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Bonifico domiciliato: responsabilità per pagamento errato

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso di pagamento di un bonifico domiciliato a un soggetto non legittimato che ha presentato un documento di identità falso. La società ordinante aveva citato in giudizio l’istituto pagatore per inadempimento. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la responsabilità dell’istituto pagatore è di natura contrattuale e va valutata secondo il criterio della diligenza professionale (art. 1176 c.c.). L’istituto non è responsabile se dimostra di aver agito con la dovuta diligenza nell’identificare il beneficiario, verificando la corrispondenza dei dati, il codice fiscale e la password, anche se il documento si è poi rivelato falso. Non è stato ritenuto necessario, in assenza di previsione contrattuale, richiedere un secondo documento di identità.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Bonifico Domiciliato e ID Falso: Quando l’Istituto Pagatore Non è Responsabile

L’utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili è una prassi consolidata, ma cosa accade quando un bonifico domiciliato, destinato al ritiro in contanti, viene incassato da un truffatore munito di documenti falsi? La recente ordinanza della Corte di Cassazione, n. 12799 del 10 maggio 2024, offre un’analisi dettagliata sulla ripartizione delle responsabilità tra chi ordina il pagamento e chi lo esegue, chiarendo i confini della diligenza professionale richiesta all’operatore.

I Fatti di Causa

Una compagnia assicurativa disponeva un bonifico domiciliato a titolo di risarcimento danni in favore di un proprio cliente. Quest’ultimo, non avendo mai ricevuto la somma, scopriva che il pagamento era già stato incassato da un soggetto sconosciuto presso un ufficio dell’istituto pagatore. L’incasso era avvenuto tramite la presentazione di una carta d’identità che riportava le generalità del legittimo beneficiario ma che, in seguito a verifiche, si rivelava essere un documento falso, mai rilasciato dal Comune indicato.

La compagnia assicurativa, dopo aver dovuto effettuare un secondo pagamento al vero beneficiario, citava in giudizio l’istituto pagatore, accusandolo di inadempimento contrattuale per non aver identificato correttamente il soggetto che si era presentato per l’incasso. Mentre il Giudice di Pace dava ragione alla compagnia, il Tribunale, in sede di appello, ribaltava la decisione, assolvendo l’istituto pagatore. La questione è così giunta all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Responsabilità per il Bonifico Domiciliato: Contrattuale e non Oggettiva

Il punto centrale della controversia era stabilire la natura della responsabilità dell’istituto pagatore. La società ricorrente sosteneva l’applicazione analogica delle norme più severe previste per il pagamento di un assegno non trasferibile, che impongono un onere di diligenza particolarmente rigoroso.

La Corte Suprema ha respinto questa tesi, qualificando il bonifico domiciliato come una delegazione di pagamento che si inserisce in un rapporto di mandato tra l’ordinante e l’istituto pagatore. Di conseguenza, la responsabilità del delegato (l’istituto pagatore) non è oggettiva, ma va valutata secondo i principi della responsabilità contrattuale e, in particolare, secondo il criterio della diligenza professionale qualificata, come previsto dall’art. 1176, comma 2, del Codice Civile. L’istituto, quindi, non risponde ‘in ogni caso’ dell’errore, ma solo se non dimostra di aver agito con la perizia richiesta dalla sua specifica attività.

Il Dovere di Diligenza nell’Identificazione: Un Solo Documento è Sufficiente?

La difesa della compagnia assicurativa si basava anche sulla presunta violazione del dovere di diligenza, sostenendo che l’istituto pagatore avrebbe dovuto richiedere l’esibizione di più documenti di identità per una verifica più accurata.

Anche su questo punto, la Cassazione ha dato torto alla ricorrente. I giudici hanno chiarito che, in assenza di una specifica previsione contrattuale che imponga la richiesta di due documenti, l’obbligo di identificazione può ritenersi assolto attraverso il controllo di un unico documento di riconoscimento. L’interpretazione del contratto tra le parti non imponeva un simile onere aggiuntivo. L’operatore allo sportello aveva verificato la corrispondenza dei dati anagrafici, il codice fiscale e la password fornita dall’ordinante. Questa procedura è stata ritenuta conforme al modello di diligenza professionale richiesto, anche perché l’identificazione di una persona fisica avviene, secondo la prassi e la normativa, tramite il riscontro di un solo documento personale.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione rigettando il ricorso della compagnia assicurativa. In primo luogo, ha distinto nettamente la fattispecie del bonifico domiciliato da quella dell’assegno non trasferibile, escludendo l’applicazione analogica delle norme più restrittive. La responsabilità dell’istituto pagatore è stata correttamente inquadrata nell’alveo della responsabilità contrattuale per inadempimento, soggetta alla disciplina del mandato e all’onere probatorio previsto dall’art. 1218 c.c. Questo significa che spetta all’istituto pagatore dimostrare di aver adempiuto correttamente o che l’inadempimento non è a lui imputabile.

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno ritenuto che il Tribunale avesse correttamente valutato le prove. L’istituto pagatore aveva dimostrato di aver agito con la diligenza professionale richiesta. L’operatore allo sportello aveva eseguito tutte le verifiche previste: aveva controllato la concordanza dei dati anagrafici presenti sul documento con quelli della disposizione di pagamento, aveva verificato il codice fiscale e la password segreta, elemento di sicurezza nella disponibilità del solo beneficiario. La Corte ha sottolineato che la falsità del documento non era ‘ictu oculi’ (a prima vista) riconoscibile e che l’ordinante non aveva fornito ulteriori dati (come la data di nascita) che avrebbero potuto facilitare un controllo incrociato più stringente.

Infine, la mancata produzione in giudizio della copia del documento falso non è stata ritenuta decisiva. Il giudice di merito, infatti, ha legittimamente desunto la prova della diligente verifica attraverso un ragionamento presuntivo, basato sull’annotazione degli estremi del documento e del codice fiscale sulla quietanza di pagamento. Questo, secondo la Corte, era sufficiente a dimostrare che un controllo era stato effettivamente eseguito in modo conforme alle regole.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un importante principio in materia di pagamenti digitali e responsabilità degli intermediari. La responsabilità dell’istituto che paga un bonifico domiciliato non è automatica in caso di frode. L’istituto può liberarsi dalla responsabilità provando di aver adempiuto al proprio incarico con la diligenza richiesta a un operatore professionale. Tale diligenza si concretizza nell’eseguire i controlli previsti dal contratto e dalla prassi, come la verifica di un documento di identità apparentemente valido e degli altri elementi di sicurezza (es. password). Non è esigibile, in assenza di patti contrari o di evidenti segnali di allarme, un controllo ulteriore come la richiesta di un secondo documento. Questa decisione bilancia la necessità di proteggere gli utenti da frodi con l’esigenza di non gravare gli intermediari di oneri probatori e operativi eccessivamente gravosi.

Chi è responsabile se un bonifico domiciliato viene pagato a una persona con un documento falso?
L’istituto pagatore non è considerato responsabile se dimostra di aver agito con la diligenza professionale richiesta (art. 1176 c.c.), identificando la persona secondo i termini del contratto e le informazioni a sua disposizione. La responsabilità non è automatica ma dipende dalla prova di un comportamento diligente.

L’istituto di pagamento è obbligato a chiedere due documenti di identità per un bonifico domiciliato?
No. Secondo la Corte, in assenza di una specifica previsione contrattuale o di circostanze particolari che lo richiedano, la verifica di un solo documento di riconoscimento, in linea con la prassi comune, è sufficiente per adempiere all’obbligo di identificazione diligente.

Le regole per il pagamento di un assegno non trasferibile si applicano anche al bonifico domiciliato?
No. La Corte ha stabilito che il bonifico domiciliato e l’assegno non trasferibile sono istituti giuridicamente diversi. Il primo è una delegazione di pagamento regolata dalle norme sul mandato e sulla responsabilità contrattuale generale, mentre il secondo è un titolo di credito soggetto a una disciplina specifica e più rigorosa in tema di identificazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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