’UE, pertanto non esiste alcun diritto al risarcimento per le borse medici specializzandi del periodo precedente.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Borse medici specializzandi: la Cassazione conferma il no a rivalutazione e risarcimenti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiude definitivamente la porta alle richieste di risarcimento e adeguamento economico per le borse medici specializzandi relative ai corsi frequentati prima dell’anno accademico 2006/2007. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gruppo di medici, consolidando un orientamento giurisprudenziale che nega la possibilità di applicare retroattivamente i trattamenti più favorevoli introdotti successivamente.

Il caso: la richiesta di adeguamento delle borse di studio

Un gruppo di medici, che aveva frequentato le scuole di specializzazione in un periodo anteriore al 2007, aveva convenuto in giudizio la Presidenza del Consiglio dei Ministri e altri ministeri. La loro richiesta era duplice: ottenere un risarcimento per la tardiva attuazione della direttiva europea 93/16/CEE e vedere riconosciuti gli incrementi annuali (legati al costo della vita) e triennali (legati ai miglioramenti stipendiali del SSN) previsti dalla normativa nazionale.

I tribunali di primo e secondo grado avevano già respinto le loro domande. In particolare, la Corte d’Appello aveva sottolineato come le modifiche migliorative introdotte con il D.Lgs. n. 368/1999 fossero il risultato di una scelta discrezionale del legislatore italiano e non un obbligo derivante dall’ordinamento comunitario. Di conseguenza, nessun risarcimento era dovuto per il periodo precedente.

La decisione della Corte di Cassazione

La Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso dei medici inammissibile. La Corte ha rigettato tutti i motivi di ricorso, basando la sua decisione su un orientamento ormai consolidato e recentemente ribadito da una fondamentale pronuncia delle Sezioni Unite (n. 20006/2024).

La decisione afferma che la pretesa di ottenere una borsa di studio di importo pari a quella entrata in vigore dall’anno accademico 2006/07 non ha fondamento, né come applicazione diretta della vecchia normativa né come diritto risarcitorio per mancata attuazione di direttive comunitarie.

Le motivazioni: perché non è dovuto l’adeguamento delle borse medici specializzandi

La Corte ha chiarito diversi punti fondamentali per giungere alla sua decisione.

In primo luogo, lo Stato italiano aveva già adempiuto al proprio obbligo di fissare una “adeguata rimunerazione” con il D.Lgs. n. 257 del 1991. Le direttive europee, infatti, non stabiliscono una soglia minima precisa per tale remunerazione, lasciando agli Stati membri un’ampia discrezionalità, che deve tenere conto anche delle esigenze di contenimento della spesa pubblica.

In secondo luogo, la normativa successiva (D.Lgs. n. 368/1999), che ha introdotto un trattamento economico più favorevole basato su un modello di formazione-lavoro, rappresenta una scelta politica e legislativa successiva, non il primo e tardivo adempimento a un obbligo europeo. Il fatto che il legislatore abbia deciso di far entrare in vigore tale normativa migliorativa solo a partire dal 2007 rientra pienamente nella sua discrezionalità e non costituisce un illecito.

Infine, e in modo decisivo, la Cassazione, richiamando le Sezioni Unite, ha confermato che una serie di leggi succedutesi nel tempo ha esplicitamente “bloccato” ogni forma di aggiornamento, sia annuale che triennale, per le borse di studio nel periodo compreso tra l’anno accademico 1992/1993 e il 2005/2006.

Conclusioni: l’impatto della sentenza

Questa ordinanza consolida in modo definitivo la posizione della giurisprudenza sulla questione delle borse medici specializzandi per il periodo antecedente al 2007. Le conclusioni che se ne possono trarre sono nette:

1. Nessun diritto alla rivalutazione: I medici specializzandi di quel periodo non hanno diritto a incrementi annuali o triennali sulle borse di studio percepite, a causa di un esplicito blocco normativo.
2. Nessun risarcimento del danno: L’introduzione di un regime economico più favorevole in un momento successivo non genera un diritto al risarcimento per chi ha frequentato i corsi in precedenza, poiché si è trattato di una scelta discrezionale del legislatore.
3. Principio di discrezionalità legislativa: La sentenza riafferma il principio secondo cui il legislatore nazionale gode di ampia discrezionalità nel definire l’ammontare di una “adeguata remunerazione” e nel decidere la tempistica di entrata in vigore di normative migliorative, nel rispetto dei vincoli di bilancio.

I medici specializzandi che hanno frequentato i corsi tra il 1992 e il 2006 hanno diritto alla rivalutazione annuale e all’adeguamento triennale della borsa di studio?
No. La Corte di Cassazione, confermando un orientamento consolidato e una recente pronuncia delle Sezioni Unite, ha stabilito che l’importo delle borse di studio per quel periodo era soggetto a un blocco normativo che ne ha impedito l’aggiornamento.

Il mancato adeguamento delle borse medici specializzandi prima del 2007 costituisce una violazione del diritto UE all’adeguata remunerazione?
No. Secondo la Corte, lo Stato italiano aveva già adempiuto all’obbligo di fornire un’adeguata remunerazione con il D.Lgs. 257/1991. L’aumento successivo, introdotto dal D.Lgs. 368/1999 e applicato dal 2007, è stato frutto di una scelta discrezionale del legislatore nazionale e non un obbligo imposto dall’Europa.

È possibile chiedere un risarcimento del danno per la differenza tra la borsa percepita e quella, più alta, prevista dalla normativa successiva al 2007?
No. Poiché la normativa più favorevole non era un atto dovuto ma una scelta discrezionale del legislatore, il suo differimento nel tempo non ha generato una situazione di inadempimento da parte dello Stato. Di conseguenza, non sussiste un diritto al risarcimento del danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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