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Bonifico domiciliato: responsabilità per pagamento errato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2112/2024, ha chiarito il regime di responsabilità dell’istituto di pagamento in caso di un bonifico domiciliato incassato da un truffatore. La Corte ha escluso l’applicazione analogica delle norme sull’assegno non trasferibile, inquadrando l’operazione come un mandato. La responsabilità dell’intermediario non è oggettiva, ma va valutata secondo il criterio della diligenza professionale (art. 1176 c.c.). Se l’istituto dimostra di aver verificato con diligenza il documento d’identità, il codice fiscale e la password forniti dal presentatore, non è tenuto al risarcimento, anche se il documento si rivela falso e il pagamento è stato effettuato alla persona sbagliata.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Bonifico domiciliato e pagamento al truffatore: chi paga il conto?

Un’importante sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i confini della responsabilità degli intermediari finanziari in caso di pagamento di un bonifico domiciliato a un soggetto non legittimato. Se un truffatore, munito di un documento d’identità apparentemente valido, riesce a incassare una somma destinata ad altri, l’istituto di pagamento è sempre tenuto a risarcire chi ha ordinato il pagamento? La risposta, secondo i giudici, non è scontata e dipende dalla diligenza mostrata dall’operatore allo sportello.

Il Caso: Un Pagamento Eseguito alla Persona Sbagliata

Una società assicurativa disponeva un bonifico domiciliato di 2.600 euro a favore di una propria creditrice, utilizzando il servizio online di un noto istituto di pagamento. Questo strumento è pensato per chi deve pagare soggetti che non hanno un conto corrente. L’operazione prevedeva la comunicazione alla beneficiaria di una password per l’incasso.

Tuttavia, allo sportello si presentava una persona diversa dalla reale creditrice, che, esibendo un documento di identità (poi rivelatosi falso) e conoscendo la password, riusciva a farsi consegnare il denaro. La società assicurativa, costretta a pagare una seconda volta la vera beneficiaria, citava in giudizio l’istituto di pagamento per ottenere il risarcimento del danno, sostenendo una sua responsabilità per il pagamento errato.

L’Analisi della Corte di Cassazione e la Responsabilità per il Bonifico Domiciliato

La Corte di Cassazione, chiamata a decidere in ultima istanza, ha rigettato il ricorso della società assicurativa, fornendo chiarimenti fondamentali sulla natura del bonifico domiciliato e sul livello di diligenza richiesto all’intermediario.

La Natura Giuridica del Bonifico Domiciliato

I giudici hanno innanzitutto stabilito che il bonifico domiciliato non può essere assimilato a un assegno bancario non trasferibile. Mentre per quest’ultimo esiste una normativa specifica (l’art. 43 della Legge Assegni), il bonifico domiciliato si inquadra nello schema della delegatio solvendi, un’operazione riconducibile al contratto di mandato.

Questo significa che l’istituto di pagamento agisce come un mandatario, incaricato dal proprio cliente (il mandante) di eseguire un pagamento a favore di un terzo. Di conseguenza, la sua responsabilità non deriva da una norma speciale, ma dalle regole generali sull’inadempimento contrattuale (art. 1218 c.c.) e sulla diligenza richiesta nell’esecuzione dell’incarico.

Il Criterio della Diligenza Professionale

Il punto cruciale della decisione riguarda lo standard di diligenza applicabile. Secondo la Corte, l’istituto di pagamento non è responsabile “in ogni caso”, ma solo se non ha agito con la diligenza professionale qualificata richiesta dall’art. 1176, secondo comma, del codice civile.

L’onere della prova spetta all’istituto di pagamento, che deve dimostrare alternativamente:
1. di aver pagato al reale beneficiario;
2. oppure, in caso di errore, di aver fatto tutto il possibile per identificarlo correttamente, usando la diligenza richiesta dalla sua professione.

Le Motivazioni della Decisione

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che l’istituto di pagamento avesse fornito la prova liberatoria. L’operatore allo sportello aveva correttamente verificato la corrispondenza tra i dati anagrafici forniti dall’ordinante (nome, cognome, codice fiscale) e quelli riportati sul documento di identità esibito. Inoltre, il presentatore era in possesso della password segreta, un ulteriore elemento di sicurezza.

La Cassazione ha respinto le argomentazioni della società ricorrente, secondo cui l’intermediario avrebbe dovuto richiedere due documenti di identità o conservarne una copia. I giudici hanno chiarito che la richiesta di un doppio documento è una mera raccomandazione di settore (circolare ABI) e non un obbligo di legge, e che la prassi consolidata prevede l’identificazione tramite un unico documento valido. Allo stesso modo, non esiste un obbligo normativo di fotocopiare e conservare i documenti per questo tipo di operazioni. L’aver annotato gli estremi del documento sulla quietanza di pagamento è stato ritenuto sufficiente a dimostrare l’avvenuta verifica. Di fronte a un documento apparentemente autentico e alla conoscenza della password, l’operatore non aveva elementi per sospettare una frode e la sua condotta è stata giudicata diligente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza stabilisce un principio importante: la responsabilità dell’intermediario per un pagamento errato tramite bonifico domiciliato non è oggettiva. Per liberarsi da responsabilità, l’istituto deve dimostrare di aver seguito con scrupolo le procedure di identificazione, basate sulla verifica di un documento di identità apparentemente valido e degli altri elementi di sicurezza previsti (come la password). La semplice circostanza che il pagamento sia andato alla persona sbagliata non è sufficiente, da sola, a fondare una richiesta di risarcimento se l’intermediario ha agito con la diligenza richiesta a un operatore professionale. Per chi ordina il pagamento, emerge l’importanza di fornire dati quanto più completi possibile e di gestire con la massima cura le credenziali di sicurezza (come la password) comunicate al beneficiario.

L’istituto di pagamento è sempre responsabile se paga un bonifico domiciliato a un truffatore con documenti falsi?
No, la sua responsabilità non è automatica. L’istituto di pagamento può essere esonerato da responsabilità se dimostra di aver agito con la diligenza professionale richiesta, ossia di aver verificato con cura il documento di identità (la cui falsità non era palese), il codice fiscale e la password di sicurezza forniti dalla persona che si è presentata per l’incasso.

Per identificare il beneficiario di un bonifico domiciliato, è necessario richiedere due documenti di identità?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non esiste un obbligo di legge che imponga la richiesta di due documenti di identità. La prassi socialmente riconosciuta prevede l’identificazione tramite il riscontro di un solo documento di identità personale, e le raccomandazioni di settore che suggeriscono diversamente non hanno valore di norma precettiva.

La responsabilità per il pagamento errato di un bonifico domiciliato è la stessa di quella per un assegno non trasferibile?
No. La Corte ha stabilito che il bonifico domiciliato è un istituto giuridicamente diverso dall’assegno. La sua disciplina non è quella speciale della Legge Assegni, ma quella generale del mandato e dell’inadempimento contrattuale. La responsabilità dell’intermediario si valuta quindi sulla base del criterio della colpa e della diligenza professionale (art. 1176 e 1218 c.c.), e non sulla base di un regime di responsabilità più severo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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