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Blocco stipendi PA: si applica a contratti privati?

Un lavoratore, dipendente di un Comune ma con contratto del settore privato edile, ha richiesto gli aumenti retributivi negati a causa del blocco stipendi PA. La Corte d’Appello ha respinto la sua richiesta, privilegiando la natura pubblica del datore di lavoro. La Corte di Cassazione, ritenendo la questione inedita e di particolare importanza, ha rinviato la decisione a una pubblica udienza per definire l’applicabilità del blocco a questi rapporti di lavoro ibridi.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Blocco Stipendi PA: La Cassazione si Interroga sull’Applicabilità ai Contratti Privati

Il blocco stipendi PA, una misura adottata in passato per contenere la spesa pubblica, si applica anche ai dipendenti di un ente pubblico il cui rapporto di lavoro è regolato da un contratto collettivo di diritto privato? Questa è la complessa domanda su cui la Corte di Cassazione è stata chiamata a pronunciarsi. Con una recente ordinanza interlocutoria, i giudici supremi hanno deciso di non risolvere immediatamente il caso, ma di rinviarlo a una pubblica udienza, sottolineando la novità e la rilevanza della questione giuridica.

I Fatti di Causa: Il Lavoratore contro il Comune

La vicenda ha origine dal ricorso di un lavoratore, dipendente di un importante Comune italiano. Sebbene il suo datore di lavoro fosse un ente pubblico, il suo rapporto era disciplinato dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del settore edile, un contratto di diritto privato. Il lavoratore aveva chiesto il riconoscimento degli incrementi retributivi previsti da tale CCNL per il periodo successivo al 1° agosto 2015.

Il Tribunale di primo grado gli aveva dato ragione, condannando il Comune al pagamento. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione. Secondo i giudici di secondo grado, il fattore determinante era la natura pubblica del datore di lavoro. L’inserimento del lavoratore nel comparto della Pubblica Amministrazione rendeva applicabile il cosiddetto “congelamento” economico e contrattuale, anche se il suo contratto era di tipo privato. La Corte d’Appello ha basato la sua decisione su un principio di omogeneità di trattamento per tutti i dipendenti dello stesso ente pubblico e sulla funzione solidaristica delle misure di contenimento della spesa, come evidenziato dalla Corte Costituzionale.

La Questione Giuridica sul Blocco Stipendi PA

Il lavoratore ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sollevando diversi punti. Il fulcro della questione è l’interpretazione dell’art. 9 del D.L. n. 78/2010, la norma che ha introdotto il blocco stipendi PA. Il ricorrente ha sostenuto che tale blocco riguardasse esclusivamente la contrattazione collettiva del pubblico impiego e non potesse estendersi a un CCNL di diritto privato come quello edile. A suo avviso, la Corte Costituzionale stessa, nella sentenza n. 178/2015, aveva distinto tra lavoro pubblico e privato.

Inoltre, il lavoratore ha argomentato che il Comune, dopo la sentenza di primo grado, avesse mostrato acquiescenza, manifestando l’intenzione di adeguare i livelli retributivi e stanziando fondi a bilancio. Tale comportamento, secondo la difesa, sarebbe stato incompatibile con la successiva contestazione in appello.

le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 19998/2024, non ha fornito una risposta definitiva, ma ha spiegato perché una decisione immediata non fosse opportuna. I giudici hanno osservato che la normativa sul blocco (in particolare il comma 17 dell’art. 9 del D.L. 78/2010) si riferisce esplicitamente alle “procedure contrattuali dell’impiego pubblico”, senza menzionare i contratti collettivi di diritto privato applicati a dipendenti di pubbliche amministrazioni.

La Corte ha riconosciuto che la questione relativa agli effetti del blocco su questi rapporti di lavoro “ibridi” non è mai stata affrontata in modo specifico, né dalle proprie sezioni né dalla Corte Costituzionale. Proprio per questa ragione, ha ravvisato l’opportunità di un esame più approfondito. Il rinvio a pubblica udienza è una procedura riservata ai casi di particolare importanza, dove è necessaria un’ampia e diretta discussione tra le parti e il Pubblico Ministero. Questo percorso permetterà di giungere a una decisione ponderata, in forma di sentenza, che possa fare chiarezza su un punto di diritto con notevoli implicazioni.

le conclusioni

L’ordinanza della Cassazione lascia la questione in sospeso, ma segnala l’elevata importanza del tema. La decisione finale, che verrà presa all’esito della pubblica udienza, è attesa con grande interesse. Stabilirà infatti un principio fondamentale sui confini del blocco stipendi PA e chiarirà se la natura pubblica del datore di lavoro prevalga sulla natura privata del contratto applicato. Il verdetto avrà conseguenze significative per tutti i lavoratori in situazioni analoghe, definendo in modo più netto il perimetro delle normative di contenimento della spesa pubblica nel contesto di rapporti di lavoro sempre più diversificati.

Il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici si applica anche a chi è assunto da un ente pubblico con un contratto collettivo di diritto privato?
La Corte di Cassazione non ha ancora fornito una risposta definitiva. Ha riconosciuto che la legge non disciplina esplicitamente questo caso e, data l’importanza della questione, ha deciso di esaminarla in una pubblica udienza prima di emettere una sentenza.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte ha ritenuto che la questione fosse nuova e di particolare rilevanza giuridica. Poiché né la Cassazione né la Corte Costituzionale si sono mai pronunciate specificamente su questo punto, i giudici hanno optato per un rinvio a pubblica udienza per consentire un dibattito più approfondito e una decisione più ponderata.

Cosa significa che il caso è stato rinviato a “pubblica udienza”?
Significa che la decisione non sarà presa in camera di consiglio (una procedura più rapida), ma dopo una discussione formale e pubblica davanti al collegio giudicante, con la partecipazione delle parti e del Pubblico Ministero. Questa procedura è riservata ai casi che presentano questioni di diritto di particolare importanza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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