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Borsa di studio specializzandi: no agli adeguamenti

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un gruppo di medici che richiedevano l’adeguamento della loro borsa di studio specializzandi per il periodo 1992-2006. La Corte ha stabilito che lo Stato italiano aveva già recepito correttamente le direttive UE con il D.Lgs. 257/1991 e che il successivo blocco degli adeguamenti, disposto da varie leggi finanziarie, era pienamente legittimo. È stato inoltre ribadito che il rapporto degli specializzandi non è di lavoro subordinato, escludendo così l’applicazione del principio di equa retribuzione previsto dalla Costituzione.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Borsa di studio specializzandi: la Cassazione nega gli adeguamenti economici

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione che ha interessato per anni i medici specializzandi: l’adeguamento della borsa di studio specializzandi. La Suprema Corte ha respinto le richieste di numerosi medici che, avendo frequentato corsi di specializzazione tra il 1991 e il 2007, avevano citato in giudizio lo Stato per ottenere il riconoscimento delle differenze retributive, l’adeguamento al costo della vita e il risarcimento per il presunto tardivo recepimento delle direttive europee.

I Fatti di Causa

Un nutrito gruppo di medici, che aveva svolto la propria specializzazione post-laurea presso diverse università italiane in un arco temporale compreso tra il 1991 e il 2007, aveva avviato un’azione legale contro la Presidenza del Consiglio dei Ministri e altri ministeri competenti. I ricorrenti chiedevano l’adeguamento della loro borsa di studio, sostenendo che l’importo percepito non fosse stato aggiornato secondo gli incrementi annuali legati all’inflazione e alle rideterminazioni triennali basate sull’evoluzione della contrattazione collettiva di settore. La loro richiesta si fondava sulla presunta violazione delle direttive comunitarie in materia (in particolare la Direttiva 93/16/CEE), che a loro dire lo Stato italiano avrebbe recepito in ritardo e in modo incompleto. Dopo la sconfitta sia in primo grado che in appello, i medici hanno portato il caso davanti alla Corte di Cassazione.

La questione della borsa di studio specializzandi e le direttive UE

Il fulcro della decisione della Cassazione ruota attorno all’interpretazione dell’adempimento dello Stato italiano agli obblighi comunitari. I giudici hanno ribadito un orientamento già consolidato: lo Stato italiano ha dato corretta attuazione alle direttive europee con il Decreto Legislativo n. 257 del 1991. Questo decreto, già all’epoca, aveva fissato una “adeguata rimunerazione” per i medici in formazione.

La normativa successiva, in particolare il D.Lgs. n. 368 del 1999 (entrato in vigore solo a partire dall’anno accademico 2006/2007), che ha introdotto un nuovo ordinamento basato su un contratto di formazione-lavoro, non è considerata un tardivo recepimento delle direttive, bensì una scelta discrezionale del legislatore nazionale. Pertanto, la Corte ha escluso che si potesse configurare un inadempimento dello Stato e, di conseguenza, un diritto al risarcimento del danno per i medici.

Il Blocco degli Adeguamenti e la sua Legittimità

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda il mancato adeguamento economico della borsa di studio specializzandi. I giudici, richiamando una recente pronuncia delle Sezioni Unite (sentenza n. 20006 del 2024), hanno confermato la piena legittimità del blocco degli adeguamenti. Tale blocco è stato introdotto da una serie di provvedimenti legislativi a partire dal 1992 (D.L. n. 384/1992) per esigenze di contenimento della spesa pubblica. Secondo la Corte, queste norme hanno avuto l’effetto di congelare l’importo delle borse di studio, impedendone l’aggiornamento sia annuale (legato all’inflazione) che triennale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato il rigetto dei ricorsi su diversi fronti. In primo luogo, ha chiarito che la questione non attiene a una violazione del diritto europeo, ma ricade interamente nell’ambito dell’ordinamento interno. Il legislatore italiano, nell’esercizio della sua discrezionalità, ha prima implementato le direttive con il D.Lgs. 257/1991 e poi ha legittimamente bloccato gli adeguamenti per ragioni di bilancio. In secondo luogo, è stato ribadito che il rapporto tra medico specializzando e università non è inquadrabile né come lavoro subordinato né parasubordinato. Si tratta, invece, di un contratto di formazione con una disciplina specifica. La borsa di studio, quindi, non è un corrispettivo per una prestazione lavorativa, ma un sostegno economico per la formazione. Questa qualificazione esclude l’applicabilità dell’articolo 36 della Costituzione, che garantisce il diritto a una retribuzione proporzionata e sufficiente. La Corte ha infine respinto anche la richiesta di un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ritenendo non vi fossero dubbi interpretativi sul diritto comunitario da risolvere.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione consolida un orientamento giurisprudenziale sfavorevole ai medici che hanno frequentato le scuole di specializzazione prima della riforma del 2007. La decisione chiarisce che la legislazione nazionale dell’epoca, pur avendo bloccato gli adeguamenti economici, era conforme sia agli obblighi europei sia ai principi costituzionali. Per i giudici, il passaggio a un sistema più favorevole con il D.Lgs. 368/1999 è stata una scelta politica del legislatore, la cui applicazione non può essere estesa retroattivamente. Di conseguenza, le richieste di adeguamento della borsa di studio per il periodo in questione sono state ritenute infondate.

La borsa di studio dei medici specializzandi per gli anni 1992-2006 doveva essere adeguata all’inflazione?
No, la Corte di Cassazione ha confermato che il blocco degli adeguamenti previsto da varie leggi (a partire dal D.L. n. 384 del 1992) era legittimo e si applicava anche alle borse di studio, impedendone sia l’incremento annuale che quello triennale.

Lo Stato italiano è responsabile per un tardivo recepimento delle direttive europee sulla remunerazione degli specializzandi?
No, secondo la Corte, lo Stato ha adempiuto ai suoi obblighi comunitari con il D.Lgs. n. 257 del 1991. La normativa successiva del 1999 (D.Lgs. 368/1999) non è stata un tardivo recepimento, ma una scelta discrezionale del legislatore nazionale senza efficacia retroattiva.

Il rapporto dei medici in specializzazione è considerato un lavoro subordinato?
No, l’ordinanza chiarisce che l’attività degli specializzandi non costituisce un rapporto di lavoro subordinato o parasubordinato, ma rientra in uno specifico contratto di formazione. La borsa di studio non è una retribuzione, ma un sostegno allo studio, e pertanto non è soggetta al principio di equa retribuzione dell’art. 36 della Costituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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