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Borse di studio medici: no a risarcimenti retroattivi

Un gruppo di medici ha richiesto compensazioni economiche per gli anni di specializzazione tra il 1991 e il 2006, sostenendo che le borse di studio ricevute fossero inadeguate secondo le direttive UE. La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando la sua giurisprudenza consolidata. La Corte ha stabilito che il rapporto era di formazione e non di lavoro subordinato, e che lo Stato italiano aveva adempiuto correttamente agli obblighi europei con il D.Lgs. 257/1991, escludendo quindi l’applicazione retroattiva della normativa più favorevole introdotta nel 1999.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Medico in formazione? Nessun risarcimento per le borse di studio pre-2006

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo la parola fine a una lunga controversia legale riguardante le borse di studio medici specializzandi per il periodo compreso tra il 1991 e il 2006. Molti medici avevano intrapreso azioni legali per ottenere un trattamento economico più favorevole, ma la Suprema Corte ha ribadito la sua posizione consolidata, dichiarando i ricorsi inammissibili e chiudendo la porta a possibili risarcimenti retroattivi.

I Fatti del Caso: La Richiesta dei Medici Specializzandi

Un nutrito gruppo di medici, che aveva frequentato le scuole di specializzazione in un arco temporale che va dal 1991 al 2006, si era rivolto ai tribunali con diverse richieste. In sintesi, i medici chiedevano:

1. L’accertamento di un rapporto di lavoro subordinato con le Università, con la conseguente condanna al pagamento delle differenze retributive rispetto alla borsa di studio percepita.
2. L’adeguamento periodico delle borse di studio, come previsto dall’art. 6 del D.Lgs. n. 257 del 1991.
3. Il risarcimento dei danni per il tardivo e, a loro dire, inadeguato recepimento delle direttive europee che imponevano di garantire ai medici un’adeguata remunerazione durante la specializzazione. Secondo i ricorrenti, solo la normativa introdotta con il D.Lgs. n. 368 del 1999 avrebbe correttamente attuato tali direttive e, pertanto, doveva essere applicata retroattivamente.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano già respinto queste domande, spingendo i medici a presentare ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4738/2024, ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi presentati. La decisione si fonda sull’articolo 360-bis del codice di procedura civile, che permette alla Corte di rigettare un ricorso quando la sentenza impugnata è conforme alla sua giurisprudenza consolidata e i motivi del ricorso non offrono elementi validi per un cambio di orientamento.

Le Motivazioni: Analisi della Normativa su Borse di Studio Medici Specializzandi

La Corte ha smontato le argomentazioni dei ricorrenti basandosi su principi giuridici ormai stabili e chiari.

Natura del Rapporto: Formazione, non Lavoro

Il punto cruciale è la qualificazione del rapporto tra il medico specializzando e l’università. La giurisprudenza costante esclude che si tratti di un rapporto di lavoro subordinato. L’attività svolta è finalizzata alla formazione teorica e pratica dello stesso medico, non a fornire un vantaggio diretto all’ateneo. La borsa di studio, quindi, non è una retribuzione, ma un sostegno economico per l’impegno a tempo pieno richiesto dal percorso formativo. Di conseguenza, non è applicabile l’articolo 36 della Costituzione sulla retribuzione proporzionata e sufficiente.

Adeguamenti Economici: Il Blocco Legislativo

Per quanto riguarda la mancata rivalutazione delle borse di studio, la Corte ha ricordato che specifiche leggi, a partire dal 1992 e in modo definitivo con la legge n. 449 del 1997, hanno disposto il blocco di ogni tipo di adeguamento e rivalutazione per il triennio 1998-2000 e per gli anni successivi, fino all’entrata in vigore del nuovo sistema. La volontà del legislatore di congelare tali importi è stata chiara e inequivocabile.

Recepimento Direttive UE: L’Adempimento del 1991

Infine, la Corte ha ribadito che lo Stato italiano ha adempiuto all’obbligo comunitario di garantire un'”adeguata remunerazione” già con il D.Lgs. n. 257 del 1991, che ha introdotto, appunto, la borsa di studio. La riforma successiva (D.Lgs. n. 368/1999), che ha istituito un più vantaggioso “contratto di formazione”, non rappresenta la tardiva attuazione delle direttive, ma una successiva e discrezionale scelta del legislatore. Tale normativa, per espressa previsione di legge (L. n. 266/2005), si applica solo a partire dall’anno accademico 2006/2007, escludendo qualsiasi effetto retroattivo.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione conferma in modo definitivo che i medici specializzatisi prima dell’anno accademico 2006/2007 non hanno diritto a ulteriori compensazioni economiche o al riconoscimento di un rapporto di lavoro subordinato. La giurisprudenza considera il sistema delle borse di studio, seppur meno favorevole di quello attuale, come un corretto adempimento degli obblighi europei per l’epoca. Questa decisione pone un punto fermo su una questione dibattuta per decenni, consolidando un orientamento che protegge le finanze pubbliche da richieste di risarcimento retroattive su larga scala.

Il rapporto del medico specializzando nel periodo 1991-2006 è considerato lavoro subordinato?
No. La Corte di Cassazione ha costantemente affermato che l’attività svolta dai medici specializzandi in quel periodo non era inquadrabile come lavoro subordinato, ma come un percorso di formazione teorico-pratica. La borsa di studio era un sostegno economico per la formazione, non una retribuzione per un lavoro.

Perché le borse di studio dei medici non sono state adeguate all’inflazione e ai contratti collettivi dopo il 1998?
Perché una serie di interventi legislativi, culminati con la legge n. 449 del 1997, ha espressamente bloccato qualsiasi meccanismo di rivalutazione e aggiornamento delle borse di studio per il triennio 1998-2000 e per gli anni a seguire, fino all’introduzione della nuova disciplina.

Lo Stato italiano ha violato le direttive europee non garantendo un’adeguata remunerazione ai medici in formazione prima del 2006?
No. Secondo la giurisprudenza consolidata, l’Italia ha adempiuto all’obbligo di garantire un'”adeguata remunerazione” con l’introduzione della borsa di studio tramite il D.Lgs. n. 257 del 1991. La normativa successiva e più favorevole del 1999 è stata una scelta discrezionale del legislatore e non ha efficacia retroattiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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