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Borse di studio medici: no all’adeguamento triennale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2902/2024, ha stabilito che le borse di studio medici per gli specializzandi nel periodo 1992-2007 non sono soggette all’adeguamento triennale. La Corte ha chiarito che la cosiddetta “legislazione di blocco”, introdotta per la stabilizzazione della finanza pubblica, ha sospeso non solo gli adeguamenti annuali legati all’inflazione, ma anche quelli triennali basati sui miglioramenti stipendiali del personale medico del SSN. Questa decisione ribalta le sentenze dei gradi inferiori, accogliendo il ricorso del Ministero della Salute e rigettando le pretese economiche dei medici.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Borse di Studio Medici Specializzandi: La Cassazione Nega l’Adeguamento Triennale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 2902/2024) ha messo un punto fermo su una questione dibattuta per anni: l’adeguamento economico delle borse di studio medici specializzandi per i corsi frequentati prima della riforma del 2006. La Suprema Corte ha stabilito che la normativa di contenimento della spesa pubblica ha bloccato la rideterminazione triennale di tali borse, ribaltando le decisioni dei giudici di merito.

I Fatti del Caso: La Richiesta dei Medici

Un nutrito gruppo di medici, che aveva frequentato le scuole di specializzazione tra il 1992 e il 2007, aveva citato in giudizio il Ministero della Salute e altre amministrazioni pubbliche. La loro richiesta si basava sull’art. 6 del D.Lgs. 257/1991, che prevedeva due tipi di adeguamento per le borse di studio:
1. Un incremento annuale basato sul tasso di inflazione programmato.
2. Una rideterminazione ogni tre anni, in funzione del miglioramento stipendiale previsto dalla contrattazione per il personale medico dipendente del Servizio Sanitario Nazionale.

Mentre l’adeguamento annuale era stato pacificamente bloccato da diverse leggi finanziarie, i medici sostenevano di aver comunque diritto a quello triennale. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano dato loro ragione, condannando il Ministero al pagamento delle differenze.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Ministero della Salute, cassando con rinvio la sentenza d’appello. I giudici hanno ritenuto che la Corte territoriale avesse errato nel non considerare l’intero corpus normativo che, a partire dal 1997, ha di fatto congelato ogni tipo di incremento delle borse di studio.

Il ricorso incidentale presentato da un gruppo di medici è stato invece rigettato, in parte per tardività e in parte perché infondato nel merito.

L’Impatto della Legislazione di Blocco sulle Borse di Studio Medici

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione della cosiddetta “legislazione di blocco”. La Cassazione, rivedendo un precedente orientamento, ha aderito a un’interpretazione più rigorosa, già delineata nella sentenza n. 4449 del 2018.

La Corte ha spiegato che l’art. 32 della legge n. 449 del 1997 (Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica) ha consolidato, a partire dal 1998, la quota del Fondo sanitario nazionale destinata alle borse di studio medici, bloccandola a 315 miliardi di lire. Questa norma, secondo i giudici, non faceva distinzioni: ha bloccato l’intero meccanismo di aggiornamento previsto dall’art. 6 del D.Lgs. 257/1991, includendo quindi sia l’incremento annuale (legato all’inflazione) sia la rideterminazione triennale (legata ai contratti).

Questo blocco è stato poi confermato e prorogato da successive leggi, in particolare dalla legge finanziaria per il 2003 (legge n. 289 del 2002), estendendo i suoi effetti fino all’anno accademico 2005-2006, momento in cui è entrata in vigore la nuova disciplina basata su un contratto di formazione (D.Lgs. 368/1999).

In sostanza, il legislatore ha fatto una scelta chiara: per esigenze di bilancio, ha congelato l’importo complessivo destinato a finanziare le borse di studio medici, impedendo qualsiasi tipo di adeguamento economico fino alla riforma del sistema.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’analisi letterale e sistematica delle norme finanziarie succedutesi nel tempo. La sentenza chiarisce che il riferimento normativo all’intero “corpus” dell’art. 6 del D.Lgs. 257/1991, contenuto nelle leggi di blocco, non permetteva di distinguere tra i due meccanismi di adeguamento. Il consolidamento del fondo destinato alle borse di studio ha avuto un effetto omnicomprensivo, neutralizzando qualsiasi pretesa di aumento fino all’entrata in vigore del nuovo regime contrattuale per gli specializzandi.

Le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ha un impatto significativo, ponendo fine a un vasto contenzioso. Stabilisce in modo definitivo che i medici specializzatisi secondo la vecchia normativa (ante 2006) non possono rivendicare la rideterminazione triennale della loro borsa di studio. La volontà del legislatore di contenere la spesa pubblica, attraverso la legislazione di blocco, prevale sul meccanismo di adeguamento originariamente previsto, fornendo un’interpretazione univoca che dovrà essere seguita dalla Corte d’Appello nel nuovo giudizio.

I medici specializzandi nel periodo 1992-2007 hanno diritto all’adeguamento triennale della borsa di studio?
No. Secondo l’ordinanza, la legislazione di blocco introdotta per la stabilizzazione della finanza pubblica ha sospeso sia l’adeguamento annuale all’inflazione sia la rideterminazione triennale della borsa di studio fino all’anno accademico 2005-2006.

Perché la Corte di Cassazione ha cambiato orientamento rispetto ad alcune sentenze precedenti?
La Corte ha rimeditato l’orientamento precedente, aderendo a una più recente e consolidata giurisprudenza (in particolare, la sentenza n. 4449/2018) che si basa su un’analisi più ampia e letterale delle norme finanziarie, concludendo che il blocco degli aggiornamenti era onnicomprensivo.

Qual è la normativa chiave che ha bloccato gli adeguamenti delle borse di studio?
Le norme decisive sono l’art. 32, comma 12, della legge n. 449 del 1997 e l’art. 36, comma 1, della legge n. 289 del 2002 (legge finanziaria 2003), che hanno consolidato il fondo per le borse di studio e prorogato il divieto di aggiornamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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