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Blocco contratti PA: valido per dipendenti privati?

Un gruppo di dipendenti comunali, il cui rapporto di lavoro è regolato da un contratto collettivo di diritto privato (CCNL Edili), ha richiesto il riconoscimento di aumenti retributivi. La Corte d’Appello ha respinto la richiesta, applicando il blocco contratti PA in vigore per il pubblico impiego, sostenendo la prevalenza della natura pubblica del datore di lavoro. I lavoratori hanno fatto ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, ritenendo la questione di particolare importanza e non ancora risolta in giurisprudenza, ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui rinvia il caso a una pubblica udienza per una decisione approfondita, senza quindi pronunciarsi sul merito della controversia.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Blocco Contratti PA: La Cassazione Chiarirà l’Applicabilità ai Dipendenti con CCNL Privato

L’annosa questione relativa al blocco contratti PA e alla sua estensione ai dipendenti di enti pubblici il cui rapporto di lavoro è regolato da un contratto collettivo di diritto privato (CCNL) è al centro di una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione. Con la decisione in esame, la Suprema Corte ha ritenuto la questione talmente rilevante da meritare un approfondimento in pubblica udienza, sospendendo di fatto un giudizio che vede contrapposti un gruppo di lavoratori e un importante ente comunale. Analizziamo i contorni di questa vicenda.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Aumenti Retributivi

La controversia nasce dal ricorso di alcuni dipendenti di un Comune, provenienti da un precedente bacino di lavoratori, il cui rapporto è disciplinato dal CCNL del settore edile, un contratto di natura privatistica. Questi lavoratori avevano chiesto il riconoscimento degli incrementi retributivi previsti dal rinnovo del loro CCNL nel 2014 e dal successivo Contratto Integrativo Provinciale, con decorrenza dal 1° agosto 2015.

In primo grado, il Tribunale aveva accolto le loro richieste, condannando l’ente a corrispondere gli aumenti. La situazione si è però ribaltata in secondo grado.

La Decisione della Corte d’Appello e il blocco contratti PA

La Corte d’Appello ha riformato la sentenza di primo grado, negando il diritto dei lavoratori agli incrementi. La motivazione principale si è fondata sull’applicabilità del cosiddetto blocco contratti PA, introdotto da normative come il d.l. n. 78/2010 e il d.l. n. 98/2011.

Secondo i giudici di secondo grado, la natura pubblica del datore di lavoro (il Comune) era l’elemento decisivo per garantire un’omogeneità di trattamento a tutti i suoi dipendenti. Pertanto, il congelamento economico e contrattuale previsto per il pubblico impiego doveva estendersi anche a quei lavoratori assoggettati a un CCNL di diritto privato, in quanto inseriti nel comparto della Pubblica Amministrazione. La Corte ha inoltre richiamato la sentenza n. 178/2015 della Corte Costituzionale, che aveva giustificato tali misure restrittive con una funzione solidaristica legata alla eccezionale situazione economica generale.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

I lavoratori hanno impugnato la decisione d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il loro ricorso su tre motivi principali:

1. Errata applicazione delle norme sul blocco contratti PA: I ricorrenti hanno sostenuto che la normativa sul congelamento retributivo riguardasse esclusivamente la contrattazione pubblica e non potesse essere estesa ai CCNL di diritto privato.
2. Acquiescenza del Comune: È stata evidenziata una presunta acquiescenza da parte dell’ente locale, che, dopo la sentenza di primo grado, avrebbe manifestato l’intenzione di procedere al riallineamento retributivo, comportamento ritenuto incompatibile con la volontà di appellare.
3. Nullità della sentenza per motivazione apparente: Si è lamentata l’illogicità della motivazione con cui la Corte d’Appello aveva compensato le spese legali.

L’Ordinanza della Cassazione e il Rinvio a Pubblica Udienza

La Corte di Cassazione, esaminando il caso, non è entrata nel merito dei singoli motivi ma si è concentrata sulla questione di fondo: l’applicabilità delle disposizioni sul blocco contratti PA a dipendenti pubblici il cui rapporto è regolato da un CCNL privato.

Le motivazioni

La Corte ha osservato che la normativa sul blocco menziona esplicitamente le procedure contrattuali dell’impiego pubblico, ma non fa riferimento ai contratti collettivi di diritto privato applicabili a rapporti di lavoro alle dipendenze di pubbliche amministrazioni. Inoltre, ha rilevato che né la giurisprudenza precedente della stessa Cassazione né le pronunce della Corte Costituzionale hanno mai affrontato direttamente e in modo risolutivo questo specifico quesito. Riconoscendo l’opportunità di un esame approfondito, data la rilevanza del principio di diritto da stabilire, la Suprema Corte ha disposto il rinvio della causa a nuovo ruolo per la fissazione di una pubblica udienza. Questa scelta procedurale è riservata ai casi che richiedono un’ampia e diretta interlocuzione tra le parti e il Pubblico Ministero per giungere a una decisione ponderata.

Le conclusioni

Con questa ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione non fornisce una risposta, ma prepara il terreno per una sentenza che avrà un impatto significativo. La futura decisione chiarirà se il perimetro del blocco contratti PA debba essere limitato ai soli rapporti di lavoro pubblico “puri” o se, in nome di un principio di omogeneità e solidarietà, possa attrarre anche i rapporti di natura privatistica inseriti nel contesto della Pubblica Amministrazione. L’esito finale influenzerà non solo la posizione dei lavoratori coinvolti, ma stabilirà un precedente cruciale per tutti i dipendenti di enti pubblici che operano sotto un regime contrattuale privato.

Qual è la questione legale principale che la Corte di Cassazione ha deciso di approfondire?
La questione principale è se il blocco della contrattazione e degli aumenti retributivi, previsto per il personale delle pubbliche amministrazioni (blocco contratti PA), si applichi anche ai dipendenti pubblici il cui rapporto di lavoro è disciplinato da un contratto collettivo di diritto privato (come il CCNL Edilizia).

Perché la Corte d’Appello aveva negato gli aumenti salariali ai lavoratori?
La Corte d’Appello ha negato gli aumenti ritenendo che la natura pubblica del datore di lavoro (il Comune) fosse il criterio decisivo per assicurare un trattamento omogeneo a tutti i dipendenti. Di conseguenza, ha considerato applicabile il congelamento economico previsto per il settore pubblico anche a questi lavoratori, nonostante il loro CCNL fosse di diritto privato.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso nel merito la controversia. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha disposto il rinvio della causa a una pubblica udienza. Ha preso questa decisione perché ha ritenuto la questione di diritto di particolare importanza e non ancora risolta dalla giurisprudenza, necessitando quindi di un esame più approfondito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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